Banda ultralarga, Valotti: “E’ ora di valorizzare le utilities”

Il presidente di Utilitalia: “Imprese di servizi pubblici hanno patrimonio infrastrutturale senza precedenti”. Asse Enel-Acea per Roma?: “Posa delle reti non può che essere responsabilità del gestore locale”

Pubblicato il 02 Mag 2016

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“Pensiamo sia il momento che le risorse finora investite dalle utilities per la diffusione della banda larga, vengano valorizzate e possano contribuire allo sforzo complessivo per l’infrastrutturazione digitale”. Il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti accende i riflettori sul ruolo che le utilities possono avere nella partita della banda ultralarga per velocizzare l’attuazione del piano del governo. “Le nostre imprese – dice a CorCom – hanno utilizzato spazi offerti dal mercato delle telecomunicazioni, investendo nella diffusione della banda larga e consentendo il superamento di un “digital divide” proprio nelle aree periferiche, probabilmente non prioritarie per gli interessi dell’operatore principale. Eppure fino ad oggi non sono è stata adeguatamente valorizzata, la presenza sul territorio nazionale di queste infrastrutture, ormai ‘primarie’ per la vita quotidiana dei cittadini. Le politiche nazionali del settore hanno finito in molti casi per finanziare e favorire una duplicazione di queste tipologie di investimenti”.

Valotti, intende dire che si rischia una sovrabbondanza di infrastrutture?

Voglio dire che le imprese di servizi pubblici locali possono offrire un bagaglio informativo, come la mappatura delle reti del sottosuolo ed operativo come ‘gestore’ delle infrastrutture. Senza contare le relazioni già in essere con i cittadini. Tutte leve che il Governo può attivare per una più celere diffusione di nuove tecnologie di telecomunicazione.

E le utilities cosa possono fare nello specifico?

Il contributo che le utility possono dare all’innovazione del Paese ed al piano per la banda ultralarga parte da un presupposto fondamentale: il patrimonio infrastrutturale. La presenza delle aziende in milioni di edifici, la conoscenza del sottosuolo, la gestione di infrastrutture diversificate, non soltanto per l’energia elettrica ma anche per il gas, il teleriscaldamento, l’acqua, l’illuminazione pubblica e in alcuni casi la fibra ottica. Questo consente di mettere a disposizione dell’Italia un ‘plus’ e ‘know how’ difficilmente rintracciabili altrove. Utilitalia intende farlo con le proprie associate, agendo come operatore di rete non verticalmente integrato, come previsto dalla strategia del governo. Vogliamo condividere con tutte le aziende associate criteri omogenei di valorizzazione economica delle infrastrutture del sottosuolo di cui disponiamo, sia per favorire l’economicità degli interventi di cablaggio in fibra ottica, che evitare il fenomeno dell’over-lap.

Utilitalia ha messo a punto un documento ad hoc sulla banda ultralarga. Può illustrarne i contenuti?

Abbiamo voluto fornire al Governo la fotografia delle risorse e dei progetti che le imprese dei servizi locali possono mettere in campo, anche questa volta come in passato, per assicurare alle proprie comunità un’innovazione tecnologica capace di tradursi in qualità della vita per i cittadini e competitività per il sistema locale delle imprese. Le utilities sono da sempre frontiere dell’innovazione. Adesso nella co-progettazione di città sempre più ‘smart’ e qualche anno fa, quando internet era agli albori, lo sono state al fianco dei territori per la nascita delle prime reti digitali, rispondendo ai bisogni delle comunità locali. In qualche modo anche il cablaggio in fibra ottica a Milano è figlio di questa stagione, in cui anche le utilities hanno investito nelle reti digitali. Da allora ad oggi intere aree industriali, medie e piccole città, aree rurali, sono raggiunte da operatori diversi da quelli “mainstream”, garantendo servizi a clienti residenziali, business e corporate e progetti personalizzati e ad alto valore aggiunto. Senza contare che alcune sedi locali della Pubblica amministrazione hanno potuto beneficiare della presenza di una connessione avanzata giungendo per prime a svolgere servizi in forma digitale.

Quante e quali utilities potrebbero essere interessate al business della banda ultralarga?

Utilitalia rappresenta oltre 500 imprese di servizi pubblici locali con 90.000 addetti e un valore della produzione pari a oltre 40 miliardi di euro all’anno. Il settore dei servizi “a rete”, gas, acqua ed energia, è molto attinente al generale tema dei cablaggi delle aree urbane. Con le reti di distribuzione di energia elettrica e fibra ottica si superano in totale i 130mila chilometri: 128mila per l’energia elettrica e 6.400 per le reti in fibra ottica. Le imprese associate – che vedono la partecipazione societaria di enti pubblici locali o di soci privati – operano attraverso le proprie reti di distribuzione nelle più grandi aree metropolitane del Paese. Solo prendendo in considerazione queste aree, la popolazione servita nei centri urbani più importanti supera i 7 milioni. Inoltre è diffusa la presenza degli operatori locali in aree a media e bassa densità di popolazione. Ad esempio la Regione Valle d’Aosta e le Province Autonome di Trento e di Bolzano sono servite esclusivamente da operatori associati ad Utilitalia. In tal senso, una normativa chiara ed affidabile e un modello di business condiviso, potrebbero contribuire ad attivare in molte imprese un’opera di investimenti infrastrutturali, che velocizzerebbe il raggiungimento degli obiettivi del Governo, che sono poi quelli definiti dalla commissione europea. Il roll out dei nuovi misuratori potrà sicuramente essere una ulteriore occasione per intensificare la presenza dei tecnici sul territorio e intervenire per la posa della fibra ottica, ma noi riteniamo che anche altre infrastrutture – vedi quella per l’illuminazione pubblica o il teleriscaldamento – possano rappresentare un utilissimo veicolo per agevolare la diffusione della fibra e tali infrastrutture sono gestite da molte nostre imprese.

Come vede il progetto di Enel? Secondo lei sono possibili partnership a livello locale con altre utilities?

Vedo sicuramente percorribile la condivisione di un modello di business che, se ritenuto adeguato ed efficiente per il settore delle telecomunicazioni e per il Paese, potrebbe veder l’azione congiunta delle utilities anche nelle aree in cui Enel non è presente o non intende intervenire. Un aspetto certamente rilevante e non eludibile è legato alla “fisicità” di questo comparto. La posa delle reti e delle infrastrutture non può che essere responsabilità del gestore locale. Sarà sempre il gestore locale a dover intervenire per la rapida e sicura posa della fibra.

Acea potrebbe essere il deus ex machina per cablare Roma?

Naturalmente non entro nelle scelte del management delle singole aziende associate, ma come presidente di Utilitalia ritengo che molte nostre imprese abbiano potenzialità ed interesse per questo settore. Nel caso specifico di Acea, posso solo aggiungere che, per quanto di mia conoscenza, l’azienda ha sia l’esperienza che le competenze tecnologiche necessarie, inoltre ha a disposizione non solo la rete elettrica, ma anche la rete idrica e la rete dell’illuminazione pubblica.

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