L’Italia conferma nel 2015 una “posizione di arretratezza” nell’indicatore di realizzazione della banda larga fissa sul territorio. Ma “se per la banda larga il divario è accettabile, gli indicatori sulla banda ultralarga presentano un grado di arretratezza preoccupante rispetto all’Europa”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani presentando la relazione annuale al Parlamento.
“L’Italia – ha spiegato Cardani parlando della banda ultralarga con connessioni superiori ai 30 Megabit – registra un livello di copertura del 36% contro il 68% dell’Ue a 28 e di conseguenza un digital divide doppio rispetto a quello europeo e con situazioni regionali che arrivano al 100% (ovvero totale assenza di reti a banda ultralarga)”. Ancora più critica la situazione se si considera il livello di penetrazione. “Solo il 4% delle famiglie – ha detto – utilizza connessioni superiori a 30 Mbps (contro il 26% dell’Ue-28) e praticamente nulle sono le connessioni superiori a 100 Mbps (9% nell`Ue-20).
Secondo Cardani “un ruolo decisamente importante nella direzione di colmare tale divario potrà essere svolto attraverso gli strumenti messi in campo dal Governo in attuazione della Strategia per la banda ultralarga, che prevede la destinazione di una quota significativa di incentivi e contributi finanziari alle aree bianche (percentuale di digital divide pari al 100%) del Paese”.
Una prima “risposta” ai rilievi di Cardani è arrivata dal presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi. “Lavoriamo ventre a terra – ha sottolineato il manager – TI ha aumentato da 40 a 100 il numero delle città in cui porterà la Fiber to the home entro marzo del 2018”.
Per l’Ad, Marco Patuano “la domanda per la banda ultralarga ha una preoccupante arretratezza e per questo occorrerebbe pensare a degli incentivi che possano essere da traino per un nuovo programma di infrastrutture del settore”. “E’ stata una relazione molto ampia – ha detto Patuano commentando la relazione Agcom – Credo che oggi sulle tematiche delle infrastrutture c’e’ un programma di lavori molto importante e concreto. Purtroppo le tematiche della domanda mostrano una preoccupante arretratezza. Su questo dovremo pensare sia noi che le istituzioni a un incentivo della domanda che faccia da traino a un nuovo programma di infrastrutture”.
“Dalla relazione annuale Agcom emerge l’assenza di connessioni Internet superiori ai 100 megabit al secondo in Italia, contro una media europea del 9 per cento – ha evidenziato Alberto Trondoli, Ad di Metrwoeb – Connessioni necessarie, soprattutto per il rilancio del sistema imprenditoriale italiano che potrebbero ben essere soddisfatte da una società come Metroweb che ha l’obiettivo di abilitare servizi di connessione in fibra Ftth(Fiber to the home, ndr). Il raggiungimento di questo obiettivo non può però prescindere da un quadro normativo e regolamentare certo e incentivante la realizzazione degli investimenti privati”.
Al contrario delle reti fisse di telecomunicazioni, l’Italia mostra un buon risultato nel mercato delle reti e servizi radiomobili. Il livello di copertura delle reti di terza generazione raggiunge il 98% (contro il 97% della media UE), in linea anche l’infrastrutturazione delle reti di ultima generazione (Lte) con il 77% della popolazione raggiunta (79% nell’Unione). Anche i livelli di penetrazione si mostrano in linea con quelli europei con il 71% della popolazione che ha sottoscritto contratti di acquisto di servizi mobili.
Gli operatori di tlc che investono nella fibra ovvero Telecom e gli altri due operatori impegnati nel settore, Fastweb e Vodafone, “si muovono verso soluzioni di posa della fibra fino all’armadio di strada” (Fttc ovvero Fiber to the cabinet), ha ricordato Cardani,”limitando per ora gli investimenti in cablaggio fino a casa dell’utente” (Ftth o Fiber to the home). Su questa scelta “pesa innanzitutto, come spesso detto, la mancanza di pressione concorrenziale da parte di soggetti alternativi” (come tv via cavo o soluzioni wireless). Cardani sottolinea comunque che la soluzione Fttc (35%) è in linea con la media europea, sebbene in Europa rappresenti solo la metà delle soluzioni complessive.
