I PILLAR DI CORCOM

Banda ultralarga in Europa: dove siamo e dove puntiamo



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La strategia italiana verso il 2030 alla prova dei dati europei. Tra accelerazioni, ritardi e sfide infrastrutturali, ecco come si posiziona il nostro Paese rispetto a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito

Pubblicato il 24 apr 2025



Italia

La banda ultralarga rappresenta una delle infrastrutture strategiche per il futuro digitale dell’Europa. Connettività gigabit e copertura 5G sono i pilastri su cui si costruiranno i servizi digitali di nuova generazione: dalle smart cities all’industria 4.0, dalla sanità connessa all’istruzione a distanza. In questo scenario, il confronto tra l’Italia e gli altri Paesi europei offre una fotografia chiara delle sfide e delle opportunità che il nostro Paese deve affrontare per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea nel quadro del Digital Decade 2030.

Analizziamo dunque lo stato dell’arte della diffusione della banda ultralarga in Europa, mettendo a confronto le strategie e i risultati dei principali Stati membri.

Il quadro strategico della Digital Decade

L’Unione Europea, attraverso il Digital Decade Policy Programme 2030 (Dddp), ha fissato traguardi chiari e ambiziosi per guidare la trasformazione digitale del continente. Tra questi, la copertura gigabit per tutte le abitazioni e il 5G in tutte le aree popolate entro il 2030 rappresentano i cardini della strategia per l’infrastruttura di rete. La Commissione Europea definisce queste priorità nella Digital Compass Communication, adottata nel 2021, che stabilisce una roadmap per la competitività e la coesione sociale nel nuovo scenario digitale.

Il piano si articola su quattro pilastri fondamentali: competenze digitali, trasformazione delle imprese, digitalizzazione dei servizi pubblici e connettività. Quest’ultima è considerata il prerequisito per abilitare i servizi di nuova generazione, dalla telemedicina alla mobilità intelligente, dal cloud alle applicazioni di intelligenza artificiale. Senza una rete capillare e performante, l’intero ecosistema digitale non può realizzarsi.

Più in dettaglio, la Commissione ha stabilito che:

  • Tutte le abitazioni, rurali e urbane, dovranno disporre di una connessione con velocità minima di 100 Mbps, upgradabile a 1 Gbps;
  • Le infrastrutture gigabit dovranno coprire tutti i principali driver socio-economici: scuole, ospedali, centri di ricerca, aeroporti, porti e snodi di trasporto;
  • Il 5G dovrà essere disponibile in tutte le aree popolate e lungo i principali corridoi di trasporto terrestre.

Questi obiettivi sono affiancati da un impegno normativo e finanziario per agevolare gli investimenti e ridurre le barriere burocratiche. La Gigabit Recommendation e il Connectivity Toolbox sono esempi di strumenti adottati per armonizzare le politiche tra Stati membri e incentivare la cooperazione tra pubblico e privato.

La posizione dell’Italia nel contesto europeo

Nel contesto europeo, l’Italia si trova in una posizione intermedia, con alcuni punti di forza ma anche significativi margini di miglioramento per centrare gli obiettivi del Digital Decade 2030. Secondo il Broadband Coverage in Europe 2023 (SCARICA QUI IL DOCUMENTO ORIGINALE), l’Italia registra una copertura Vhcn (Very High Capacity Networks) — che comprende Fttp e Docsis 3.1 — del 59,6% delle abitazioni, ben al di sotto della media Ue del 78,8%. Questo dato, però, va contestualizzato: in Italia la copertura Vhcn corrisponde integralmente alla fibra Fttp, poiché non esistono reti via cavo (Docsis 3.1), mentre in altri Paesi come Germania e Spagna il cavo contribuisce in modo significativo alla copertura gigabit.

La situazione migliora se si considerano le tecnologie Nga (Next Generation Access), dove l’Italia presenta una copertura del 98,4% a livello nazionale e 93,6% nelle aree rurali, superando la media europea del 92,9%. Questo risultato è dovuto principalmente alla diffusione del Vdsl e del Vdsl2 Vectoring, tecnologie che sfruttano la rete in rame esistente, garantendo velocità fino a 100 Mbps, in linea con le soglie minime previste dalla Commissione.

