Le società di telecomunicazioni statali cinesi starebbero sviluppando una rete di cavi internet in fibra ottica sottomarina da 500 milioni di dollari che collegherebbe l’Asia, il Medio Oriente e l’Europa per rivaleggiare con un progetto simile sostenuto dagli Stati Uniti. L’esistenza del piano, rivelato da alcune fonti anonime a Reuters, è un segnale dell’intensificarsi della guerra tecnologica tra Pechino e Washington che rischia di lacerare il tessuto di Internet.
I dettagli del progetto
I tre principali carrier cinesi – China Telecommunications Corporation (China Telecom), China Mobile Limited e China United Network Communications Group (China Unicom) – starebbero dunque convergendo verso il progetto “Ema” (Europa-Medio Oriente-Asia), in base al quale il cavo proposto collegherebbe Hong Kong alla provincia insulare cinese di Hainan, prima di raggiungere Singapore, Pakistan, Arabia Saudita, Egitto e Francia.
Il cavo, che come accennato costerebbe circa mezzo miliardo di dollari, verrebbe prodotto e posato dalla cinese Hmn Technologies, un’azienda in rapida crescita nel settore. Hmn Tech, la cui maggioranza è detenuta da Hengtong Optic-Electric, quotata a Shanghai, riceverà sovvenzioni dallo Stato cinese per la costruzione del cavo.
China Mobile, China Telecom, China Unicom, Hmn Tech e Hengtong non hanno risposto alle richieste di commento, mentre il ministero degli Esteri cinese ha dichiarato di “aver sempre incoraggiato le imprese cinesi a realizzare investimenti e cooperazioni con l’estero”, senza commentare direttamente il progetto del cavo Ema.
L’evoluzione del caso
La notizia del cavo in progetto arriva sulla scia di alcune notizie di stampa del mese scorso che hanno rivelato come il governo statunitense, preoccupato per le intercettazioni di Pechino sui dati internet, abbia ostacolato con successo una serie di progetti di cavi sottomarini cinesi all’estero negli ultimi quattro anni. Washington ha anche bloccato le licenze per i cavi sottomarini privati che avrebbero collegato gli Stati Uniti con il territorio cinese di Hong Kong, compresi i progetti di Google, Meta e Amazon.
Queste infrastrutture, dunque, essendo vulnerabili allo spionaggio e al sabotaggio, sono diventate armi di influenza in una competizione crescente tra Stati Uniti e Cina. Il progetto Ema a guida cinese è destinato in particolare a rivaleggiare con un altro cavo attualmente in costruzione da parte dell’azienda statunitense SubCom, chiamato SeaMeWe-6 (Southeast Asia-Middle East-Western Europe-6), che collegherà anche Singapore alla Francia, passando per il Pakistan, l’Arabia Saudita, l’Egitto e una mezza dozzina di altri Paesi lungo il percorso.
Il consorzio per il cavo SeaMeWe-6 – che originariamente comprendeva China Mobile, China Telecom, China Unicom e vettori di telecomunicazioni di diversi altri Paesi – aveva scelto la stessa Hmn Tech per la costruzione del cavo. Ma una campagna di pressione del governo statunitense ha fatto sì che l’anno scorso il contratto passasse a SubCom, come ha riferito la Reuters a marzo.
Il blitz degli Stati Uniti ha incluso la concessione di milioni di dollari in sovvenzioni per la formazione a imprese di telecomunicazioni straniere, in cambio della loro scelta di SubCom rispetto a Hmn Tech. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha anche imposto sanzioni a Hmn Tech nel dicembre 2021, sostenendo che l’azienda intendeva acquisire tecnologia americana per contribuire alla modernizzazione dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese.
Questa mossa ha minato la fattibilità del progetto, rendendo impossibile per i proprietari di un cavo costruito da Hmn vendere larghezza di banda alle aziende tecnologiche statunitensi, di solito i loro maggiori clienti.
China Telecom e China Mobile si sono ritirate dal progetto dopo che SubCom si è aggiudicata l’appalto l’anno scorso e, insieme a China Unicom, ha iniziato a pianificare il cavo Ema, sempre secondo le fonti di Reuters. Le tre società di telecomunicazioni cinesi di proprietà statale dovrebbero possedere più della metà della nuova rete, ma stanno anche stringendo accordi con partner stranieri.