Attualmente 185 Comuni risultano coperti con reti Fttc, per effetto degli investimenti privati e in parte con il co-finanziamento pubblico del Piano strategico per la banda larga 2012-2014. Si stima complessivamente che l’ammontare delle unità abitative coperte attraverso intervento pubblico al 31 dicembre 2014 sia pari a circa 520.000, ovvero il 6,6% delle unità complessivamente coperte da una nuova rete (Nga). In prevalenza nelle province di Regioni del Sud (Campania, Calabria, Molise).
Nel mercato europeo della telefonia si assiste ad un processo di integrazione rivolto ad aumentare le dimensioni delle imprese, è stato poi evidenziato. E anche in Italia si vede qualche accenno di possibili integrazioni fra gruppi del settore. “Una prima tendenza del mercato europeo è quella al consolidamento; le dimensioni delle imprese europee sono relativamente modeste rispetto ai concorrenti extra-Ue e con problemi di indebitamento per affrontare investimenti considerevoli. Le acquisizioni e fusioni che coinvolgono le reti di comunicazioni elettroniche sono numerose e trasversali alle diverse piattaforme”, ha detto il presidente di Agcom. Per Cardani “anche in Italia si intravedono negoziati tra le principali imprese del settore delle comunicazioni, finalizzati al consolidamento. Ne sono esempio l’annuncio della joint venture tra Wind e H3g; l’aumento della quota di capitale di Vivendi in Telecom Italia, il tentativo di Opa di Ei Towers su Rai Way”.
Sui movimenti italiani è intervenuto l’Ad di Wind, Maximo Ibarra, dicendo che “non c’è nessuna novità” sulla joint venture tra Wind e H3G. “Siamo fermi al comunicato di metà maggio”, ha chiarito. Nella nota si affermava che si stava studiando una joint venture paritetica tra le due società.
Cardani ha poi ricordato che “lo spettro radio un elemento vitale per la diffusione dei servizi a banda larga”. “Un ruolo decisivo per l’Autorità – ha proseguito Cardani – riguarderà il rispetto dei principi e l’attuazione di regole funzionali al perseguimento delle politiche comuni europee per la gestione dello spettro radioelettrico, in considerazione della rilevanza di una posizione unica in sede di conferenza mondiale e per sviluppare azioni di coordinamento per la gestione bilaterale dell’interferenza radioelettrica con le aree geografiche confinanti”.
Cardani sottolinea ancora che “mentre le strategie di cessione dei diritti d’uso continueranno a essere gestite dagli Stati membri (che ricevono ricavi pregiati dalla vendita dei diritti d’uso), regole di gestione a condizioni troppo diverse dai nostri partner europei (durata licenze, requisiti di copertura, qualità tecnica) potranno ostacolare la competitivita’ delle nostre imprese, limitarne la destinazione al connected digital single market e ridurre i benefici di medio e lungo termine per i consumatori italiani. La diffusione di reti ad alta capacità deve essere incoraggiata in quelle aree maggiormente a rischio di digital divide. La questione di come coprire le zone remote e realizzare obiettivi di interesse generale (coesione sociale, connettività ad alta capacità per scuole o centri di ricerca) va considerata anche nel quadro della revisione legislativa europea e nazionale di servizio universale”.
Nel processi di cambiamento che stanno affrontando le telco, il presidente Agcom ha evidenziato che :”La revisione delle norme sulle telecomunicazioni richiederà una rivalutazione dei livelli concorrenziali per garantire parità di condizioni per tutti i giocatori che forniscono servizi concorrenti”. Cardani ha spiegato che “nei mercati dei servizi e delle reti di comunicazioni elettroniche gli operatori di telecomunicazioni subiscono la concorrenza di servizi sempre più utilizzati dai consumatori come sostituti dei servizi tradizionali di comunicazione (fonia e dati), ma che non sono soggetti al medesimo regime normativo”.
L’Autorità dovrà anche mettere mano alla normativa per garantire la “neutralità della rete eliminando o correggendo comportamenti restrittivi nella gestione del traffico”. Il riferimento è ai vari comportamenti che gli operatori usano a danno dei clienti. Si tratta del Blocking, misure di blocco nell’accesso a siti web, servizi e contenuti; il Throttling, misure di degradazione della qualità delle connessioni (per esempio limitazione di banda per servizi peer-to-peer); o il Pay for priority, accordi commerciali tra Telco e “edge providers” (per esempio gli Over-the-Top) che garantiscono priorità nel trasporto dei flussi di dati generati da specifici servizi e applicazioni.
LA RELAZIONE ANNUALE AGCOM