Sul fronte del 5G, l’Italia si posiziona tra i migliori performer, con una copertura del 99,5% delle abitazioni per i servizi mobili complessivi e dell’88,3% nella banda 3.4-3.8 GHz, seconda solo alla Finlandia. Questo indica che, nonostante le difficoltà infrastrutturali sul fisso, il comparto mobile italiano sta contribuendo in maniera sostanziale a colmare il digital divide.

Tuttavia, le sfide per il nostro Paese restano significative, soprattutto nelle aree rurali, dove la copertura Fttp si ferma al 37,7%, contro una media europea del 52,8%. La strategia Italia a 1 Giga, supportata da fondi Pnrr e investimenti pubblici-privati, rappresenta la leva per accelerare il raggiungimento dei target europei, ma il confronto con i partner continentali evidenzia quanto ancora sia necessario investire per garantire una copertura gigabit uniforme e inclusiva.

Banda ultralarga Europa, copertura gigabit: Italia vs Ue

Nel 2023, la copertura delle reti a capacità molto elevata (Vhcn), che comprende la fibra fino ai locali (Fttp) e le reti via cavo aggiornate allo standard Docsis 3.1, ha raggiunto il 78,8% delle abitazioni dell’Unione Europea. Questa crescita, pari a 5,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente, riflette un’accelerazione delle attività di rollout di reti in fibra in molti Paesi europei.
Il panorama della copertura Vhcn in Europa è però molto variegato. Malta è l’unico Paese a registrare una copertura Vhcn completa, raggiungendo così l’obiettivo di connettività gigabit stabilito per la Digital Decade. Seguono Paesi Bassi, Danimarca, Spagna e Belgio, tutti con livelli di copertura superiori al 95%. D’altro canto, la Grecia è fanalino di coda, con una copertura Vhcn che raggiunge solo il 38,4% delle abitazioni, segnalando un divario significativo rispetto alla media Ue. In totale, 17 dei 31 Paesi analizzati presentano una copertura Vhcn superiore alla media Ue del 78,8%.

Anche per quanto riguarda la copertura rurale, la Vhcn ha fatto progressi importanti, raggiungendo il 55,7% delle abitazioni rurali nell’Ue, con un incremento di 11,4 punti percentuali in un anno, a testimonianza di un crescente impegno per portare le connessioni ad alta capacità anche nelle zone meno servite.

Focus sull’Italia: ritardi strutturali e opportunità

L’Italia, pur non risultando tra i Paesi con le performance migliori in termini di copertura Vhcn, mostra segnali di progresso. Nel contesto europeo, l’Italia si colloca tra i Paesi che hanno superato il 50% di copertura Vhcn nella banda 3,4–3,8 GHz per il 5G, dimostrando una buona penetrazione delle reti mobili di nuova generazione, aspetto cruciale per supportare la connettività nelle aree dove le reti fisse sono meno sviluppate. Tuttavia, sul versante delle reti fisse gigabit-ready (Fttp & Docsis 3.1), l’Italia non figura tra i Paesi con copertura superiore alla media Ue (78,8%). Questo evidenzia ritardi strutturali storici legati a vari fattori: la complessità orografica del territorio, la frammentazione degli operatori e una dipendenza più marcata da tecnologie legacy come il Dsl.

Il ritardo italiano nella copertura Vhcn fissa rappresenta però un’opportunità, soprattutto in vista dei fondi stanziati attraverso il Pnrr e altri strumenti europei, che possono accelerare il deployment di infrastrutture in fibra ottica nelle aree grigie e bianche. Inoltre, la forte espansione della copertura Fttp nelle aree rurali europee (+12,1 punti percentuali in un anno) suggerisce che l’Italia può colmare parte del divario, seguendo esempi virtuosi di altri Paesi.

5G e ultravelocità: sfida tra nazioni

Nel contesto europeo, il 5G si sta imponendo come la tecnologia mobile cardine per la connettività del futuro, con una penetrazione che ha raggiunto l’89,3% delle abitazioni dell’Unione Europea a metà 2023. Questo risultato è stato possibile grazie alla diffusione di strategie di Dynamic Spectrum Sharing (Dss), che hanno permesso agli operatori di espandere rapidamente la copertura utilizzando anche bande di frequenza già impiegate dal 4G.

