La domanda c’è. Anzi, sta crescendo a un ritmo maggiore rispetto alle previsioni. Gli operatori di Tlc stanno spingendo l’acceleratore sugli investimenti nelle nuove reti. Ma per il reale sviluppo della banda larga in Italia c’è bisogno di fare sistema e serve certezza normativa. È quanto emerso in occasione del Forum Idee per la crescita promosso dall’università Bocconi e dall’EiEF e ospitato presso Agcom, che ha visto riuniti intorno allo stesso tavolo i principali rappresentati delle telco italiane e i rappresentanti di governo e autorità.
Unanime il “coro” delle telco, che sembrano voler sotterrare l’ascia della guerra, in particolare quella dei prezzi perpetrata per almeno un decennio, e andare avanti con una “vision” di sistema che porti benefici per tutti: al Paese in primis, ma anche agli stessi operatori. “La domanda di banda larga sta ottenendo uno sviluppo più interessante di quanto si poteva immaginare un anno fa”, sottolinea il numero uno di Telecom Italia Marco Patuano, puntualizzando dati alla mano che in 9 mesi l’azienda ha coperto 17.500 armadi e 1.160.000 unità immobiliari in modalità Fttc (fiber to the cabinet). “Ma ora dobbiamo fare uno sforzo in più, uno sforzo di sistema”, dice l’Ad invitando operatori e autorità “ad un rapporto più maturo e meno litigioso”.
Il presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani, accende i riflettori sulla necessità di “certezza normativa e tempestiva implementazione delle regole”, affinché si coniughi “in modo equilibrato il binomio concorrenza ed investimenti”. E a tal proposito Guindani suggerisce di “replicare nel mercato della rete fissa il modello virtuoso che caratterizza il mobile”. Il presidente di Vodafone evidenzia inoltre che “la realizzazione di reti performanti è necessaria per abilitare l’alfabetizzazione digitale degli italiani, di spingere la maggiore diffusione dei servizi on-line e dei servizi di e-government per tutti”. L’azienda sta facendo la sua parte con un maxi piano di investimenti da 3,6 miliardi in due anni per lo sviluppo di reti in fibra ottica e 4G, ricorda il presidente.
“Nell’ultimo anno c’è stato uno sforzo notevole degli operatori a investire in reti di nuova generazione, grazie alla concorrenza in infrastrutture”, sottolinea Alberto Calcagno, Ad di Fastweb. “Abbiamo collegato circa 90mila clienti con i nuovi servizi in fibra ottica. Ciononostante gli indicatori di sviluppo del digitale in Italia sono bassi, non solo nelle infrastrutture ma anche nell’adozione dei servizi digitali da parte dei cittadini. Anche il Governo deve lavorare su questo aspetto al fine di aiutare a superare il gap con l’Europa”.
Intervenendo al convegno il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella sottolinea la necessità di “mettere insieme gli investimenti del privato, le politiche di sostegno pubblico e il ruolo del regolatore. In quest’ottica è essenziale venga realizzata l’equivalence of input: le regole saranno fissate dall’Autorità e monitorate dall’Antitrust. Se c’è un livello di gioco regolato è possibile attrarre investimenti in un settore cruciale per la crescita economica”.
“E’ in arrivo “un intervento importante per la banda larga e ultralarga”, ha annunciato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli. “Su questo terreno è in corso il confronto con il ministro Graziano Delrio”, ha detto il sottosegretario sottolineando che le risorse saranno reperite nell’ambito del Fondo sviluppo e coesione a cui si aggiungeranno i Fondi europei e quelli rurali per il settore. “Puntiamo ad aumentare al massimo le risorse pubbliche”, ha detto Giacomelli aggiungendo che “è giunto il momento di fare sistema, di fare squadra per non mandare deserte le attese che si sono create nel Paese”. “Siamo disponibili, tutto quello che occorre definiamolo insieme”, ha detto rivolgendosi alle telco e alle autorità (Agcom e Antitrust). “Capisco le richieste degli operatori: l’intenzione di fare sistema c’è e le baruffe di casa nostra degli ultimi anni nel mondo globale non hanno alcun significato, anzi rischiamo di esserne travolti”.
Biosgna però anche agire sull’alfabetizzazione informatica degli italiani: “Sfatiamo il mito che l’alto tasso di analfabetismo digitale in Italia è dovuto all’elevata percentuale di anziani – sottolinea il presidente di Agcom Angelo Marcello Cardani -. Come si evince dai dati, il gap italiano è trasversale su tutte le fasce di età. Ci sono 15 milioni di italiani che non hanno mai usato Internet, di cui 6 milioni nella fascia di età 25-54 anni. Appare evidente che, attraverso opportune azioni di alfabetizzazione digitale ed il conseguente allargamento della base dei potenziali utenti Internet, la penetrazione di servizi a banda larga otterrebbe una notevole spinta propulsiva”.
Alcune delle possibili azioni da intraprendere sono già contenute nella segnalazione al Governo che Agcom fece nel gennaio 2012, evidenzia il presidente di Agcom e sono le seguenti: Inserire sia nel contratto di servizio pubblico tra Governo e Rai, sia nei contratti di concessione dei diritti d’uso per le frequenze, l’obbligo per i concessionari di prevedere una programmazione di contenuti (spot e servizi curati dal Ministero dello sviluppo economico) volti a illustrare il valore economico e sociale dei servizi digitali; aumentare le ore di insegnamento di materie connesse con l’informatica nelle scuole di ogni ordine e grado; investire sulla formazione dei docenti alla didattica multimediale; valorizzare esperienze di assistenza e insegnamento alla fruizione dei servizi digitali per le generazioni più anziane (volontariato, progetti specifici a livello locale ecc.).