Vale fra i due e i 4,7 miliardi di euro la partita ultrabroadband nelle aree bianche, quelle a fallimento di mercato dove gli operatori non sono interessati a investire. Una partita importante perché pesa per il 44% sul potenziale di copertura complessivo, ossia rappresenta la fetta più grande della torta nazionale. È quanto emerge da un documento di Infratel visionato da CorCom che mette nero su bianco la suddivisione delle aree di copertura ma soprattutto i relativi importi di realizzazione delle opere di cablaggio stimate al 2016. Se per le aree nere i costi si aggirano attorno ai 7,5 miliardi in quelle bianche la stima più al rialzo è di 4,7 miliardi e riguarda la realizzazione di reti a 100 Mb. Se invece si punta sui 30 Mb l’importo scende a 2 miliardi.
Tenendo conto che il piano del governo fissa a 6 miliardi le risorse pubbliche a disposizione per la realizzazione delle reti ultrabroadband, i fondi sarebbero dunque più che sufficienti per andare a coprire le aree più a rischio del paese. Secondo Infratel si può procedere in diversi modi: attraverso meccanismi di gare a contributo, incentivi fiscali e accesso ai fondi pubblici, inclusi quelli regionali ed europei.
La società capitanata da Salvatore Lombardo ha “disegnato” anche la mappa nazionale di copertura Bul 2015/2016 suddivisa per regioni e frutto del mix risultante dagli investimenti già stanziati o annunciati dagli operatori privati e il quelli pubblici. Stando alle proiezioni di Infratel sono le regioni del Sud le maggiori “beneficiarie” degli effetti del Piano Bul: in pole position la Calabria che dal mix di investimenti pubblici-privati potrebbe raggiungere il 100% di copertura già al 2016. In seconda posizione la Puglia (oltre il 90%) e a seguire Sicilia (circa 72%), Campania (69%), Basilicata (67%) e Lazio (66%). In coda alla classifica la Valle d’Aosta (appena al di sopra del 10%) e si piazzano poco meglio il Molise e il Friuli Venezia Giulia.