CRISI ITALTEL

Banda larga, pressing del Pd sul Governo: “Avviare subito i cantieri”

Crisi Italtel, interpellanza dei deputati Peluffo e Gentiloni ai ministri Fornero e Passera: “L’attuazione del piano nazionale una misura urgente per dare ossigeno alle aziende del settore Tlc”

Pubblicato il 07 Mar 2012

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Un’interpellanza urgente ai ministri del Lavoro, Elsa Fornero, e dello Sviluppo economico, Corrado Passera, per sollecitare l’avvio dei cantieri per la banda larga è stata presentata alla Camera dai deputati del Partito democratico Vinicio Peluffo e Paolo Gentiloni, assieme ai colleghi di partito lombardi.

"L’attuazione del piano nazionale per la banda larga – spiega Peluffo, primo firmatario dell’interpellanza – è una misura vitale per dare ossigeno alle aziende del settore delle telecomunicazioni, oggi provate più che mai dalla crisi economica, come l’ex controllata dallo Stato, Italtel, da sempre considerata la leader delle società italiane che operano nel campo. L’azienda, che progetta e installa soluzioni per reti integrate e servizi di nuova generazione basati sul protocollo di rete su cui si basa internet, ha tra i suoi clienti 40 dei maggiori operatori di service provider e opera in 25 paesi di tutto il mondo. Ma dal 2009 per la crisi del mercato dell’information technology ha perso progressivamente commesse per decine di milioni di euro e registrato un esubero di oltre 600 dipendenti".

E questo nonostante "nell’aprile del 2009 – ripercorre Peluffo le tappe della crisi aziendale – fosse stato aperto presso il ministero dello Sviluppo economico un tavolo di confronto tra azienda e parti sociali al quale venne illustrato ‘un piano industriale che, pur prevedendo centinaia di esuberi, sembrava in grado di garantire stabilità all’azienda attraverso una diversificazione delle aree di business e l’obiettivo di inserirsi nel campo della consulenza tecnologica di altissimo livello’. Inoltre il 30 giugno dell’anno successivo il viceministro allo Sviluppo economico pro tempore, Paolo Romani, rispondendo a una mia precedente interrogazione, indicò chiaramente tra i punti per il rilancio del settore delle telecomunicazioni ‘l’attuazione del piano nazionale per la banda larga, oltre a finanziamenti sotto forma di contratti di programma per attività industriali e sostegno alla ricerca’. Purtroppo da allora – conclude Peluffo – non s’è mossa foglia o quasi. Tanto che lo scorso autunno l’Italtel ha dichiarato altri 500 esuberi, cioè un terzo della forza lavoro, di cui 200 subito e 300 nel 2012.
E se non bastasse le ultime notizie di stampa accreditano ipotesi di riassetto azionario che potrebbero aprire scenari preoccupanti, con la cessione della quota da parte di Telecom Italia".

Per questo Peluffo sollecita il governo a "dare avvio in tempi rapidi ai cantieri per la banda larga" e in generale chiede "quali risorse intenda impegnare affinché venga rilanciato il settore delle telecomunicazioni, così strategico per la crescita dell’intero Paese".

Lo scorso 15 dicembre, Italtel e sindacati hanno sottoscritto un’ipotesi di accordo sul piano di riorganizzazione della società che rinnova quello firmato lo scorso gennaio. “Un’intesa difficile, sofferta, che testimonia la pesante crisi dell’azienda – spiegava al Corriere delle Comunicazioni Sergio Bellavita, segretario nazionale Fiom/Cgil responsabile per la Information and communication technology – pur registrando positivamente la conferma di un largo utilizzo dei contratti di solidarietà, l’aumento dell’integrazione salariale per i lavoratori posti in Cigs e la conquista della rotazione per gli stessi”.

“Nel dettaglio – proseguiva Bellavita – i contratti di solidarietà verranno estesi ad altri 270 addetti, portando a quota 1070 i lavoratori sottoposti a questa modalità (finora erano 800, ndr), praticamente la più estesa platea possibile rispetto alle necessità organizzative dell’azienda". Ci sarà inoltre una riduzione oraria maggiore: si passa dall’attuale 10% al 27%-28%.

Per quanto riguarda la Cigs “che ora coinvolge un bacino di 200 addetti – puntualizza il sindacalista – avverrà a rotazione, assicurando tre mesi di lavoro su 12”.
“Si tratta – conclude Bellavia – di un’intesa che, dopo quella del 5 gennaio 2011, ha tentato di dare la più equa distribuzione possibile tra i lavoratori dei nuovi e molto più pesanti interventi di ammortizzazione sociale”. La parola passa adesso alle lavoratrici e ai lavoratori per il referendum sull’ipotesi di accordo che si dovrebbe tenere la prossima settimana.

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