“Con Enel stiamo dialogando, c’è spazio per collaborare. E Telecom andrà presa in considerazione, i nostri soci dovranno riconsiderare l’ipotesi”. Lo dice al Corriere della Sera Alberto Trondoli (nella foto), amministratore delegato di Metroweb, dopo l’annuncio del piano Renzi da 12 miliardi per lo sviluppo della banda ultralarga. La società è al momento impegnata nei lavori di cablaggio a Bologna, Torino e Genova, e oltre ai colloqui in corso con Enel sta prendendo in considerazione l’idea di riaprire il dialogo con Telecom Italia per coinvolgimere l’operatore nella realizzazione del piano del Governo.
Al momento per costruire l’infrastruttura di rete che risponda ai requisiti imposti dal piano del Governo per la banda ultralarga è stata firmata un’alleanza a quattro. Vodafone, Wind, i fondi F2i e Fsi (quest’ultimo controllato da Cassa depositi e prestiti) hanno siglato una lettera di intenti per investire in Metroweb e candidarsi così alla realizzazione del piano del Governo. Il dossier sarà a settembre finirà all’attenzione di Guido Garrone, ad di Metroweb sviluppo.
“Il piano del governo – prosegue Trondoli – è un’ottima cosa, ma si rischia d’investire solo nei piccoli centri grazie ai fondi pubblici. Attendiamo il verdetto Ue sull’aiuto di Stato”.
Il Consiglio dei ministri aveva approvato il piano da 12 miliardi per la banda ultralarga nella seduta dei 6 agosto, al termine del quale il premier Matteo Renzi aveva annunciato il via libera del Cipe per i primi 2,2 miliardi di euro di risorse pubbliche (dei 7 miliardi complessivi a cui si aggiungono i 5 miliardi da parte dei privati).
I fondi pubblici provengono per 4,9 miliardi dal governo e per 2,1 miliardi dai Fondi strutturali regionali. 3,5 miliardi fanno capo al Fondo di Sviluppo e Coesione.
“Si tratta dell’infrastruttura più importante per i prossimi 20 anni – aveva detto Renzi – Nella banda larga saremo leader in Europa nel giro di un triennio, oggi siamo l’ultima ruota del carro. Nell’autunno partiranno i primi interventi. L’obiettivo è la copertura totale del Paese. Per gli operatori di telefonia non c’è altro che mettersi in gioco”.