“Finalmente lo sviluppo delle reti diventa centrale nelle politiche di governo: gli operatori Tlc potranno contare su un contesto politico-istituzionale concretamente favorevole ai loro sforzi, destinati a generare un rilevante ciclo d’investimenti, con ricadute decisive per la crescita e la competitività del Paese. Ma a questo punto il Governo si deve adoperare a rimuovere tutti gli ostacoli di natura normativa che ancora si frappongono alle opere di infrastrutturazione”. Cesare Avenia, presidente di Asstel, analizza le mosse del governo in tema di digitale.
I risultati del rapporto Caio vi hanno convinto, dunque?
Lo studio ha evidenziato la qualità dei piani di investimento messi in campo dagli operatori, giudicandoli credibili e adeguati da qui al 2017.
Però rileva anche che non ci sono impegni fino al 2020: la Ue chiede 100 mega a tutti .
È vero non ci sono progetti per quell’orizzonte temporale. Ma non dimentichiamo che le aziende traguardano gli obiettivi a tre, massimo quattro, anni. Quindi il nostro target ci impegna fino al 2017. Siamo sulla buona strada e Caio lo ha messo nero su bianco. Ma, oltre alle evidenze numeriche, c’è un dato politico ancora più importante.
Che sarebbe?
Il governo mette la faccia nell’attuazione dell’Agenda digitale e accentra le decisioni a Palazzo Chigi. Si supera quella frammentazione di poteri e competenze fra più ministeri che hanno in qualche modo frenato lo sviluppo del digitale nel nostro Paese.
Ora chiedete al governo interventi concreti per proseguire sulla strada degli investimenti. Quali sono questi interventi?
È cruciale, per la messa in opera delle reti in fibra ottica, che vengano apportate le modifiche al “Regolamento scavi” per consentire il corretto utilizzo delle minitrincee. Nelle regole approvate lo scorso settembre ci sono alcune norme sui materiali e sui ripristini del manto stradale che non vanno bene. Mi spiego: se si utilizzano le minitrincee devono essere normate tecniche che permettono lo scavo, la posa della fibra e il ripristino in un unico passaggio, sfruttando materiali innovativi “incomprimibili”.
Perché è così importante questa modifica?
Perché gli operatori andrebbero a risparmiare il 30% dei costi di scavo. E proprio i costi di scavo rappresentano una voce importante nella definizione dei piani di investimento. C’è il rischio concreto che, se queste voci di spesa continuano ad aumentare, tra tre anni le aziende si vedano costrette a stoppare i progetti sulle reti. C’è poi da affrontare tutto il tema delle emissioni elettromagnetiche
In che modo?
Gli operatori si aspettano che al più presto vengano emesse le linee guida per l’attuazione dei nuovi metodi di rilevazione, attese da oltre un anno, necessarie per superare la frammentazione e la farraginosità delle procedure di autorizzazione per l’istallazione di stazioni radio base per reti di comunicazione mobili Gsm/Umts e Lte. Oggi le modalità di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche sono diverse da Regione a Regione. Da quelle rilevazioni dipende l’installazione di un’antenna in più o in meno sul territorio con effetti sulle lungaggini burocratici e, ancora una volta, sui costi che gli operatori devono affrontare.
Il governo vuole un monitoraggio dell’attuazione dei piani di investimento delle telco. Chi se ne dovrebbe occupare a suo avviso?
Il dato essenziale è che la Presidenza del Consiglio abbia avocato a sé questo compito. Una scelta che viene evidenziata anche nello statuto dell’Agid dove il comitato di indirizzo è presieduto da un componente della Presidenza. Ripeto la novità politica sta nel fatto di avere, finalmente, accentrato la governance dell’Agenda digitale a Palazzo Chigi. Il resto è secondario.
Il premier ha brandito l’arma dello scorporo, come extrema ratio, nel caso in cui gli operatori non proseguano gli investimenti. Come giudica questa affermazione?
Non entro nel merito della questione. Dico però che si tratta di decisione che vanno prese in seno all’azienda. Quello che dovrebbe fare il governo, nel caso in cui emergesse un disallineamento tra i progetti e gli obiettivi europei, è verificare lo stato di attuazione dell’Agenda digitale che rappresenta un traino per tutto il resto.
Il governo punta a sfruttare le risorse Ue, poco valorizzate, nelle aree a fallimento di mercato. Ci sono modalità efficaci?
Serve una regia unica che gestisca i fondi e poi bandi di gara aperti e trasparenti nei quali siano individuate le aree. In questo contesto sarebbero utili clausole di claw-back: se l’investimento messo in campo dagli operatori in quelle zone diventa remunerativo prima dei tempi previsti, si può resitituire quanto ricevuto dal pubblico. In caso contrario vorrà dire che quei fondi sono serviti ad iniziare un percorso, terminato il quale, quella zona potrà diventare più appetibile per il mercato.
Avenia: “Sciogliere i nodi scavi ed elettrosmog per rilanciare l’Agenda”
Il presidente di Asstel: “Bisogna modificare il Regolamento sulle minitrincee e allineare i metodi di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche”. Fondi Ue: “Regia unica, bandi trasparenti e claw-back per sfuttarli al meglio”
Pubblicato il 17 Feb 2014
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