“Le tecnologie che permettono l’utilizzo di un sistema misto fibra e rame per arrivare ai singoli appartamenti sono migliorate in modo che nessuno soltanto pochi anni fa avrebbe immaginato. E questo rende il mix ideale per un Paese come l’Italia. La vera, grande innovazione degli ultimi anni nelle reti in fibra ottica è rappresentata dalle tecnologie per renderle complementari alle reti in rame, che stanno vivendo una seconda vita mentre fino a poco tempo fa erano destinate all’estinzione”. A sostenerlo in un’intervista a CorrierEconomia è Scott Marcus, consulente di Wik, che in Italia ha fatto parte insieme al francese Gérard Pogorel del comitato di esperti per l’agenda digitale guidato dall’attuale Ad di Poste Italiane, Francesco Caio.
“Il vantaggio è che in Italia la distanza media tra gli armadi e gli appartamenti è ridotta – spiega Marcus – e questo facilita l’applicazione del sistema misto migliorandone le performance. In più la domanda di servizi che richiedono velocità e capacità di banda è ancora molto scarsa, tra le più basse d’Europa. Nel breve e medio termine non c’è bisogno di una rete superveloce. E sarà così ancora per un po'”. Per passare alla fibra integrale, secondo l’esperto, si può aspettare: “Nel frattempo l’evoluzione tecnologica continuerà – afferma – abbattendo così gli investimenti necessari per la sostituzione dell’ultimo tratto dei cavi in rame con quelli in fibra ottica. Farlo tra cinque anni costerà molto meno”.
A sostegno della propria tesi Marcus cita anche le esperienze internazionali: “In Paesi come Regno unito e Germania – sottolinea – la maggior parte dei collegamenti mantiene i cavi in rame per l’ultimo tratto della rete. Farne a meno avrebbe fatto saltare la sostenibilità economica degli investimenti. Un caso molto significativo è l’Australia. Erano partiti con investimenti colossali per una rete interamente in fibra ottica. Poi il piano è fallito e ora stanno studiando l’applicazione di tecnologia mista mantenendo i collegamenti finali in rame”.