L'INTERVISTA

Banda ultralarga, Bussone: “Torri 5G strumento prezioso per ridurre il digital divide”

Il presidente di Uncem: “Questi asset non solo potenziano il segnale di trasmissione ma possono funzionare anche come veicolo di servizi, dal telecontrollo al monitoraggio ambientale. Importante il nuovo accordo con Inwit”. E sul Pnrr: “Ritardi inaccettabili, serve tavolo con Infratel e gli operatori”

Pubblicato il 20 Mar 2023

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Il digital divide non è solo una questione di infrastrutturazione ma soprattutto una questione culturale che richiede un nuovo approccio agli investimenti e allo sviluppo di servizi. “Approccio che non riguarda solo la banda larga o ultralarga ma anche la telefonia mobile e la tv”, spiega Marco Bussone, presidente di Uncem, che delinea a CorCom anche le azioni chiave che si possono mettere in atto per contribuire a costruire un Paese più digitale. Per tutti.

Bussone, Uncem ha un osservatorio privilegiato sulle aree montane. Che tipo di problemi riscontriamo in quelle zone?

Il digital divide è una grande emergenza del Paese. Gran parte del territorio montano italiano (il 54%) naviga in internet a velocità non adeguate e in linea con gli altri Paesi Ue, oltre che molto più basse rispetto alle zone urbane. Ma facciamo attenzione: la digitalizzazione non è problema esclusivamente legato all’infrastrutturazione per la banda larga. Uncem denuncia da 15 anni un divide che riguarda tre ambiti: quello delle reti a banda larga, ovviamente, quello della tv e quello della telefonia mobile: solo su questo ultimo fronte, nell’ambito della mappatura avviata dall’associazione nel 2019, abbiamo ricevuto oltre 2700 segnalazioni di cattiva ricezione. Sono molte le aree montane dove, non solo non arriva Internet veloce, ma nemmeno il segnale telefonico e televisivo. Si tratta di situazioni che non possono essere affrontare separatamente ma che devono essere risolte in modo sistemico.  Perché tutte e tre determinano disuguaglianze inaccettabili, economiche e sociali.

E dunque, che fare?

C’è un importante lavoro di pressing che Uncem fa sulle istituzioni per assicurare investimenti pubblici nelle zone a fallimento di mercato. Ma siamo convinti che vada fatta anche un’operazione di moral suasion sugli operatori perché anche loro diano il loro contributo. Investire nelle aree montane è, forse, economicamente poco remunerativo ma fondamentale per realizzare un Paese in grado di crescere ed essere competitivo.

Nel Piano Bul sono previsti investimenti nelle aree bianche, comprese le zone montane…

Il Piano Bul è uno straordinario strumento per accelerare infrastrutturazione e digitalizzazione, ma sconta forti ritardi. E due motivi: il primo e la burocrazia, il secondo sono le deadline.

In che senso?

I tempi di realizzazione delle opere, definiti dal Piano, sono troppo ravvicinati per un Paese orograficamente complesso come l’Italia. E questo vale sia per l’infrastrutturazione a terra sia per le reti wireless. Non a caso abbiamo chiesto ad Infratel di aprire un tavolo di lavoro sul Piano Bul per intervenire su queste criticità, anche alla luce dei fondi messi a disposizione del Pnrr. Pnrr che introduce, tra l’altro un’importante novità.

Che sarebbe?

Le torri di trasmissione, che possono diventare un prezioso strumento anti-digital divide. Si tratta infatti di asset che possono potenziare il segnale 4G, 4,5G e Fwa e, al contempo, fungere da veicolo di servizi quali il telecontrollo oppure le ricarica per le autoelettriche, ad esempio. Come Uncem abbiamo di recente firmato un accordo con Inwit che mira a sviluppare e migliorare la fruizione dei servizi digitali per comuni, unioni e comunità montane, contribuendo a ridurre il digital divide.

Nella pratica, quali azioni sono previste?

In 900 aree, tra le amministrazioni aderenti ad Uncem che rientrano anche nel Piano Italia 5G del Pnrr, verranno realizzate nuove infrastrutture di telecomunicazione mobile. Si punta poi ad installare sulle torri Inwit, distribuite nelle aree Uncem, alcune soluzioni IoT per il monitoraggio ambientale e del territorio. Il miglioramento della connettività passerà anche attraverso sistemi di microantenne Das (Distributed Antenna System) per aree indoor, come ospedali, palazzetti dello sport e gallerie, e small cell per alcune aree outdoor, come centri storici, rifugi e località turistiche.

Perché questo accordo è così importante?

Perché ci offre l’occasione di costruire una “Smart Italy”, più inclusiva, digitale e sostenibile, di utilizzare bene le risorse economiche disponibili, generare cultura del digitale, puntare su infrastrutture moderne, a vantaggio di tutti. E ci consente di testare un nuovo modello operativo di pianficazione, ragionando in ottica di comunità. Nelle piccoli Comuni montani, infatti, è necessario che sia gli investimenti pubblici ma anche le partnership con i privati vengano gestiti insieme alle altre amministrazioni, per fare sinergia e mettere a fattor comune risorse e competenze.

Oltre all’intesa con Inwit, quali altre partnership avete stretto con aziende private?

La collaborazione con Eolo per portare Internet veloce nelle aree montane tramite tecnologia Fwa. Nata nel 2019 e recentemente confermata ha un duplice obiettivo: ridurre lo spopolamento e aumentare l’attrattività delle aree montane e rurali del nostro Paese, anche a seguito della pandemia, facendo leva sull’inclusione digitale.

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