L'INTERVISTA

Banda ultralarga, Garnier: “Italia indietro sulla domanda, bisogna puntare sulla fibra”

Secondo il direttore generale dell’Ftth Council Europe le politiche nazionali di incentivazione dovrebbero essere orientate esclusivamente verso l’adozione delle reti ad altissima velocità per un allineamento con gli obiettivi di infrastrutturazione. E nel nostro Paese resta alto l’analfabetismo digitale: troppi utenti resistono al cambiamento tecnologico e optano ancora per l’Adsl

Pubblicato il 12 Dic 2023

Foto di Vincent Garner

Il progresso delle reti Ftth è evidente, con una copertura Ftth/B che ha raggiunto il 62,3% delle abitazioni nell’area Eu39 a settembre 2022. È ancora presto per condividere i dati aggiornati al 2023, ma il prossimo rapporto Ftth/B Market Panorama, che sarà presentato alla Ftth Conference 2024 di Berlino, dovrebbe confermare la crescita nei tassi di copertura registrata lo scorso anno, e personalmente non vedo l’ora di condividere le statistiche aggiornate”: il Direttore generale Ftth Council Europe, Vincent Garnier fa il punto sull’evoluzione dell’infrastrutturazione in Europa in occasione di Telco per l’Italia.

QUI LE SLIDE DELL’INTERVENTO DI GARNIER A TELCO PER L’ITALIA

Garnier, la diffusione delle reti Ftth sta dunque avanzando in tutta Europa. Quali sono i Paesi più avanzati?

La Lettonia è in cima alla classifica dei paesi europei con il 91,5% di copertura Ftth/B seguita da Islanda (91,3%), Portogallo (90,9%), Romania (88,5%) e Spagna (87,4%). L’Italia occupa la 24a posizione in classifica con un tasso di copertura del 55,5%.

La Commissione Europea teme per gli obiettivi del Decennio Digitale: il settore delle telecomunicazioni sta soffrendo e il dibattito sulla quota equa è in corso. Ci si concentra sul contributo delle big tech: qual è la posizione dell’Ftth Council Europe?

L’Ftth Council Europe si impegna a sostenere gli obiettivi del Decennio Digitale dell’UE, poiché la nostra missione – promuovere connettività diffusa basata sulla fibra ottica in tutta Europa – è pienamente allineata con le ambizioni dell’Unione Europea  di connettere tutte le abitazioni europee ad una rete Gigabit entro il 2030. Pur riconoscendo i notevoli investimenti necessari per completare il dispiegamento di reti Ftth, non percepiamo una necessaria mancanza di investimenti nel settore. In particolare, nuovi attori nel mercato (altnets) hanno costantemente investito nella diffusione dell’Ftth, spingendo gli operatori storici a seguirne l’esempio. Per questo motivo, come organizzazione, non abbiamo una posizione chiara sul dibattito sulla cosiddetta Fair Share. Dopo tutto, la Commissione europea non ha presentato alcuna proposta concreta in merito. L’Ftth Council Europe ritiene che sia l’intero ecosistema di Internet a dover essere preso in considerazione quando si valutano le opzioni politiche e che qualsiasi considerazione di un contributo non debba essere limitata alla sola nozione di finanziamento delle reti di accesso. A mio avviso, le sfide principali per il raggiungimento degli obiettivi del Decennio Digitale risiedono nell’affrontare le questioni pratiche, e l’imminente Gigabit Infrastructure Act svolgerà un ruolo cruciale a questo proposito. La preoccupazione principale riguarda lo snellimento dei processi burocratici, la riduzione della burocrazia, la riduzione dei costi e l’accelerazione della diffusione delle reti Ftth, temi che la legge sulle infrastrutture Gigabit intende affrontare. Un altro argomento chiave sarà il modo in cui i Paesi dell’UE gestiranno il processo di switch-off delle reti in rame, poiché questo sarà un fattore cruciale per accelerare l’adozione dell’Ftth in tutta Europa.

In Italia, e non solo, l’adozione è un problema: l’infrastruttura c’è, ma le attivazioni non decollano. Come superare questa impasse? Saranno necessari maggiori incentivi per finanziare la domanda?

