LA PROPOSTA

Assoprovider: rimodulare oneri frequenze per la banda ultralarga nelle zone rurali

L’associazione chiede al Mise di appoggiare l’emendamento al Decreto Rilancio per rivedere il listino delle risorse inutilizzate e renderle accessibili agli operatori nelle aree periferiche

Pubblicato il 02 Lug 2020

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Forte del sostegno degli oltre 200 provider indipendenti che rappresenta, Assoprovider ha chiesto al Mise di poter accedere ai milioni di link radio oggi inutilizzati che potrebbero consentire di portare la banda ultralarga nelle zone rurali. In una nota, l’associazione fa presente di aver lanciato un appello al Ministero dello Sviluppo economico   “di appoggiare senza indugi l’emendamento 195.4 al Decreto Rilancio, in discussione alla Camera. Questo emendamento consente finalmente a migliaia di operatori italiani di accedere alla Rete Internet e ampliare i servizi nelle zone rurali, servendosi di risorse frequenziali, che da sempre sono del tutto inutilizzate” .

Si aggirerebbe intorno al 98%, secondo le stime di Assoprovider, la percentuale di risorse frequenziali punto-punto attualmente inutilizzate. L’emendamento permetterebbe di trovare una soluzione al problema della mancanza di connettività ultra veloce nelle zone rurali, le quali ne hanno invece piena necessità, come emerso durante l’emergenza Covid-19. Non si tratterebbe di assegnare all’associazione le frequenze in uso gratuito, ma di rimodulare gli oneri amministrativi: Assoprovider infatti si batte da tempo contro gli oneri “ingiustificatamente alti” che in Italia, a differenza degli altri Paesi europei in cui vigono tariffe minori, provocherebbero una “distorsione dei prezzi” a favore dei grandi operatori. “Gli attuali oneri amministrativi – fa notare l’associazione – così come attualmente applicati nel nostro Paese rappresentano delle barriere economiche artificiose e discriminatorie nell’accesso alle risorse collettive come evidenziato dalla recente relazione Agcom e dalla normativa europea in materia”.

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