“Un approccio flessibile che consenta ai telecom service provider di aumentare i loro investimenti in infrastrutture e che aiuti gli operatori over the top a beneficiare dell’installazione di infrastrutture aggiuntive in base all’ottimizzazione dei loro volumi di traffico garantirà che l’Internet pubblico rimanga accessibile e ugualmente disponibile per tutti. Riteniamo che tale approccio rientri nei principi della neutralità della rete e non abbia alcun impatto sulla prevenzione di discriminazioni irragionevoli del traffico internet in base al contenuto, alla natura del servizio. Inoltre, contribuirà a mantenere la promessa dell’accesso universale, aiuterà l’India a raggiungere gli obiettivi di proliferazione della banda larga e contribuirà a colmare il divario digitale”: Jio, il principale operatore di Tlc dell’India chiede all’Authority delle Tlc (Trai) un intervento affinché le big tech siano chiamate a contribuire alla realizzazione delle reti a banda ultralarga. Il dibattito partito dall’Europa si estende dunque a macchia d’olio andando a farsi forte in uno dei principali Paesi al mondo in termini di utenti di Tlc – la sola Jio conta 450 milioni di abbonati.
Tutte le telco concordi
Una richiesta che vede concordi anche le altre telco del Paese: Reliance, che detiene il 55% del traffico dati totale dell’India, sostiene che richiedere alle società internet di compensare l’utilizzo della rete garantirà condizioni di parità. “Suggeriamo che il Trai raccomandi ai fornitori di servizi Ott di contribuire allo sviluppo della rete e alla costruzione di una spina dorsale per il Paese con una giusta quota”. Airtel e Vodafone-Idea sono dello stesso parere ed Airtel avrebbe proposto che solo i maggiori utilizzatori dell’infrastruttura internet sostengano i costi di utilizzo della rete, consentendo alle startup più piccole di prosperare senza ostacoli.
L’Arpu si attesta a 2 dollari
Nonostante l’India sia uno dei mercati a più elevato tasso di crescita nel settore delle Tlc il ricavo medio per utente (Arpu) è fra i più bassi nell’area dell’Asia meridionale. Si attesta a 2 dollari al mese. E gli operatori sono chiamati a ingenti investimenti: 19 miliardi di dollari l’esborso per l’asta 5G dello scorso anno, cifra che rischia di impattare e non poco sui margini già risicati.
La posizione della Asia Internet Coalition
Sul piede di guerra la Asia Internet Coalition, che rappresenta alcune delle più grandi aziende tecnologiche fra cui Microsofr, Google, Meta e Amazon: “Un modello in cui le telco possano chiedere un compenso ai fornitori di servizi Ott sotto forma di condivisione dei ricavi o di tariffe per l’utilizzo della rete avrebbe impatto sulla neutralità della rete e sui consumatori nel lungo periodo”. Immediata la replica di Jio: “Un intervento in questo momento è importante perché il traffico sulle reti di telecomunicazione continuerà a crescere ad un ritmo esponenziale con la maturazione del 5G e il passaggio al 6G. La mancata partecipazione al finanziamento dei costi di rete da parte delle aziende e dei fornitori di contenuti può mandare a monte l’intero processo; di conseguenza, è necessario spingere le grandi tecnologie a contribuire, in quanto il 5G e il 6G sono ideali per le loro applicazioni ad alta intensità di banda come lo streaming video e i giochi online”.