Ad avere la banda ultra larga tra 30 a 100 Megabit sarà un italiano su tre, tra un paio di anni. Si giunge a questa conclusione mettendo insieme i piani degli operatori (Telecom, Fastweb e F2i/Metroweb) e quello di Sviluppo economico fondato sui nuovi bandi pubblici. Niente male, se davvero andrà così come promesso. Considerato che fino all’anno scorso in Italia tutto sembrava congelato – e da tanto tempo – sul fronte delle reti di nuova generazione. “Telecom Italia e Fastweb si sono messi a correre con le nuove offerte, finalmente si entra nel vivo del mercato banda ultra larga”, dice Cristoforo Morandini, di Between-Osservatorio Banda Larga. “Quei due operatori hanno bisogno di accelerare sull’evoluzione dei servizi perché hanno un asset da difendere: la rete fissa”.
La situazione è quindi la seguente: Telecom Italia copre attualmente 31 città raggiungendo 3,6 milioni di famiglie con la Vdsl2 (30/3 Megabit). Sarà in 100 città entro il 2014 che diventeranno 125 nel 2015. Telecom avrebbe anche una rete in fibra a Milano che arriva direttamente nelle case, ma al momento non ha piani precisi né sul lancio dell’offerta commerciale né sull’espansione della copertura.
Intanto, Fastweb sta coprendo le prime sei città del proprio piano Vdsl2 e ne raggiungerà 20 entro il 2014. Ha appena rivelato la propria strategia commerciale: un prezzo unico a prescindere dalla tecnologia (Adsl, fibra ottica nelle case nelle sette città storiche della rete e Vdsl2). Al momento vende la Vdsl2 a 20/10 Megabit. Il terzo attore delle nuove infrastrutture è Metroweb, con fibra ottica nelle case, e qui la novità è che sono nate le prime offerte sulla sua rete, per ora solo a Milano. Vodafone è stato il primo a muovere (con servizi a 100/20 Megabit) e a giugno sarà la volta di Wind (100/10 Megabit). Le strategie tariffarie di entrambi confermano una tendenza che è già evidente nelle offerte di Fastweb: gli operatori alternativi a Telecom stanno prezzando la banda ultra larga con una differenza piuttosto ridotta rispetto all’Adsl.
La loro intenzione, a quanto dichiara in particolare Vodafone, è di seguire la stessa strategia anche nelle offerte che nasceranno sulla rete Telecom Italia.
Qui c’è la principale incognita del futuro della banda larghissima italiana, ma è già chiaro l’intento di Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) di far scendere i prezzi all’ingrosso. Con una delibera di fine febbraio ha ridotto del 30% i prezzi 2012 proposti da Telecom per l’accesso Vula (Virtual unbundling) alla propria rete. Per metà anno deciderà i prezzi 2013 per Vula e bitstream, con un’ulteriore probabile sconto; nella seconda metà del 2013 intende stabilire quelli del 2014, a quanto dichiarato da Maurizio Dècina, consigliere dell’Autorità. “I prezzi per gli anni 2014, 2015 e 2016 verranno definiti sulla base delle analisi di mercato, con un trend di plausibile riduzione anche a seguito dello sviluppo della domanda e delle maggiori economie di scala, come già avvenuto in altri Paesi”, si legge in una nota Agcom. Per poter lanciare l’offerta al dettaglio in tutte le città coperte, invece, Telecom deve aspettare fine maggio (visto che la relativa offerta all’ingrosso, che include le correzioni Agcom, è uscita il 20 marzo).
Le istituzioni avranno insomma un certo ruolo nelle nuove reti italiane, come dimostra anche il piano nazionale banda ultra larga di Sviluppo economico. A giorni uscirà il relativo bando con 383 milioni di euro di fondi pubblici, per costruire reti a 30-100 Megabit nelle regioni meridionali. Gli operatori che vinceranno il bando dovranno contribuire con proprie risorse, per almeno il 30%. Obiettivo del piano, coprire 4 milioni di cittadini, pari al 6% della popolazione italiana. Questa percentuale è complementare ai piani degli operatori che riguardano invece il 28% degli italiani (17 milioni), entro il 2015, concentrati soprattutto nel Centro-Nord. Lo si legge in un rapporto pubblicato dal ministero, sul proprio sito, a marzo.
Il Centro Nord ha insomma meno bisogno della mano pubblica, ma Sviluppo economico intende fare bandi anche in quelle regioni. L’obiettivo ultimo è infatti sempre quello di colmare le lacune dei piani commerciali 30-100 Megabit degli operatori per coprire tutta l’Italia con i 30 Megabit e il 50% con i 100 Megabit, entro il 2020 (come suggerisce l’Agenda digitale europea). A questo scopo, molte speranze sono riposte nei prossimi fondi infrastrutturali europei 2014-2020, dai quali sono previsti 30 miliardi di euro per l’Italia (solo alcuni di questi per la banda larga).
“Adesso c’è da chiederci: ma il mercato apprezzerà tutto questo? Quelli a cui non basta l’Adsl sono disposti a pagare il premium price per la fibra? Di questi tempi anche le aziende possono accontentarsi dell’Adsl…”, si interroga Morandini. Ecco perché gli operatori si tengono bassi con i prezzi. Ed ecco perché Roland Montaigne, analista dell’osservatorio Idate, suggerisce ai nostri operatori di “differenziare quanto più possibile l’offerta in fibra da quella Adsl”, come avviene in Francia. L’offerta a banda larghissima e le nuove reti italiane sono partite. Ora bisognerà costruire la domanda.