Audiovisivo, ipotesi “tassa” sugli Ott per riequilibrare il settore

Nell’indagine conoscitiva Agcom le indicazioni per superare le criticità del mercato italiano: prelievo di scopo sui ricavi da servizi per superare le asimmetrie con i broadcaster. “Necessario individuare un quadro armonizzato volto a ristabilire il level playing field tra i soggetti che forniscono contenuti”

Pubblicato il 26 Feb 2016

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Serve un bilanciamento nel settore produzione audiovisiva. E’ quanto emerge dall’indagine conoscitiva sul settore della produzione audiovisiva, approvata dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, relatore il commissario Antonio Martusciello.

La produzione audiovisiva italiana è contraddistinta dalla presenza di numerosi operatori con dimensioni economiche e finanziarie estremamente diversificate – si legge nell’indagine – Il settore è altamente concentrato con una quota significativa del fatturato di poche grandi imprese dotate di riconosciuta professionalità anche a livello internazionale. Le imprese di piccole dimensioni assorbono una quota significativa dell’occupazione ed esprimono opere di qualità elevata. E’ quanto emerge

In questo contesto il quadro normativo – sottolinea Agcom – è variegato e complesso, caratterizzato da una pluralità di interventi di rango primario e secondario con una sedimentazione di obblighi disomogenei. La questione dell’adeguatezza del quadro normativo e regolamentare è ancor più rilevante – spiega l’Autorità – alla luce delle risposte ai programmi di riforma avviati a livello europeo (revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi e della direttiva in materia di contenuti digitali e tutela del diritto d’autore) e nazionale (disegno di legge di iniziativa del Governo in materia di cinema, audiovisivo e spettacolo dal vivo).

Dall’indagine emergono le seguenti criticità e possibili direzioni di marcia:
1) La frammentazione del mercato delle imprese di produzione, per cui si ravvisa la necessità di un consolidamento, anche al fine di rafforzarne la competitività internazionale;
2) L’attuale sistema di obblighi di investimento, per cui si ritiene necessario individuare un giusto bilanciamento degli interessi attraverso una maggiore semplificazione e flessibilità;
3) L’articolato e complesso sistema di sotto-quote, che richiede una semplificazione del quadro normativo e regolamentare;
4) L’opportunità di intervenire sulla nozione di produttore indipendente e sul sistema di negoziazione e gestione dei diritti di sfruttamento delle opere prodotte;
5) Il superamento delle criticità nel rapporto tra soggetti tradizionali (fornitori di servizi di media audiovisivi e produttori) e gli “over-the-top”, con l’obiettivo di ridurre lo squilibrio competitivo che avvantaggia questi nuovi soggetti del mercato digitale.

Per l’Agcom appare quindi “necessario individuare un quadro armonizzato volto a ristabilire il level playing field tra i soggetti che attualmente forniscono contenuti audiovisivi”.

“Ciò è in linea – suggerisce l’Autorità – con le soluzioni già adottate in alcuni Paesi membri, che prevedono l’imposizione di un prelievo di scopo sui ricavi generati da servizi ancorché i soggetti che li fruiscono siano stabiliti al di fuori del territorio nazionale”.

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