Il piano Colao “Italia digitale 2026“, quello che punta portare la banda ultralarga a 1gbps al 100% delle famiglie e delle imprese da qui a 4 anni, è una chimera. Ne è convinto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ha lanciato l’allarme intervenendo in videoconferenza al congresso Fim-Cisl che è in corso al Lingotto di Torino.
“Stiamo alimentando un grandissimo mercato per quanto riguarda il raggiungimento di tutte le famiglie e le imprese italiane con la fibra ad alta velocità – afferma Giorgetti – È uno dei target più ambiziosi della rivoluzione digitale, ma sappiamo perfettamente che non abbiamo la capacità produttiva per poter posare nei tempi previsti tutta la fibra che abbiamo immaginato di posare, anche nel Pnrr, entro il 2026”. A motivare l’irraggiungibilità degli obiettivi il ministro cita la “mancanza di lavoratori e di capacità produttiva”.
Quello della banda ultralarga è, secondo Giorgetti, soltanto un esempio concreto del “problema del collo di bottiglia sull’offerta rispetto alla domanda”.
Alla questione sollevata da Giorgetti sul piano del governo per la banda ultralarga si aggiunge anche il caso sollevato dalla Cgil sui rinvii dei bandi per la connettività: “Abbiamo appreso dalla stampa della proroga subita dai bandi di gara per le reti 5G, il cui termine di chiusura passa dal 27 aprile al 9 maggio. Ancora una volta dunque registriamo un ritardo preoccupante che rischia di portare al mancato raggiungimento entro i tempi stabiliti degli obiettivi legati allo sviluppo delle connessioni”, affermano Emilio Miceli e Barbara Apuzzo, rispettivamente segretario confederale della Cgil e responsabile nazionale Politiche e Sistemi integrati di telecomunicazione del sindacato.
“Anche per le due gare con le quali si punta a rilegare in fibra ottica più di 10.000 siti radiomobili esistenti e a realizzare nuovi impianti in oltre 2.000 aree entro il 2026 – sottolinea Miceli e Apuzzo – si registra quindi un ritardo nell’aggiudicazione dei lotti. E questo avviene nonostante le condizioni per gli operatori siano molto meno stringenti rispetto a quelle presenti negli altri bandi, con il rimborso fino al 90% delle spese sostenute dagli operatori aggiudicatari, che manterranno la proprietà delle infrastrutture, e nessun tetto massimo di lotti aggiudicabili”.
“Come già avvenuto nelle settimane scorse per i bandi relativi al Piano Italia a 1 Giga, i cui termini sono stati spostati dal 16 al 31 marzo, e per i piani Sanità connessa e Scuole connesse, prorogati due volte, prima dal 15 al 30 marzo, e poi all’11 aprile, registriamo un ritardo sulla tabella di marcia che ci preoccupa – proseguono i rappresentanti della Cgil – E il tutto avviene pochi mesi dopo che il bando per il Piano Isole minori è andato deserto”.
“Se non recuperiamo in fretta – aggiungono Miceli e Apuzzo – il rischio è quello di mettere in pericolo il raggiungimento entro la fine di giugno degli obiettivi legati allo sviluppo delle connessioni ultraveloci, come previsto dall’impegno preso con la Commissione Ue. L’aver pensato di frammentare quella che consideriamo la più grande opera infrastrutturale del Paese non aiuta, e forse qualche problema risiede anche nella modalità con cui sono stati strutturati i bandi”.
“Positivo dunque – concludono – il fatto che per l’aggiudicazione del bando Italia a 1 giga da 3,65 miliardi sembrerebbero esserci in campo solo le offerte arrivate da Tim, con Fibercop, e Open Fiber, il che renderebbe sempre più concreta la realizzazione di una rete unica, frutto della fusione dell’incumbent nazionale e di Open Fiber. Questo permetterebbe di riunificare ciò che sembrava essere destinato alla frammentazione, e metterebbe il nostro Paese in condizione di avere una rete in cui sviluppo e investimenti possano avere una dimensione generale riguardo alla manutenzione così come alla tecnologia”.
Banda ultralarga fissa e mobile, il punto a Telco per l’Italia il 3 maggio
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In crescita gli investimenti per le nuove reti, quali i piani degli operatori per chiudere i gap? Dalle città ai piccoli comuni passando per i distretti e le aree periferiche. Ma bisognerà fare i conti con burocrazia, norme inadeguate, personale insufficiente. Come sciogliere i nodi? Ad aprire i lavori la Sottosegretaria al Mise Anna Ascani.