Dal pay-as-you-go, da definirsi in base all’evoluzione del mercato, al pay-per-use tenendo conto dell’effettivo consumo di dati e di banda. Da sussidi ad hoc per sostenere le telco e i provider a una fee a carico degli over the top: il dibattito sul tema delle tariffe per la banda ultralarga sta tenendo banco non solo in Europa. Negli Stati Uniti dalla pandemia in poi la Fcc – corrispettivo della nostra Agcom – ha iniziato a interrogarsi su come riequilibrare pesi e misure.
Il video entertainment ha sparigliato le carte
Strand Consult si prepara ad aggiornare il report: “Middle Mile Economics: How streaming video entertainment undermines the business model for broadband”, ma già dall’edizione precedente è emersa una situazione “borderline” in termini di ricavi e profitti per le telco. “Sebbene non esista una soluzione unica per tutti i Paesi, è sempre più evidente che la politica della banda larga deve evolversi. I modelli prevalenti di accesso alla banda larga sono stati sanciti quando l’e-mail era la killer app di Internet, più di 30 anni fa. Nessuno sapeva che l’intrattenimento video sarebbe diventato il caso d’uso principale e avrebbe rappresentato l’80% del traffico internet. È ora di aggiornare le politiche per riflettere la realtà”, spiegano gli analisti.
Nel report è stata effettuata un’indagine approfondita su 50 fornitori di banda larga in 24 stati americani. Il rapporto rileva che i costi del middle mile crescono 2-3 volte più velocemente dei ricavi della banda larga domestica, che il traffico delle Big Tech consuma fino al 90% della capacità di rete e che pochi, se non nessuno, fornitori di banda larga sono stati in grado di monetizzare l’aumento del traffico di intrattenimento video in streaming nella loro rete.
Come recuperare i costi dello streaming?
“Sebbene molte applicazioni online abbiano registrato un’impennata del traffico durante la pandemia Covid-19, i requisiti infrastrutturali per supportare l’intrattenimento video in streaming costano molto di più delle applicazioni per il lavoro, la scuola e la sanità. Queste ultime applicazioni sono socialmente importanti, ma il loro volume di traffico totale è molto ridotto rispetto all’intrattenimento video in streaming fornito da Netflix, YouTube (Alphabet/Google), Amazon Prime, Disney+/Hulu e Microsoft Xbox”, si legge nel paper in cui è stata analizzata la sfida di quattro fornitori rurali di banda larga che gestiscono reti in fibra ottica fino a casa per recuperare i costi di rete del miglio intermedio dell’intrattenimento video in streaming.
I fornitori rurali di banda larga sono situati in quattro regioni rurali distinte degli Stati Uniti, hanno una media di 20.000 clienti ciascuno e gestiscono un’area grande quanto il Montenegro e Cipro. Gli elevati costi di una rete di accesso a banda larga fanno sì che i provider debbano gestire attentamente i prezzi per poter generare entrate sufficienti da una determinata area soggetta a una serie di prezzi pubblicizzati. Il rapporto analizza anche il motivo per cui una tariffazione piatta e uniforme (per un determinato livello di servizio) rappresenta una sfida particolare per tutti i fornitori di banda larga e, in particolare, perché questo è un problema nelle aree ad alto costo e poco servite.
50 dollari al mese il costo per abbonato: non bastano
L’attuale prezzo della banda larga è di circa 50 dollari al mese per abbonato, che copre il costo dell’ultimo miglio della rete e i costi operativi, ma non il costo del capitale del miglio intermedio, un costo separato che scala i requisiti delle apparecchiature all’aumentare del traffico. Gli abbonati pagano circa 25 dollari al mese per i servizi di streaming video di Netflix, YouTube, Amazon Prime, Disney+ e Microsoft. Questi cinque fornitori di servizi di streaming video comprendono il 75% del traffico di rete totale sulle quattro reti rurali a banda larga e richiedono un costo aggiuntivo di 11,65 dollari al mese in costi di capitale, attualmente assorbito dai fornitori di banda larga. Complessivamente, l’analisi mostra che il 77-94% dei costi totali di rete è legato allo streaming video di intrattenimento. Ciò equivale a 100-180 dollari di costi non recuperati per abbonato ogni anno. Data la popolarità e la crescita dello streaming video, si prevede che il costo del middle mile raddoppierà in 3-4 anni, mentre il numero di abbonati dovrebbe rimanere costante. Il costo non recuperato crescerà a 25,04 dollari per abbonato o a 81.953.409 dollari in totale per i quattro provider.
Modello insostenibile
I fornitori di intrattenimento in streaming video non contribuiscono ai costi della rete di medio o ultimo miglio e respingono i tentativi di trovare metodi di recupero dei costi. Netflix e YouTube offrono servizi di caching ai provider rurali a banda larga, ma questi sono esclusivi rispetto ai servizi proprietari delle piattaforme e comportano costi aggiuntivi per la partecipazione dei provider rurali a banda larga. La ricerca mostra che l’attuale modello di tariffazione piatta e uniforme (su tutta l’area di servizio anche con sovvenzioni) probabilmente diventerà insostenibile per la fornitura di banda larga rurale.