Le tariffe wholesale per l’accesso alla rete in rame saliranno nel 2023 mentre resteranno invariate per l’anno 2022. E gli aumenti previsti saranno più contenuti rispetto a quanto preventivato in consultazione. Questa la decisione di Agcom che ha deciso di notificare il provvedimento alla Commissione Ue a cui spetta ora la decisione per il via libera all’operazione.
Secondo quanto risulta a CorCom l’aumento delle tariffe è stato ridotto al 60% rispetto alla proposta in consultazione ma i prezzi aumenteranno nel 2023 nonostante le proteste degli operatori alternativi all’incumbent. Riguardo al 2022 saliranno solo le tariffe di accesso al Vulah con un impatto marginale considerata la quantità di linee attive sul totale.
A pesare l’inflazione e il parametro che incide di più è il Wacc (costo medio ponderato del capitale). E la proposta avallata degli uffici dal Consiglio dell’Authority procede sull’onda delle misure attuate in Spagna e Germania.
In discesa le tariffe di accesso alla fibra
L’aumento delle tariffe per l’accesso in rame fa il paio con l’abbattimento di quelle per la fibra: l’obiettivo è favorire la realizzazione e la migrazione alle infrastrutture di nuova generazione e accelerare sulla dismissione del rame. Non concordano però sulla linea gli operatori alternativi a Tim secondo i quali l’aumento delle tariffe del rame genererebbe cassa per Tim con esborsi a carico degli Olo senza favorire la migrazione: sul 60% del territorio nazionale non esiste la doppia infrastruttura rame-fibra.
Se è vero che l’obiettivo dell’operazione è proprio quello di spingere la realizzazione delle nuove reti da parte di tutti gli operatori, la misura andrebbe a impattare a un doppio livello sugli Olo che dovrebbero contemporaneamente sborsare soldi per accedere al rame (unica via nel breve-medio periodo per continuare a fornire i servizi ai loro clienti) e per realizzare nuove reti con un carico da novanta in una situazione di crisi delle Tlc.
Vivendi rincarerò la dose sul valore della rete?
Last but not least il rialzo delle tariffe di accesso al rame fa balzare di fatto il valore dell’asset di Tim con un inevitabile impatto sul dossier rete nazionale: Vivendi a questo punto potrebbe rincarare la dose delle proprie richieste per la cessione dell’asset già considerato non adeguatamente valorizzato nell’ambito delle offerte presentate da Kkr e da Cdp-Macquarie. Il cda di Tim ha deciso di dare tempo alle due cordate fino al 18 aprile per rivedere le proposte.