In effetti, se da un lato siamo lieti di constatare i progressi compiuti in tutta Europa in termini di copertura della rete Ftth, dall’altro il tasso di adozione non ha ancora raggiunto la soglia del 50%, con differenze significative a livello di Paese. Come illustra il nostro recente studio “Ftth adoption drivers and hurdles in Europe“, l’Italia sta affrontando una serie di problemi per quanto riguarda l’adozione dei servizi in fibra. Le cause di questo ritardo sembrano essere due.

Secondo lo studio, condotto da Plum Consulting, la forte attenzione di Tim alla tecnologia Fttc nell’ultimo decennio ha portato alla disponibilità diffusa della banda larga sul territorio italiano, mettendo in discussione la differenziazione delle offerte Ftth. Per risolvere questo problema, le autorità italiane hanno introdotto una normativa sulla pubblicità che utilizza un sistema “a semaforo” per distinguere la connettività Ftth (verde), l’Fttc (arancione) e l’Adsl (rosso). Tuttavia, un secondo e più profondo problema deriva dalle sfide di alfabetizzazione digitale in Italia, dove alcuni utenti, soprattutto anziani e resident nelle aree rurali, resistono al cambiamento tecnologico e optano per l’Adsl nonostante le opzioni Fttc siano accessibili.

Ci sono stati interventi a livello nazionale ed europeo per incoraggiare e sostenere l’adozione della banda larga, ma questi includono misure mirate a velocità inferiori rispetto a quelle offerte dalla fibra. Ciò riflette il fatto che la strategia italiana per la banda ultralarga non specifica la fibra come soluzione politica a tutte le sfide della connettività in Italia. A livello generale, i governi che spingono per la diffusione delle reti Ftth/B dovrebbero indirizzare le politiche in sostegno alla domanda esclusivamente verso l’adozione dell’Ftth/B. In altre parole, gli obiettivi di diffusione e adozione della fibra ottica dovrebbero essere allineati.

Assicurarsi che la connettività domestica sfrutti a pieno i vantaggi offerti dalle reti Ftth gioca un ruolo cruciale nell’incentivare l’adozione dei servizi in fibra: quali sono le sfide che i Csp devono affrontare per far sì che questo accada?

I dati di un recente studio condotto dal comitato di lavoro In-Home Broadband Excellence dell’Ftth Council Europe, intitolato “In-Home Connectivity Survey Report 2023“, ci dicono che nella maggior parte dei casi l’installazione domestica dei servizi di connettività basati su fibra ottica è la prima delle sfide che i fornitori di servizi devono affrontare.

Nell’ambito di una serie di interviste condotte nel contesto di questo studio, la maggior parte dei Csp ha indicato l’importanza di disporre di una soluzione wi-fi qualificata come elemento chiave di differenziazione nei loro mercati per fornire una migliore esperienza ai clienti.  Misurare la soddisfazione dei clienti è quindi considerato un elemento chiave per consentire ai fornitori di differenziare i propri servizi dalla concorrenza e migliorare l’esperienza dei clienti. Ciò è ancor piu3 importante dal momento che la maggior parte degli utenti finali non ha una conoscenza sufficiente delle soluzioni wi-fi a disposizione o dei loro limiti. La maggior parte dei Csp si affida al Net Promoter Score come principale Kpi per misurare la soddisfazione dei clienti in quanto a banda larga domestica, anche se l’Nps non fa distinzione tra la soddisfazione complessiva dell’utente e il contributo portato dalla qualità della rete domestica. Questo lo rende un Kpi difficile da utilizzare per valutare i benefici della fibra ottica nel caso della connettività domestica, e altri Kpi, più tecnici, si rendono necessari.

Dal punto di vista tecnologico, se da un lato l’adozione del wi-fi 6 è diffusa in larga scale, dall’altro lo studio sopra citato rivela ulteriori sfide, in particolare per quanto riguarda il mesh networking: gli standard aperti per il mesh networking sono preferiti, ma l’interoperabilità senza soluzione di continuità tra più fornitori rimane ancora in fase di definizione. Infine, una nuova tendenza in crescita è il fattore sostenibilità. La semplice “aggiunta di altro wi-fi” non sembra più essere una soluzione praticabile ai problemi delle reti domestiche, poiché i costi, il consumo di energia e l’impegno del settore a raggiungere le emissioni “net zero” sono ora una preoccupazione reale per l’industria.

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