La Commissione europea ha pubblicato oggi le linee guida per aiutare i governi dell’Unione a usare al meglio i fondi pubblici per gli investimenti nel broadband. Si tratta, spiega una nota della Commissione, di un manuale utile per qualunque autorità pubblica dell’Ue che stia investendo nella banda larga o che stia valutando progetti di co-finanziamento con i fondi strutturali e di investimento europei Esif.
“La banda larga è un moltiplicatore della crescita economica”, sottolinea il vice presidente della Commissione Neelie Kroes, responsabile della Digital Agenda. “Questa guida aiuta in particolare le autorità local e rurali a usare in modo efficace i fondi pubblici per implementare la banda larga affinché i cittadini possano godere di più capillare e veloce connettività ovunque”.
“Grazie alle nostre regole sugli aiuti pubblici, il denaro dei contribuenti viene indirizzato dove ce n’è più bisogno, aiutando le autorità pubbliche a trovare il giusto mix tra investimenti pubblici e privati”, aggiunge il vice presidente della Commissione Joaquín Almunia, responsabile delle politiche sulla concorrenza. “Queste regole assicurano anche che la concorrenza sia preservata in un settore vitale per l’economia dell’Ue”.
Non sempre le autorità pubbliche sono a conoscenza dei vari strumenti a disposizione quando investono in banda larga. La Commissione osserva per esempio che il finanziamento pubblico per il broadband può assumere la forma di finanziamenti diretti, agevolazioni fiscali, prestiti o altre modalità. Quando una rete viene creata col denaro pubblico, ovvero dei contribuenti, sottolinea ancora la Commissione, è giusto che i consumatori beneficino di una rete veramente aperta dove viene garantita la libera concorrenza.
La guida pubblicata oggi si fonda sulle State Aid Broadband Guidelines della Commissione aggiornate a dicembre 2012. Il manuale spiega come disegnare un progetto valido e chi contattare sia a livello regionale che Ue per ottenere consulenza e finanziamenti. Il documento descrive anche i requisiti minimi necessari perché l’aiuto di Stato sia approvato. Ancora, la guida suggerisce come scegliere la tecnologia appropriata per l’implementazione della banda larga e il business model più valido nel singolo caso.
Per esempio, si può optare per un modello “Bottom-up (o local community)”, fondato su un gruppo di utenti finali di una specifica area che si organizza in una cooperativa o associazione simile che condivide la proprietà della rete e si incarica di vigilare sul contratto per la costruzione e gestione della rete locale. Un esempio è già attivo nei Paesi Bassi, dove è stata creata con questo modello una rete in fibra che serve 7.500 abitazioni. Sul versante opposto, nel modello “Public design, build and operate” la rete è di proprietà pubblica e gestita dal pubblico, senza alcun intervento o aiuto dal settore privato. In questo caso un ente pubblico potrebbe essere il gestore dell’intera rete, oppure del solo strato wholesale (mentre operatori privati offrono i servizi retail). Un esempio è già avviato in Lituania, grazie a un progetto creato per migliorare l’accesso alla banda larga nelle aree rurali ed abbattere il digital divide, contribuendo alla crescita economica e alla competitività del settore agricolo.