L’Italia si distingue come uno dei leader europei nella copertura complessiva del 5G, raggiungendo il 99,5% delle abitazioni, superiore alla media Ue. Questo posizionamento riflette il rapido rollout da parte degli operatori italiani, che hanno investito in modo consistente per garantire una copertura capillare sia nelle aree urbane che rurali. Tuttavia, il dato aggregato non sempre racconta la qualità della rete. Se si guarda alla banda di frequenza 3.4-3.8 GHz, quella utilizzata per garantire le prestazioni più elevate in termini di velocità e latenza, la copertura a livello europeo scende al 50,6% delle abitazioni. Questo riflette la natura più selettiva del deployment di questa banda, tipicamente concentrata nelle aree ad alta densità .

La qualità del 5G nella banda 3.4-3.8 GHz

In questo segmento di frequenze, fondamentale per le applicazioni industriali e per la connettività ultraveloce, l’Italia emerge tra i top performer europei, con una copertura dell’88,3% delle abitazioni, posizionandosi seconda solo alla Finlandia. Questo dato evidenzia la forte spinta italiana verso il 5G di qualità, in grado di sostenere le applicazioni più avanzate come l’Internet of Things, l’industria 4.0 e la guida autonoma.

Il rollout della banda 3.4-3.8 GHz si è concentrato prevalentemente nelle aree urbane e suburbane. La ragione di questa distribuzione è tecnica: queste frequenze richiedono una densità maggiore di stazioni radio base e condizioni di visibilità diretta migliori rispetto alle bande più basse, come la 700 MHz, usata invece per coprire ampie aree rurali. In ambito rurale, la copertura 5G nella banda 3.4-3.8 GHz in Italia raggiunge il 68,9% delle abitazioni, nettamente superiore alla media Ue del 15,2%. Questo dato dimostra che il nostro Paese ha adottato una strategia aggressiva anche per le aree meno dense, utilizzando il 5G per colmare il gap dove le reti fisse ad altissima capacità sono meno sviluppate.

Banda ultralarga Europa, gap rurale e strategie di inclusione

Il divario tra aree urbane e rurali nella diffusione della banda ultralarga Europa rappresenta una delle sfide più complesse per il raggiungimento degli obiettivi della Digital Decade 2030. I dati aggiornati al 2023 del Broadband Coverage in Europe mostrano che, sebbene il 97,7% delle abitazioni europee sia coperto da almeno una tecnologia broadband, la percentuale scende al 92,2% nelle aree rurali, segnando una differenza di circa 5,5 punti percentuali. Tuttavia, il gap più marcato si osserva sulle tecnologie Next Generation Access (Nga): nelle zone rurali la copertura raggiunge solo il 78,7% delle abitazioni, mentre a livello nazionale è del 92,9%.

Questa disparità riflette le difficoltà logistiche ed economiche che ancora frenano la diffusione delle reti Vhcn (Very High Capacity Networks) nelle aree a bassa densità abitativa. Nonostante un incremento di 11,4 punti percentuali nella copertura rurale Vhcn (che ha raggiunto il 55,7% delle abitazioni rurali), il distacco con le aree urbane rimane significativo. Le reti in fibra ottica Fttp, sebbene cresciute del 12,1% nelle zone rurali, coprono appena il 52,8% delle abitazioni, contro il 64% complessivo a livello europeo.

I modelli di intervento per superare il digital divide

Per affrontare il gap rurale nella banda ultralarga Europa, la Commissione Europea e gli Stati membri stanno implementando diversi modelli di intervento. Tra questi, i finanziamenti pubblici per progetti nelle aree a fallimento di mercato rappresentano una leva fondamentale. I fondi europei del Pnrr e quelli nazionali, come nel caso del Piano Italia 1 Giga, sono destinati a sostenere la posa di reti Fttp e a incentivare l’uso di tecnologie complementari come il 5G e il Fixed Wireless Access (Fwa) nelle zone più remote.

Un’altra strategia efficace è quella dei modelli di partenariato pubblico-privato (Ppp), che combinano investimenti governativi e operatori privati per condividere il rischio e accelerare la diffusione delle infrastrutture. In alcuni Paesi europei si stanno sperimentando anche approcci wholesale only, come in Italia con Open Fiber, che promuovono un modello neutrale e aperto all’accesso da parte di tutti gli operatori, riducendo la duplicazione delle reti e facilitando l’ampliamento della copertura in zone svantaggiate.

