Cresce il malcontento nel Parlamento europeo per il bilancio 2014-2020 dell’Ue, approvato dai leader dei 27 Paesi comunitari, dopo una difficilissima trattativa che, per la prima volta, ha portato ad una contrazione dei fondi, soprattutto sul versante della banda larga: sui 9 miliardi assegnati dalla proposta originaria della Commissione a broadband e servizi digitali, il Consiglio Ue ha deciso di liquidarne ben 8.
Si rischia quindi una grave rottura istituzionale, dal momento che l’ultima parola sul bilancio dei prossimi sette anni spetta proprio all’Assemblea di Strasburgo. Diversi schieramenti parlamentari criticano i tagli al Cef (Connecting Europe Facility) che globalmente viene ridotto da 50 a 29 miliardi.
Secondo Gianni Pittella, eurodeputato del Pd e vicepresidente dell’assemblea di Strasburgo, l’ipotesi di una bocciatura da parte di Stasburgo “è concreta dato che il Parlamento ha un ruolo di co-decisione sulla materia”. “Siamo all’assurdo – evidenzia Pittella – Da una parte si dice che vogliamo un’Europa che punti al mercato interno, che valorizzi Internet ultra-veloce e dall’altra si fanno praticamente sparire le risorse dedicate alla banda larga”.
Anche Giovanni La Via, capo della delegazione italiana del Ppe a Bruxelles critica l’accordo. “I tagli radicali non servono ad uscire dalla crisi. Come più volte indicato dal Parlamento europeo – spiega La Via – la linea da seguire per uscire dalla crisi è l’aumento delle risorse destinate al bilancio europeo per far fronte alle nuove sfide politiche ed economiche. E in questo contesto la banda larga gioca un ruolo fondamentale”.
Il Parlamento europeo chiede la possibilità di ridefinire i capitoli del bilancio prima della scadenza settennale, a maggioranza qualificata, così da potere adeguare l’esercizio finanziario alle contingenze economiche, non dovendo sottostare alla rigidità di un voto unanime, così come è avvenuto finora.
Il Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes commentando l’accordo si è detta “delusa che gli Stati membri abbiano deciso di destinare al piano Connecting Europe Facility solo 1 miliardo rispetto ai 9,2 miliardi proposti dalla Commissione”.
“Mi dispiace perchè la banda larga rappresenta le rotaie su cui correranno tutti i servizi digitali del futuro ed è fondamentale per la realizzazione del mercato unico digitale”. Kroes però non si dà per vinta. “Siamo stati tutti d’accordo sugli obiettivi relativi alla banda larga per il 2020 – puntualizza il commissario – Tali obiettivi sono adesso più difficili da raggiungere ma dobbiamo restare concentrati: continuerò a combattere e sosterrò le innovazioni che aiuteranno la diffusione della banda larga nelle aree svantaggiate: il piano Cef era uno strumento importante per raggiungere gli obiettivi, ma non l’unico”.
“Il budget può essere ancora catalizzatore di crescita e occupazione, come dimostra chiaramente anche l’aumento degli investimenti nella ricerca e l’innovazione nell’ambito del piano Horizon 2020 – sottolinea Kroes – Gli Stati membri hanno preso in carico la responsabilità di investire con risorse proprie o con i fondi srutturali europei, nelle aree a fallimento di mercato. Nelle altre zone devono aiutarci a rendere il mercato più integrato, coerente ed efficiente, con un migliore equilibrio tra rischio-rendimento”.
Infine il commissario si impegna a lavorare in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti per garantire la sua partecipazione attiva nei progetti per la banda larga, cercando di sfruttare al meglio il recente aumento di capitale della Bei di 10 miliardi di euro.
In campo contro il bilancio europeo anche le associazioni di categoria. “Etno è delusa dai tagli di bilancio che riguardano iniziative lungimiranti, come Cef, e in particolar modo dalla riduzione del fondo dedicato alle reti Nga, che hanno un ruolo strategico per portare l’Europa fuori dalla crisi”, commenta Luigi Gambardella, presidente di Etno.
“Data l’importanza delle reti di banda larga ad alta velocità e l’effetto potenziale di leva sugli investimenti del Cef, il bilancio è un’occasione mancata per la ripresa economica dell’Europa – evidenzia Gambardella – Gli investimenti in reti fisse in Europa nel 2011 sono stati pari a 24,8 miliardi di euro, con i membri Etno che hanno messo in campo il 67% di queste spese. L’industria sta trovando sempre più difficoltà a sostenere il livello di investimenti adeguato a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale. “
“Data la riduzione di budget – conclude il numero uno di Etno – è ora più importante che mai per creare un ambiente politico favorevole agli investimenti privati e lavorare insieme per realizzare gli obiettivi che il commissario Neelie Kroes ha definito nei suoi dieci punti sulla banda larga”.
Cristiano Radaelli, presidente Anitec, considera l’accordo “un brutto colpo per la realizzazione dell’agenda digitale europea”. “Le risorse per le infrastrutture digitali del progetto Connecting Europe Facility – aggiunge Radaelli – vengono così pressoché annientati, nonostante la strenua difesa fino all’ultimo del Commissario europeo Neelie Kroes. Ciò mette seriamente in discussione le politiche di rilancio economico dell’intera Unione, tenuto conto che solo in Italia negli ultimi 15 anni l’economia digitale ha creato circa 700.000 posti di lavoro e ha contribuito al 2% del Pil”. Il taglio potrebbe avere conseguenze in particolare rispetto alla possibilità di far accedere gli abitanti delle zone rurali e i piccoli centri ai servizi forniti tramite le connessioni a larga banda, con effetti negativi sullo sviluppo economico di queste zone,.
“Concordiamo col Commissario Kroes – conclude Radaelli – quando sostiene che non ci può essere alcun supporto per la banda larga, con solo 1 miliardo di euro sul piatto. La cifra stanziata basterà appena per la realizzazione di alcuni servizi digitali. Comunque non demordiamo e continuiamo a lottare per questo grande obiettivo. Chiediamo in questo anche a tutte le forze politiche italiane di sostenerci”.