Dall’impatto, senza precedenti, sui modelli di business e sull’offerta e il consumo di servizi innovativi alle sfide per le politiche pubbliche. con particolare attenzione alla regolazione, alla politica industriale ai più recenti interventi in materia di golden power e cybersecurity. Punta a rispondere alle principali domande che accompagnano la transizione verso la rete di quinta generazione il volume da oltre 360 pagine “Il futuro del 5G” (edito da Egea) che raccoglie i risultati di un gruppo di ricerca Astrid-Led coordinato da Maurizio Dècina, Professore Emerito di Telecomunicazioni al Politecnico di Milano, e Antonio Perrucci, Direttore del Laboratorio sull’Ecosistema Digitale (Astrid-Led) e docente presso l’Università Lumsa di Roma.
A firmare la prefazione il presidente di Astrid nonché di Open Fiber Franco Bassanini. A cura di Pietro Guindani – ex presidente di Asstel (l’associazione ha appena eletto al vertice Massimo Sarmi) – la postfazione.
“In questa sede – scrive Bassanini – appare utile richiamare preliminarmente ciò che il 5G non è. Non si tratta del semplice passaggio da una (la quarta) ad un’altra (la quinta) generazione di reti radiomobili, come è avvenuto finora. Non siamo di fronte a meri miglioramenti della qualità del servizio e della banda disponibile per gli utilizzatori, anche se – ovviamente – notevoli progressi si registrano anche con riguardo a questi aspetti. Del resto, e più in generale, sbaglierebbe chi ritenesse il salto tecnologico del 5G circoscritto alla telefonia mobile: l’infrastruttura del 5G ha infatti un carattere ibrido, riconducibile alla forte integrazione con la rete fissa, in primo luogo quella in fibra ottica. Qualcuno ha definito la rete 5G «agnostica», ossia indifferente rispetto alla tipologia di servizio finale (fisso o mobile). Proprio in forza di questa integrazione, il primo problema per il Paese è quello di dotarsi al più presto di una infrastruttura di ultima generazione ad altissima capacità e a copertura universale, che utilizzi tutte le opportunità della fibra ottica e quelle della tecnologia 5G”.
Secondo Bassanini a supporto dell’infrastrutturazione è necessario un coordinamento fra le misure lato offerta e domanda. “La politica per la banda ultralarga presenta alcune luci, dal momento che fin dall’inizio le due leve (offerta e domanda) erano state pensate in modo sinergico, ma anche talune ombre, se si tiene conto che la Strategia Digitale per i servizi della Pubblica amministrazione ha – oggettivamente – registrato tempi di attuazione più lunghi di quelli impiegati per la realizzazione delle reti a banda ultralarga, che pure ha conosciuto rallentamenti ascrivibili sia ai ritardi prima menzionati nella concessione dei permessi, sia ad un contenzioso decisamente anomalo”. A tal proposito Bassanini considera auspicabile “il ricorso a strumenti quali il credito d’imposta e i bonus, sperimentati in altre recenti occasioni sia nel settore delle comunicazioni elettroniche (pc, tablet, accesso a banda larga), sia in altri comparti (super-bonus ecologico per le ristrutturazioni edilizie, super-bonus sisma)”.
E il credito d’imposta “potrebbe incentivare innanzitutto il completamento della infrastruttura in fibra con la costruzione dei cosiddetti verticali di rete, la costruzione delle infrastrutture (Lan) interne ad abitazioni, uffici e fabbriche, il completamento della copertura 5G nelle aree interne del territorio nazionale, l’acquisto di apparati e terminali da parte di imprese e famiglie”. Ma dovrebbe anche essere indirizzato – evidenzia il presidente di Astrid – a “finanziare programmi di innalzamento delle capacità digitali, sia dei lavoratori che dei consumatori”. Per un “approccio di sistema” sono fondamentali “le iniziative per innalzare le competenze digitali dell’Italia vero tallone d’Achille del nostro Paese”.