Infine, la regolamentazione pro-competitiva, come il Connectivity Toolbox europeo, offre linee guida per armonizzare gli interventi, facilitare l’accesso alle infrastrutture passive (condotte, tralicci) e velocizzare le autorizzazioni per il deployment delle reti nelle aree rurali. L’obiettivo resta quello di colmare il digital divide non solo infrastrutturale, ma anche in termini di qualità del servizio, garantendo equità di accesso alle reti di nuova generazione in tutto il continente.

Banda ultralarga Europa, analisi comparativa tra Paesi

Il panorama europeo della banda ultralarga presenta significative disparità tra i Paesi in termini di copertura, velocità di connessione e tasso di adozione. Mentre alcune nazioni hanno raggiunto livelli elevati di diffusione delle reti ad altissima capacità, altre faticano a colmare il divario digitale, soprattutto nelle aree rurali. Ecco un’analisi comparativa fra i principali Paesi Ue.

Spagna: la leadership sulla fibra

La Spagna si conferma uno dei Paesi più avanzati nella diffusione della banda ultralarga Europa, in particolare per quanto riguarda la copertura Fttp. Al 2023, la Spagna ha raggiunto una copertura Vhcn (Fttp e Docsis 3.1) superiore al 95%, con un’espansione capillare della fibra ottica che coinvolge sia le aree urbane che rurali. Questo risultato è frutto di una strategia consolidata che ha favorito la cooperazione tra pubblico e privato, combinando gli investimenti degli operatori con un quadro normativo favorevole.

Germania: la rincorsa al gigabit

La Germania, pur essendo una delle economie trainanti dell’Europa, ha avuto un ritardo nella diffusione della fibra Fttp, puntando per anni sulla modernizzazione delle reti via cavo (Docsis 3.1). Al 2023, la copertura Vhcn ha raggiunto il 77,3% delle abitazioni, al di sotto della media europea. Tuttavia, il Paese sta recuperando terreno con piani di rollout ambiziosi che mirano a estendere la copertura Fttp nelle aree meno servite .

Francia e Regno Unito: traiettorie di crescita diverse

In Francia, la copertura Vhcn ha superato l’86%, grazie a un’intensa politica di controllo e monitoraggio dell’Autorità di regolamentazione delle comunicazioni elettroniche (Arcep), che obbliga gli operatori a rispettare le tempistiche di rollout. Il Regno Unito, invece, nonostante non sia più parte dell’Ue, continua a essere monitorato e ha raggiunto una copertura Fttp di circa il 64%, con un forte impulso alla sostituzione delle reti in rame, anche se la copertura Docsis 3.1 resta significativa.

Le best practice dai Paesi nordici

I Paesi nordici, in particolare Danimarca e Finlandia, mostrano livelli di copertura Vhcn superiori al 90%, grazie a un forte impegno pubblico e a una regolamentazione favorevole all’espansione della fibra anche in aree a bassa densità. La Finlandia, inoltre, eccelle nella copertura 5G nella banda 3.4-3.8 GHz, superando il 70% delle abitazioni, confermandosi leader nella qualità delle reti mobili.

Prospettive future e scenari di policy

Oltre alla fibra e al 5G, le tecnologie alternative come il Fixed Wireless Access (Fwa) e i satelliti di nuova generazione giocano un ruolo crescente nella roadmap europea per colmare i gap di connettività nelle aree più remote. In particolare, i servizi satellitari basati su costellazioni Leo (Low Earth Orbit) stanno offrendo soluzioni a bassa latenza che possono competere con le reti terrestri, rappresentando una valida opzione per completare la copertura gigabit.

Quali leve per raggiungere gli obiettivi 2030

Per centrare i target del Digital Decade 2030, l’Europa dovrà combinare regolamentazione efficace, investimenti pubblici e privati, e innovazione tecnologica. Le priorità sono:

  • accelerare il deployment di Fttp nelle aree rurali;
  • migliorare la qualità delle reti 5G, in particolare nella banda mid-band;
  • incentivare l’adozione di tecnologie complementari come il Fwa e i satelliti;
  • rafforzare il monitoraggio e l’armonizzazione delle politiche a livello Ue.

Solo così sarà possibile garantire un accesso equo e capillare alla banda ultralarga Europa, condizione necessaria per sostenere la competitività economica, l’innovazione e la coesione sociale del continente.

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