L'opposizione non ci sta allo slittamento dei fondi per la
banda larga. Numerose le voci contro. A partire dal Pd. Il
responsabile della comunicazione Paolo Gentiloni annuncia che il
Partito Democratico si prepara a proporre in Parlamento "una
mozione tesa a sbloccare i fondi per la banda larga, certi di poter
contare su un vasto consenso bipartisan" "Il no del
governo agli 800 milioni previsti dal piano Romani sulla banda
larga – puntualizza Gentiloni – è una grave ipoteca sul futuro del
nostro sviluppo".
'Investire sulla banda larga -continua – non significa solo
assicurare accesso a internet per tutti, ma contribuisce a
rimettere in moto l'economia e a creare nuova occupazione. Per
questo nelle maggiori economie del mondo l'investimento sulla
banda larga non viene rinviato, ma fa parte dei pacchetti
anti-ciclici dei governi per far fronte alla crisi. L'Italia
non può essere l'unico Paese a perdere questa
occasione".
Ecco i commenti di politici, associazioni e sindacalisti
ANTONIO DI PIETRO (IDV)
"Un'ennesima legge da età della pietra. L'obiettivo
della decisione in materia di Internet è arginare il tracollo del
sistema televisivo e dell'editoria, strumenti senza i quali la
classe politica attuale invecchierebbe di 100 anni in un sol colpo.
Se Internet entrasse nelle case, con la diffusione del tubo
catodico, questo Parlamento durerebbe un periodo pari a quello tra
Natale e Santo Stefano".
ROBERTO RAO (UDC)
"Gran parte dello sviluppo del nostro paese è bloccato dal
pesante ritardo infrastrutturale: viario e digitale. I paesi più
avanzati nel mondo, nei momenti di crisi si impegnano ad ampliare
le 'autostrade digitali', il nostro governo invece sceglie
di bloccare i fondi per la banda larga e condanna l'Italia a
una più difficile uscita dalla crisi. E' auspicabile che su
questo tema in Parlamento nasca una iniziativa bipartisan fra tutti
coloro che sono consapevoli che la modernizzazione e la
competitività del sistema Italia si gioca su innovazione, ricerca,
infrastrutture digitali. Non sono da sottovalutare, poi, le pesanti
ricadute di questa scelta sullo sviluppo del Mezzogiorno, che paga
a caro prezzo l'arretratezza tecnologica".
JACOPO VENIER (PDCI)
"Il blocco dei fondi per la banda larga è l'ennesimo atto
di un Governo che se ne frega dello sviluppo e della qualitàdella
vita dei cittadini, a testimonianza della natura parolaia
dell'Esecutivo, che ciancia tanto di innovazione ma che poi,
nei fatti, affossa lo sviluppo tecnologico, bloccando il Paese e
destinandolo così a diverntare il fanalino di coda
dell'Europa".
GIORGIO RAPARI (ASSINTEL)
"La notizia del congelamento degli 800 milioni di euro per lo
sviluppo della banda larga è una doccia fredda. Se parliamo di
innovazione, ormai ci stiamo abituando ad una cattiva notizia alla
settimana ma il taglio dei fondi alla banda larga, che segue di una
settimana la notizia del mancato sostegno all'investimento in
Pc e software nella Tremonti ter, è solo il sintomo di una
mancanza di visione strategica del nostro sistema politico, che
sembra vivere alla giornata. La coperta della finanza pubblica è
troppo corta, questa non è una novità ma chiediamo al governo di
fare delle scelte strategiche: la lotta al digital divide è una di
queste, perché un Paese arretrato tecnologicamente è
irrimediabilmente penalizzato nello scenario competitivo
globale".
LAYLA PAVONE (IAB)
"Questa visione degli investimenti in tecnologia non è
strategica per il nostro Paese, oltre ad essere in controtendenza
rispetto agli altri Paesi Europei. Aziende, analisti e addetti ai
lavori hanno confermato che lo sviluppo della banda larga,
unitamente alla diffusione di una cultura digitale a tutti i
livelli, è parte integrante del processo di ripresa
dell'economia e uno strumento fondamentale per le nostre
aziende per uscire dalla crisi. Internet, infatti, offre loro la
possibilità di ampliare i mercati di riferimento, fare pubblicità
a prezzi contenuti e raggiungere target sempre più ampi e
adeguati".
I-COM (ISTITUTO PER LA COMPETITIVITA')
"Lo sviluppo della banda larga è uno degli obiettivi cardine
che un'economia moderna dovrebbe incentivare e realizzare,
mentre in Italia si registra un forte ritardo destinato ad
aggravarsi con la decisione di congelare gli investimenti.
Sollecitiamo un intervento pubblico forte. Con investimento di
circa 1,5 miliardi si genererebbe una crescita del Pil nazionale di
almeno 2 miliardi".
ENZO MAZZA (FIMI-CONFINDUSTRIA)
"Mentre la maggior parte dei Paesi industrializzati mette al
centro della propria strategia le reti e di conseguenza
l'offerta di contenuti, l'Italia si ferma, lasciando così
scappare il treno più importante per il futuro dell'economia
digitale. Oggi è la musica ad essere il primo settore che sta
costruendo modelli di business online, ma presto saranno il cinema,
l'editoria, la televisione Bloccare i fondi significa uccidere
nella culla le potenzialita' di sviluppo anche dei contenuti
che nelle reti di nuova generazione saranno fondamentali".
FABRIZIO SOLARI (CGIL)
"Ancora una volta si dimostra come il Governo non racconti
tutta la verità e soprattutto non abbia idee chiare su come far
uscire il nostro Paese dalla crisi. Le motivazioni di questa scelta
consisterebbero, secondo quanto riferito dal Governo, nella
priorità che lo stesso vuole dare agli interventi sugli
ammortizzatori sociali in nome di una presunta centralità
dell'occupazione: non sarà certamente la Cgil a negare la
gravità della situazione e la necessità di concentrare le risorse
a tutela dei redditi e dell'occupazione, tuttavia gli
investimenti bloccati dal Governo sono necessari per rilanciare lo
sviluppo del Paese e la sua modernizzazione tecnologica".
PAOLO PIRANI (UIL)
"Non siamo d'accordo sullo stop ai fondi per lo sviluppo
della banda larga: dalla crisi si esce rilanciando competitività e
sviluppo e sarebbe sbagliato contrapporre le tutele occupazionali
indispensabili in questa fase di crisi alle iniziative necessarie a
consentire una più rapida uscita dalla crisi stessa. Uno dei punti
nodali della ripresa della competitività del sistema Italia è
quello di realizzare il traguardo dei 2 Megabit al secondo per
tutti gli italiani entro il 2012, così come indicato sia dal piano
del vice ministro Paolo Romani, sia soprattutto nel progetto di
digitalizzazione di tutta la pubblica amministrazione predisposto
dal ministro Renato Brunetta".
CRISTINA RICCI (UGL)
"Lo stop ai fondi per lo sviluppo della banda larga rischia
non solo di produrre un segnale di sfiducia nei confronti dei
seppur lievi segnali di ripresa registrati di recente, ma anche di
produrre un pericoloso arretramento delle posizioni dell'Italia
in un settore ormai basilare per la vita sociale ed economica come
quello delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione. La crisi si aggredisce attraverso azioni concrete di
sostegno al rilancio delle attività fondamentali per
l'industria del paese e la promozione della diffusione della la
banda larga è un fattore imprescindibile per lo sviluppo della
competitività, l'ammodernamento del sistema produttivo e per
rispondere alle sfide del futuro".