“Da una situazione drammatica come quella della pandemia possono nascere grandi opportunità per l’Italia e il rapporto Desi mostra un’inversione di tendenza, in particolare grazie all’operato di Open Fiber”: in un’intervista a Teleborsa, Tommaso Edoardo Frosini, Professore ordinario di Diritto pubblico comparato e di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, già Vicepresidente del Cnr, accende i riflettori sui passi avanti fatti dall’Italia in termini di infrastrutturazione in fibra Ftth.
Sono i numeri del Desi a certificare l’avanzata italiana, confermata anche dalle recenti analisi presentate da Idate e McKinsey. Stando ai dati elaborati da Idate con il Market Intelligence Committee dell’Ftth Council Europe, l’Italia si classificha al terzo posto (su 28 stati) nel ranking europeo di copertura Ftth/B. In particolare, con 3,8 milioni di unità immobiliari cablate nel corso del 2020 in Ftth/B, il nostro Paese è al secondo posto come tasso di crescita annuale dopo la Francia (+4.7 milioni) e davanti alla Germania (+1.9 milioni) e al Regno Unito (+1.8 milioni). Il contributo alla crescita 2019-2020 è ascrivibile per circa l’80% a Open Fiber. Con circa 11.5 milioni di unità immobiliari abilitate ai servizi ultrabroadband Open Fiber si conferma di gran lunga il principale operatore italiano di reti in fibra ottica. E secondo McKinsey l’Italia è seconda solo alla Francia sia in termini di copertura delle aree rurali in Ftth (28% vs 31%) sia di crescita anno su anno (+47% vs +59%), anche in questo caso grazie alle reti a firma Open Fiber.
Bisognerà però spingere ulteriormente: “C’è ancora molto da fare”, evidenzia Frosini il quale indica che “bisogna investire bene” i fondi messi a disposizione dall’Europa e che c’è da intervenire anche sul fronte dei voucher per stimolare la domanda: “Sarebbe un bene che venga esteso il più possibile il perimetro dei beneficiari, in particolare vista l’estensione della didattica a distanza”, ma “è importante però che il sostegno sia indirizzato verso la migliore tecnologia disponibile, ossia l’Ftth dove presente, anche in considerazione dei target Ue della Gigabit Society. “Un intervento di sostegno della domanda che includa anche le connessioni con velocità inferiori a 100 Mbps avrebbe l’effetto di ritardare ulteriormente l’adozione di tecnologie più veloci e favorire la permanenza di linee obsolete”.
Il docente dice la sua anche in merito al progetto di rete unica Tlc: “Non è ancora chiaro quale sarebbe il perimetro e la governance di un’eventuale nuova società”, dice Frosini sottolineando che “la Ue ha adottato nell’ultimo ventennio politiche fortemente contrarie ai monopoli ed una “regolamentazione di favore per gli operatori infrastrutturali puri, wholesale only, che sono spinti per loro a natura a investire per mettere a disposizione dei propri clienti, a parità di condizioni, un’infrastruttura all’avanguardia”. Secondo il docente tenendo conto “che l’avvento di Open Fiber ha generato una spinta alla concorrenza e una forte accelerazione, sarebbe difficile ipotizzare uno scenario in cui l’ex monopolista possa sostanzialmente acquisire il suo principale competitor“.