Valutare l’ingresso della Cassa depositi e prestiti direttamente nel capitale di Telecom Italia, e non nella società della rete scorporata dal gruppo come si prospetta da mesi. Lo chiede la Cgil al Governo in vista del riassetto di Telecom Italia che allarma sindacati e lavoratori. “Siamo molto preoccupati – afferma in un’intervista a Radiocor Michele Azzola, segretario nazionale della Slc Cgil – per l’assenza di una linea di politica industriale sulle tlc. Non credo che l’Italia possa permettersi di perdere un operatore di telecomunicazioni come Telecom”. Sul futuro dell’azienda girano molte voci: “La possibilità di una fusione con Telefonica (azionista di Telco che controlla il 22,4% di Telecom Italia, ndr) – prosegue il sindacalista – lascerebbe morti e feriti sul campo, in termini di occupazione, cosi’ come l’acquisizione da parte di AT&t”. Nell’eventualità poi che Telecom fosse comprata da Vodafone “ci sarebbero dei problemi Antitrust e si dovrebbe procedere a uno spezzatino dell’azienda, prospettiva che mi preoccupa moltissimo”.
Perplessità della Slc Cgil anche sulle indiscrezioni riguardo a un possibile aumento di capitale riservato a un nuovo socio: “Faccio fatica a capire – afferma Azzola – come un’eventualita’ del genere possa essere accettata da Telefonica”.
In questo scenario secondo Azzola è auspicabile che “il possibile intervento di Cassa depositi e prestiti nella costituenda società delle reti scorporata da Telecom avvenga direttamente nell’azionariato del gruppo”. Quanto alla politica di investimenti di Cdp, il presidente Franco Bassanini ha più volte ribadito che la mission della Cassa è quella di scegliere progetti che abbiano una redditività sicura nel tempo. E secondo Azzola, Telecom è un’azienda che rientra in questo tipo di investimenti poichè “ha molte competenze al suo interno e molte potenzialità. E’ un gruppo che può essere rilanciato”. In più sullo scorporo, in assenza di un quadro chiaro di regole, “Telecom non andrà avanti, poichè l’operazione si farà solo a patto che il gruppo abbia meno vincoli regolamentari”.
In conclusione l’obiettivo da non perdere di vista è quello di far tornare Telecom a investire, soprattutto nelle reti di nuova generazione: “Se non investe – spiega il sindacalista – è destinata a morire. Quando era azienda di Stato, e non rimpiango le aziende di Stato, Telecom era il quinto operatore mondiale e si studiava gia’ negli anni ’90 il progetto Socrate” per fornire l’Italia di una rete cablata in banda larga. Ora gli occhi del sindacato sono puntati sul cda di Telecom del 19 settembre e sulle prossimo mosse dei soci Telco: “Poi valuteremo”, conclude Azzola.