L'ANALISI

At&t e Verizon, nelle Tlc Usa è allarme duopolio

Il cartello tra i due maggiori player non incentiva ad abbassare i prezzi o investire in nuove tecnologie e infrastrutture. Con il risultato che i consumatori americani sono penalizzati rispetto a quelli di altri paesi

Pubblicato il 29 Nov 2012

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Per gli americani i giorni del monopolio telefonico della Ma Bell – spezzato dal dipartimento di Giustizia nel 1974 – possono sembrare lontani. Da allora la parola d’ordine – come in molti settori dell’economia americana – è concorrenza, garanzia di innovazione, servizi migliori e anche prezzi più bassi. La realtà sembra però essersi rivelata diversa dalla teoria, nota un commento pubblicato dal New York Times: nel mercato delle telecomunicazioni a stelle e strisce non si è prodotta vera competizione e gli americani devono fare i conti con servizi scadenti e prezzi troppo elevati.

Questa situazione si deve al fatto che al monopolio della storica Ma Bell si è sostituito un duopolio, saldamente detenuto dagli odierni “cloni” della Bell: At&t e Verizon, leader di due “cartelli” che inglobano le controllate. Così da un lato si impongono At&t-DirectTV, dall’altro si stagliano Verizon-Bright House-Cox-Comcast-TimeWarner; entrambi i colossi agiscono come quad-plays, poiché vendono non più solo servizi telefonici ma pacchetti tutto compreso che includono Internet, telefono e connessioni tv. I servizi land-based di At&t e Verizon operano per lo più in aree geografiche diverse e per questo ciascuno dei colossi domina sul suo territorio in regime di quasi monopolio.

Il risultato è innanzitutto uno scarso incentivo per le due telco ad abbassare i prezzi, migliorare il servizio o investire cifre significative in nuove tecnologie e infrastrutture. E i consumatori americani finiscono coll’avere meno rispetto ai consumatori di altri paesi.

Il New York Times porta alcuni esempi. In media, negli Stati Uniti, un pacchetto triple-play che lega Internet, telefono e tv costa 160 dollari al mese, tasse comprese. In Francia lo stesso pacchetto costa l’equivalente di 38 dollari, e i francesi possono anche effettuare telefonate internazionali verso 70 nazioni, guardare la tv estera, e godersi una connessione Internet 20 volte più veloce in upload e 10 volte più veloce in download. L’Internet americano era il più veloce agli inizi dell’era del world wide web, ma oggi è al 26mo posto; intanto però il prezzo dell’accesso a Internet negli Stati Uniti è il sesto più caro del mondo.

Altrettanto serio è il problema della copertura: in Francia, Corea del Sud e altri paesi sviluppati l’Internet super-veloce è disponibile più o meno ovunque (o lo sarà presto). Negli Stati Uniti, la fibra ottica di At&t deve ancora raggiungere le case e le piccole imperse, mentre Verizon ha detto che fermerà la sua posa di fibra ottica una volta raggiunte 18 milioni di abitazioni. Allo stato attuale sembra dunque che una vasta fetta di americani sia destinata a rimanere tagliata fuori dalle autostrade dell’informazione. Una vera minaccia economica per l’America, perché le industrie, le aziende e le professioni che necessitano di reti di ultra banda larga probabilmente si trasferiranno altrove.

Intanto esiste un problema immediato per i consumatori, perché entrambi i “cartelli” delle telecomunicazioni americane esercitano la loro pressione sul legislatore chiedendo sempre meno regole. Un atteggiamento light touch da parte del governo, sostengono, stimola la concorrenza e favorisce i consumatori. Ma, argomenta il New York Times, la deregulation si è spesso tradotta in nuove regole scritte dalle grandi aziende per le grandi aziende che hanno soffocato la concorrenza e non si sono affatto curate delle esigenze dei consumatori.

Pochi sanno, ad esempio, che dal 1913 la legge dà diritto a ogni indirizzo negli Stati Uniti di usufruire di un servizio telefonico. Le due grandi telco però hanno sostenuto che nel mercato competitivo odierno questo non può più essere un diritto sancito dalla legge e lo hanno già fatto eliminare il sei stati (Alabama, California, Florida, North Carolina, Texas, Wisconsin). L’idea è portare gli americani ad usare solo o prevalentemente la telefonia mobile; tuttavia, come sappiamo, questa non funziona ovunque.

Altre regole proposte dalle due “eredi” della Ma Bell rappresentano un rischio per gli utenti: At&t per esempio starebbe considerando la disattivazione della sua rete in rame, che però è l’unica che ancora oggi garantisce le comunicazioni in casi di emergenza (pensiamo al recente uragano Sandy), visto che usa una fornitura separata e molto più ridotta di elettricità.

Sono comportamenti che vanno contro l’interesse del consumatore verso i quali l’unico rimedio è riportare vera concorrenza nell’industria delle telecomunicazioni americana. La Federal Communications Commission, il dipartimento di Giustizia e il Parlamento dicono che è questo il loro obiettivo, ma non hanno ancora proposto nuove regole capaci di stimolare la concorrenza tra le aziende telecom. Eppure le autostrade dell’informazione – in America come in ogni paese – sono fondamentali per la crescita economica così come le strade di asfalto; sarebbe un errore, conclude il New York Times, lasciare il futuro nelle mani di due “cartelli”.

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