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Banda ultralarga, il 46,2% degli italiani favorevole a “tassa” big tech

Ma per il 34,6% è lo Stato che deve farsi carico dei costi per spingere la realizzazione delle nuove reti. È quanto emerge dal terzo Rapporto sul valore della connettività realizzato dal Censis con WindTre. Nel nostro Paese le tariffe mobile Internet più basse al mondo. Facciamo il punto a Telco per l’Italia il 15 giugno a Roma

Pubblicato il 08 Giu 2023

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Il 46,2% degli italiani è a favore della proposta della Commissione europea che punta a obbligare i grandi generatori di traffico dati – alias gli Ott come Google e Meta – a contribuire economicamente alla realizzazione delle nuove reti. È quanto emerge dal 3° Rapporto sul valore della connettività in Italia (SCARICA QUI IL REPORT) realizzato dal Censis in collaborazione con WindTre. E si sale al 51,3% nel campione dei giovani e al 49,8% fra i laureati. Per il 34,6% invece dovrebbe essere lo Stato a farsi carico dalla questione.

La connessione è un diritto sociale

La connessione a internet per l’88,7% italiani è un diritto sociale al pari della sanità e della previdenza. La pensa così l’84,1% dei giovani, il 90,5% degli adulti e l’88,5% degli anziani. Per l’80,8% dei cittadini (l’84,5% dei giovani) l’accesso alla rete dovrebbe essere gratuito, il 19,2% degli italiani è invece contrario alla gratuità.

Tariffe Internet mobile, in Italia le più basse al mondo

L’Italia insieme con Israele è il paese il cui si registra il costo di accesso a Internet mobile più basso al mondo. E i prezzi si sono ridotti del 93% in tre anni. In Francia il costo medio per Gb è superiore al nostro del 47,3%, in Spagna dell’80%, in Germania del 95,5% e negli Usa del 97,9%. Se è vero che il costo medio del traffico dati su rete mobile così basso nel nostro Paese ha consentito una maggiore inclusione sociale mediante l’accesso a internet non bisogna sottovalutare l’effetto boomerang sul settore delle Tlc che sta attraverso una fase di profonda crisi. Questione su cui faremo il punto in occasione di Telco per l’Italia il 15 giugno a Roma (PER ISCRIVERSI CLICCARE QUI): fra i partecipanti l’amministratore delegato di WindTre Gianluca Corti.

Cresce l’inflazione ma diminuiscono le tariffe a danno delle telco

Nel periodo 2015-2022- evidenzia il report – l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) in Italia è aumentato del 14,2%, mentre quello relativo alle telecomunicazioni è diminuito del 22,8%. Nel 2022, un anno caratterizzato da alta inflazione, i prezzi generali al consumo sono aumentati dell’8,7% rispetto all’anno precedente, mentre l’indice dei prezzi delle telecomunicazioni è diminuito del 3,3%.

I consumatori ignorano l’effetto boomerang

“Nel nostro Paese il traffico di un gigabyte di dati ha il prezzo più basso al mondo dopo Israele. Anche per questo gli italiani possono accedere facilmente a tutte le nuove tecnologie digitali e guardare al futuro con fiducia. Infatti, il 67,4% considera le nuove tecnologie un’opportunità – commenta Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di WindTre -. D’altra parte, anche a causa di questi prezzi gli operatori hanno registrato nel 2022, per la prima volta, flussi di cassa negativi per 4 miliardi, come ha ricordato la direttrice di Asstel Laura Di Raimondo. E questo dato annuncia una possibile contrazione degli investimenti. Ben venga l’intervento pubblico con i 6 miliardi in cinque anni del Pnrr ma nello stesso periodo l’industria mette sul piatto più di 35 miliardi, quindi 6 volte tanto”.

Secondo Basso “i consumatori ignorano questo rischio e le conseguenze sulla possibilità di avere servizi all’avanguardia anche in futuro, mentre si dimostrano consapevoli dei rischi sociali di alcune tecnologie e il 61,6% chiede una moratoria nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Dal dibattito è emersa anche l’urgenza di uno sforzo straordinario sul piano educativo, per la formazione del capitale umano. 4 italiani su 5 sanno che circolano troppe fake news e nell’85,8% dei casi chiedono una informazione scientifica di facile comprensione. È una responsabilità di cui noi ci facciamo carico, conclude Basso, con progetti di educazione digitale e mediatica come NeoConnessi, che attraverso le scuole ha raggiunto più di un milione di ragazzi della primaria. Ma in questo campo è indispensabile l’investimento pubblico”.

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