La banda ultralarga abilitatore di trasformazione digitale e leva di rilancio del sistema Paese. A patto che sia accompagnata da interventi e investimenti ad hoc sulle competenze. Gianluca Sgueo, advisor del ministero per l’Innovazione e Transizione digitale (Mitd), spiega a CorCom come mettere a valore i progetti del governo italiano sul fronte connettività per realizzare un vero Stato digitale.
Sgueo, la banda ultralarga è uno straordinario abilitatore di innovazione. Che impatto ha sui processi di digitalizzazione nel settore pubblico?
Direi un impatto molto forte. La connettività è infatti la base per digitalizzare processi, servizi e potenziare le competenze che servono per accedere a Internet. È il filone principale di ogni progetto di innovazione che riguardi il settore pubblico, la pubblica amministrazione e le prestazioni che eroga a cittadini e imprese. Non è un caso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destini 50 miliardi a connettività e digitalizzazione della PA: si tratta di una leva finanziaria fondamentale per raggiungere i target del Piano Italia a 1 Giga e del Piano Italia 5G. E’ evidente che senza quei fondi gli obiettivi sarebbero stati raggiunti in tempi più lunghi.
Quali sono i comparti pubblici dove questo impatto è maggiore?
Ovviamente l’impatto è importante in ogni comparto dato che, senza la fibra ottica, non è possibile realizzare alcun progetto di trasformazione. Ma ci sono certamente dei settori dove è maggiore, mi riferisco alla scuola e alla sanità. Durante la pandemia abbiamo visto quanto fosse cruciale avere una connessione stabile per fruire delle lezioni online e, invece, quanti ragazzi non hanno potuto accedere alla Dad perché in digital divide. E l’effetto sui percorsi di formazione, di crescita è stato devastante. In questo senso dotare le scuole di una rete Tlc stabile e performante – lo fa il Piano Scuole connesse – deve essere la priorità strategica per il Paese per non lasciare nessuno indietro.
Per quanto riguarda la sanità, invece?
Ancora durante i mesi più duri della pandemia abbiamo toccato con mano l’importanza della telemedicina, del consulto a distanza e dei servizi fruibili da remoto. Anche in questo caso, laddove la connessione era scarsa o instabile, i pazienti hanno sofferto di più per la mancanza di assistenza. Come nel caso della scuola, si sono creati cittadini di serie A e cittadini di serie B: una fibra ottica diffusa in tutto il Paese, invece, è una straordinaria leva di uguaglianza. Inoltre, oggi, avere reti efficienti significa anche abilitare servizi cruciali come il fascicolo sanitario elettronico, pilastro della sanità connessa.
L’Italia soffre di un gap infrastrutturale “storico” che il combinato disposto Piano Bul e Pnrr intende colmare. Ma, finché questo divario non sarà superato, i Comuni remoti rischiano di avere ancora difficoltà con effetti negativi sui processi di digitalizzazione dei servizi pubblici. Che fare per superare l’impasse?
Dal punto di vista orografico l’Italia è un Paese complesso: abbiamo Paesi di montagna difficilmente raggiungibili così come isole minori dove finora è stato difficile portare la connettività. Sono le aree bianche, zone a fallimento di mercato, nelle quali le imprese private non hanno convenienza ad investire. Oggi lì si sta muovendo qualcosa di importante grazie a due fattori, le risorse e le deroghe agli aiuti di Stato. Per quanto riguarda le risorse, abbiamo detto che il Pnrr sarà la leva strategica. Sul fronte aiuti di Stato, la decisione della Commissione Ue di consentire ai governi di sostenere economicamente i piani di infrastrutturazione rappresenta una svolta che ha fatto tornare lo Stato protagonista. E non per mero assistenzialismo ma come soggetto attivo che supporta le imprese.
Fibra ottica e PA digitale sono le teste d’ariete per realizzare uno Stato digitale. Come mettere a frutto le loro potenzialità?
Elemento centrale sono le competenze. L’Italia, come certificato dall’indice Desi della Commissione europea, soffre di un gap importante. Possiamo digitalizzare ogni servizio e portare ovunque la banda ultralarga ma se non ci sono utenti che li utilizzano non servirà a nulla. Quindi, priorità agli investimenti in competenze. E poi diffondere il più possibile l’identità digitale come porta di accesso unica ai servizi pubblici.