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Banda ultralarga e fair share: ecco il questionario Ue per Telco e Ott

Imminente l’avvio della consultazione. L’Europa punta a verificare nel dettaglio investimenti su reti, cloud e tecnologie emergenti per poi valutare l’eventuale calcolo del contributo a carico delle web company per spingere l’infrastrutturazione

Pubblicato il 01 Feb 2023

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Sviluppi tecnologici e di mercato, impatti sulle reti e sui modelli di business futuri per le comunicazioni elettroniche; Equità per i consumatori; Ostacoli al mercato unico; Contributo equo di tutti gli attori digitali. Questi i quattro “capitoli” del questionario a cui dovranno dettagliatamente rispondere telco e Ott nell’ambito della consultazione che la Commissione Ue si prepara ad avviare ufficialmente per avere un quadro chiaro degli investimenti messi in campo sul fronte reti, cloud e altre tecnologie digitali, preliminare al calcolo dell’eventuale contributo a carico delle web company in chiave di fair share.

CorCom ha potuto visionare la bozza del documento da una ventina di pagine  (SCARICA QUI) intitolato “How do you see the future of the connectivity sector?”

Contributo equo di tutti gli attori digitali

È il capitolo 4 a rappresentare il cuore del documento. “La quantità di dati scambiati – e raccolti – è più grande che mai e aumenterà, dato che il traffico internet globale dei consumatori è cresciuto con un Cagr del 34,4 % dal 2015 – si legge nel documento -. I metaversi e mondi virtuali, il rapido spostamento verso il cloud, l’uso di tecnologie innovative online stanno rendendo tutto ciò  ancora più evidente”. Tuttavia- si evidenzia “c’è un paradosso tra l’aumento dei volumi di dati sulle infrastrutture e la presunta diminuzione dei rendimenti e della propensione a investire nelle infrastrutture di rete. Alcuni operatori di di comunicazione elettronica, in particolare gli operatori storici, invocano la necessità di stabilire delle regole per obbligare i fornitori di contenuti e applicazioni o gli operatori digitali in generale che generano enormi volumi di traffico a contribuire ai costi. A loro avviso, tale contributo sarebbe “equo”, in quanto gli operatori digitali e i content e application provider (Cap) si avvantaggerebbero delle reti di alta qualità, ma non si farebbero carico dei costi”. Da parte loro Cap e operatori digitali sostengono che “qualsiasi pagamento per l’accesso alle reti per la distribuzione di contenuti o per la quantità di traffico non solo sarebbe ingiustificato, poiché il traffico è richiesto dagli utenti finali e i costi non sono necessariamente sensibili al traffico (in particolare nelle reti fisse), ma metterebbe anche in pericolo il funzionamento di Internet e probabilmente in violazione delle le norme sulla neutralità della rete”.

Si chiede dunque agli operatori di specificare la soglia al di sopra della quale si considera un’azienda come un cosiddetto grande generatore di traffico in base al livello percentuale di traffico sulla rete e di quantificare (in milioni di euro), gli investimenti diretti in infrastrutture di rete e/o altre infrastrutture digitali in grado di ottimizzare il traffico di rete all’interno di Stati membri dell’UE per ogni anno tra il 2017 e il 2021. Agli operatori viene anche chiesto a quanto ammonta la quota dei costi incrementali di investimento nella rete – con valutazione differenziata per le reti fisse e mobili – causati dall’aumento del traffico dati provenienti dai cosiddetti grandi generatori di traffico: qual era 10 anni fa e come si evolverà nei prossimi 10 anni?

Ancora: si chiede quali sono gli investimenti totali previsti per l’infrastruttura di rete e/o altre infrastrutture digitali in grado di ottimizzare il traffico di rete da oggi al 2030 con dettagli in termini assoluti (in milioni di euro) e sull’aumento percentuale rispetto agli anni precedenti. E si chiede un parere su come negli ultimi cinque anni hanno influito gli investimenti dei grandi generatori di traffico nell’infrastruttura digitale e altre innovazioni (ad esempio, l’evoluzione degli algoritmi di compressione) sui costi della rete.

