IL DIBATTITO

Aste frequenze, l’Italia farà scuola in Europa? Ecco le posizioni in campo

Gli incassi miliardari della gara 5G accendono il dibattito sui modelli per l’assegnazione dello spettro radio. Dagli approcci più “dinamici” fino al beauty contest “alla giapponese”, è caccia al sistema in grado di garantire risorse senza “svenare” le telco: se ne è parlato al seminario della Telecom ParisTech

Pubblicato il 25 Ott 2018

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Frequenze 5G, il modello di asta italiana è destinato a essere replicato negli altri Paesi? Una possibilità che le telco scongiurano dato l’alto prezzo pagato nel nostro Paese. Il tema è stato al centro di un seminario che si è tenuto alla Telecom ParisTech di Parigi, riporta il sito specializzato Policy Tracker, alla presenza di accademici e operatori chiamati a dibattere sulle “Nuove strategie nell’assegnazione delle frequenze per il 5G”. La recente asta italiana, ha detto Francesco Nonno direttore degli affari regolatori Open Fiber, ha fatto sì che gli operatori – riporta il sito – abbiano sborsato alte cifre per poter continuare a offrire un servizio, ma a scapito della copertura. E ha invitato a riconsiderare i principi chiave delle aste.

Secondo Erik Bohlin, professore alla Chalmers University of Technology di Svezia, l’Europa è stata più lenta degli Stati Uniti a prevedere investimenti. Le cifre presentate sui capex per abitante negli Usa e in Europa – negli Usa il doppio di quello europeo – suggerirebbero la necessità di un ripensamento del policy making e di scenari regolatori diversi.

“La concorrenza consiste nel fornire il miglior servizio, non solo l’offerta economica – è la tesi di Gérard Pogorel, professore alla Telecom ParisTech -. Le tariffe dovrebbero essere una conseguenza. La gente si entusiasma per i milioni raccolti con le aste dello spettro radio come se fossero le World Series di Poker di Las Vegas. Tuttavia la percezione di quanto sta avvenendo sta cambiando”. E più autorità regolatorie stanno ponendo l’accento su un approccio dinamico alla questione. “Gli operatori che investono più risorse – ha detto – dovrebbero pagare tariffe più basse”.

Un esempio viene dalla Francia, scrive Policy Tracker, dove il governo ha sostituito l’anticipo di tarffe per il rinnovo delle licenze per le bande 800, 900 e 2600 Mhz con l’imposizione di garanzie di copertura. Pierre-Jean Benghozi del regolatore Arcep ha spiegato che questo modello è stato guidato dall’obiettivo di migliorare la copertura geografica e i nuovi bisogni di capacità. Inoltre, secondo Benghozi, gli obblighi in capo ai carrier sono giuridicamente vincolanti e controllabili. Un modello che potrebbe servire come base per le assegnazioni dello frequenze 5G.

Gli operatori mobili non sono le “mucche da mungere” che erano un tempo, ha detto Teodosio Perez Amaral dell’Università Complutense di Madrid. In un seminario simile organizzato nella capitale spagnola il mese scorso, i partecipanti hanno proposto una procedura di assegnazione divisa in due fasi: la prima vedrebbe in campo una classica asta, nella seconda i vincitori che si sono impegnati a determinati livelli di investimento vedrebbero ridursi le tariffe in base a un coefficiente prestabilito.

Ma secondo altri l’attuale modello di asta è efficace. “Non dovremmo abbandonare l’idea di usare le aste per le assegnazioni dello spettro”, ha detto Martin Cave, visiting professor presso la London School of Economics. Stando a un recente studio dell’Università inglese sull’impatto del design delle aste sui risultati, emerge che architetture più sofisticate possono aumentare i ricavi nella misura in cui vengono rimossi alcuni rischi per le aziende. Cap e obblighi di copertura si sono dimostrate chiavi di successo.

Del resto il Giappone, sostenitore di lunga data di beauty contest per lo spettro, sta facendo marcia indietro e prendendo in considerazione ilricorso all’asta, ha detto Kiyotaka Yuguchi della Sagami Women’s University. Una decisione sul tema è attesa a breve dal governo.

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