EUROPA

Banda larga, Pittella: “Con il piano Juncker sblocco per la crescita”

Il presidente dell’Eurogruppo socialista e democratico plaude alla decisione del governo italiano di iniettare 8 miliardi: “In Europa soffia un vento nuovo”. Focus su reti ultraveloci e Pmi

Pubblicato il 19 Mar 2015

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Grazie al Piano Juncker il vento è cambiato a Bruxelles. E la decisione del governo italiano di iniettare 8 miliardi di euro nel Fondo europeo di investimenti segna una svolta per il Piano stesso. Lo scrive il presidente dell’Eurogruppo socialista e democratico Gianni Pittella in un editoriale sul Sole 24 Ore.

“Il piano Juncker – aggiunge Pittella – prende corpo e con esso le speranze che dall’Europa arrivi finalmente un forte impegno su crescita e investimenti capace di invertire la tendenza dopo anni di cieca austerita'”. Il dirigente progressista sottolinea che questo sbocco non era per nulla “scontato”. “Non è stato facile arrivare dove siamo oggi. Il braccio di ferro tra Commissione, governi nazionali e Parlamento europeo ha raggiunto livelli di tensione visti di rado dalle parti di Bruxelles. L’obiettivo era chiaro e il gruppo S&D ha da subito indicato nel lancio di un consistente piano di investimenti la condizione decisiva per il sostegno alla Commissione Juncker. La nostra memoria è spesso corta. Ma dovremmo sforzarci di ricordare da dove siamo partiti. Fino a qualche mese fa – scrive Pittella – con Barroso, si parlava solo di stabilità. La crescita era scomparsa dal vocabolario europeo e con essa ogni ipotesi di interpretazione ‘intelligente’ della flessibilità. Ora il vento è cambiato a Bruxelles, grazie anche al lavoro negoziale portato avanti dal nostro gruppo e della presidenza italiana. Una vittoria per tutta l’Europa contro i sacerdoti della dottrina dell’austerita’ intransigente”.

Pittella osserva che “di fronte ai rischi di deflazione e stagnazione, con i movimenti euroscettici, xenofobi e populisti ovunque in crescita in Europa e di fronte ad una crisi sociale e economica lacerante, nessuno puo’ permettersi il lusso di mancare questa occasione. Se vogliamo investire sul futuro dell’Europa c’è bisogno dello sforzo di tutti. La partita – conclude – è iniziata. E non ci saranno tempi supplementari”.

Tra le proposte italiane per il Piano Juncker spiccano gli investimenti per le piccole e medie imprese e per la digitalizzazione (82,2 miliardi di euro totali, di cui 39,5 investiti tra il 2015 e il 2017). La banda ultralarga e il raggiungimento degli standard europei saranno in prima linea nei programmi di digital economy. Quasi 73 miliardi di euro saranno investiti in totale per finanziare piani dedicati alle infrastrutture di trasporto, mentre all’energia l’Italia dedicherà 26,6 miliardi, di cui 13,9 tra il 2015 e 2017. Per l’Europa, invece, il settore energetico sarà il più importante e riceverà finanziamenti totali per 456,6 miliardi di euro, seguito dai trasporti (434,2 miliardi).

Pilastro del piano Juncker è il Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) che diventerà operativo a breve mentre verrà costituita una riserva di progetti sviluppata progressivamente. Gli obiettivi per il 2016 saranno la verifica dei progressi compiuti e la revisione intermedia del piano finanziario. Lo scopo principale del Fondo sarà l’aiuto alle piccole e medie imprese e ai settori chiave di rilevanza europea: energia, trasporti, banda larga, istruzione, ricerca e innovazione.

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