Ma soprattutto quale potrebbe essere l’effetto di un potenziale meccanismo per cui i maggiori generatori di traffico contribuiscano allo sviluppo della rete e/o siano soggetti a obblighi sull’impronta ambientale dei servizi forniti dalle reti? “La Dichiarazione europea sui diritti e i principi del digitale afferma che tutti gli attori digitali che beneficiano della trasformazione digitale debbano contribuire in modo equo e proporzionato ai costi di beni, servizi e infrastrutture ai costi dei beni, dei servizi e delle infrastrutture pubbliche a beneficio di tutti i cittadini dell’Ue. Per raggiungere questo obiettivo, alcune parti interessate hanno suggerito di introdurre un meccanismo consistente in un’imposta o fondo digitale europeo/nazionale. Siete favorevoli a tale suggerimento e, se sì, perché? Se no, perché?”

Sviluppi tecnologici e di mercato, impatti sulle reti e sui modelli di business futuri

Nel primo capitolo si mira a indagare quali sono gli sviluppi tecnologici che avranno un impatto maggiore nel settore delle comunicazioni elettroniche nei prossimi 10-20 nonché le sfide e opportunità connesse.  Si chiede anche ai partecipanti di indicare i problemi più urgenti da affrontare per liberare tutto il potenziale tecnologico delle comunicazioni elettroniche e quali impatti si attendono in termini di evoluzione dei modelli di business, capacità di investimento, trasformazione/sviluppo. Informazioni che dovranno essere accompagnate da dettagli economici legati anche alla “riorganizzazione” interna da qui ai prossimi 5 anni.

Grande attenzione alla questione ambientale: si chiede di indicare le proiezioni (se possibile quantitative) per quanto riguarda l’evoluzione del consumo energetico e dell’impronta ambientale (in particolare la CO2) legato a rame, fibra, 5G, 6G, edge cloud. E grande attenzione alla cybersecurity: quali sono le esigenze per il rafforzamento della cybersecurity/resilienza della rete e i relativi costi previsti (ad esempio in termini di Capex) per i prossimi cinque anni?, si chiede nel questionario.

Equità per i consumatori

Nel capitolo dedicato alla fairness for consumers nel premettere che “la disponibilità e l’accessibilità economica della banda larga per i consumatori europei va a vantaggio di un’ampia gamma di soggetti, tra cui i fornitori di contenuti, applicazioni e servizi online, che beneficiano delle opportunità e dell’aumento della domanda” ma che “l’attuale congiuntura economica, l’aumento dell’inflazione e del costo dell’energia per le imprese e alcuni degli sviluppi tecnologici e di mercato potrebbero portare a una pressione al rialzo dei costi per i consumatori, almeno nel breve periodo. a breve termine”, si chiede ai partecipanti sei sia praticabile un accesso a prezzi accessibili alla banda larga (di base/ad alta velocità/Gigabit) per i consumatori, se il regime del servizio universale sia stato uno strumento efficiente ed efficace per la tutela dei consumatori a basso reddito o con particolari esigenze sociali e, soprattutto, se risponda alle future esigenze di connettività a garanzia di tutti i consumatori.

Si punta a verificare nel dettaglio anche se dal punto di vista dell’accessibilità economica, quale dovrebbe essere il tetto massimo di prezzo al dettaglio per le comunicazioni intra-UE.

Barriere al Single Market

Si chiede ai partecipanti di indicare quali sviluppi futuri in termini di sviluppi tecnologici, nuove applicazioni, architettura o funzionamento della rete (o altro) potrebbero promuovere ulteriormente lo sviluppo del mercato unico digitale e quali sono attualmente gli ostacoli alla piena integrazione del mercato unico delle comunicazioni elettroniche in termini normativi e di utilizzo/armonizzazione dell’uso dello spettro frequenziale.

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