Asta frequenze, Pileri (Csit): “Metà dei proventi torni alle Tlc”

L’appello al governo del presidente di Confindustria Servizi: “Risorse importanti soprattutto per gli operatori mobili”

Pubblicato il 08 Nov 2010

"Almeno metà delle risorse" che arriveranno
dall'asta per le frequenze del dividendo digitale esterno
"siano investite nel settore delle telecomunicazioni da cui
provengono": è la richiesta rivolta al governo dal presidente
di Confindustria Servizi innovativi e tecnologici, Stefano Pileri,
che rappresenta le imprese dell'Information technology e delle
tlc.

L'occasione per fare il punto sugli investimenti del settore è
la "Tavola rotonda con il Governo" organizzata oggi da
Business International, nel corso della quale Pileri ha ricordato
come oggi, dopo il passaggio alla tv digitale, si rendono
disponibili frequenze sulla banda degli 800, dei 1800 e dei 2600
megahertz: risorse importanti soprattutto per gli operatori della
telefonia mobile. Un'analoga iniziativa in Germania ha fruttato
qualcosa come 4,5 miliardi di euro e ora anche in Italia "il
Governo vuole procedere con questa gara", ha sottolineato il
presidente di Csit.

Anche questo tema sarà al centro di un incontro che Luca
Barbareschi, deputato di Futuro e Libertà, avrà a giorni, ha
detto, con il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.
L'importante è "non continuare a realizzare dei
'beauty contest' per le frequenze che finiscono per
premiare la famiglia Berlusconi", ha affermato sottolineando
che quello dell'innovazione tecnologica e della rete in banda
larga "è l'ultimo treno economico che può essere preso
anche al Sud per fare un balzo in avanti, altrimenti avremo un
blocco dei soliti noti".

Del resto il problema degli investimenti in Ricerca e Sviluppo non
riguarda solo le tlc ma più in generale l'industria italiana.
Usa e Germania investono il 2,7% del loro Pil in R&S, di cui ben il
2% proviene dall'Industria, e il resto è pubblico mentre in
Italia si investe solo l'1,1% del Pil in Ricerca e Sviluppo e
dall'industria proviene solo lo 0,6% a fronte delle risorse
restanti investite dallo Stato.

"L'Italia si è dimostrata finora in forte ritardo
rispetto agli altri paesi industrializzati negli investimenti in
R&S", ammette la presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini
e questo "pur condividendo gli obiettivi della nuova politica
Ue di Europa 2020 che ribadisce la centralità
dell'innovazione".

Dalla consapevolezza che "il sistema industriale italiano e
mondiale sta cambiando pelle" e quindi bisogna valorizzare
oltre che estetica e design "qualità, affidabilità,
sicurezza dei marchi del made in Italy" l'invito rivolto
da Todini a Governo, sistema imprenditoriale e sindacati:
"impegnarsi insieme a creare e consolidare – spiega Todini –
una nuova cultura da Sistema Paese perchè è sugli investimenti in
Ricerca che si gioca il nostro futuro".

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