L'EDITORIALE

Banda ultralarga, Colao: “Situazione inaccettabile”. Mappatura da rifare e nodo aiuti di Stato

Il Recovery Plan prevede fondi pubblici per l’infrastrutturazione: è sul piano aree grigie che sono puntati i riflettori, ma bisognerà procedere con un censimento puntuale anche delle aree bianche, fermo al 2015, per capire lo stato dell’arte. Anche nelle città ci sono gap enormi e si rischia un broadband divide al contrario. In ballo anche il 5G. Il ministro alla Transizione digitale: “Stiamo rivedendo i piani, forse dovremo spendere di più”

Pubblicato il 09 Mar 2021

vittorio-colao-120228131517

Il Recovery Plan prevederà risorse pubbliche per spingere l’infrastrutturazione in banda ultralarga fissa e 5G. Non è ancora chiaro se il documento che sarà messo a punto dal Governo Draghi andrà in direzione di un rafforzamento dei fondi rispetto alla versione Conte – così come auspicato in particolare dall’Asstel, l’associazione che rappresenta le principali telco del Paese, secondo cui sono necessari almeno 10 miliardi. Il ministro alla Transizione digitale Vittorio Colao -i ntervenendo alla presentazione dell’analisi dell’Alleanza Italia per lo Sviluppo sostenibile – ha detto chiaramente che “una delle priorità devono essere le reti a banda larga”. “Stiamo lasciando dietro parti di paese: quando si legge che in alcune parti d’Italia il 90% delle scuole sono connesse e in altre il 60% vuol dire che in alcune zone stiamo escludendo uno studente su tre e i dati ci dicono che in 12 settimane si crea il gap formativo. Per me è inaccettabile“.

Il ministro ha anche annunciato che “stiamo rivedendo i piani, forse dovremo spendere più di quanto è stato previsto ma lo dobbiamo fare, non possiamo permetterci di sprecare tempo, non possiamo permetterci di avere danni a causa del ritardo su banda larga e capacità di accesso”

Quel che è certo però è che per capire dove e come destinare le risorse bisognerà fare i conti con due questioni fondamentali: la mappatura del territorio e la normativa sugli aiuti di Stato.

La Commissione europea ha avviato lo scorso settembre una consultazione pubblica – che si è conclusa lo scorso 5 gennaio – per capire come aggiornare le regole proprio in considerazione della spinta all’infrastrutturazione sancita dal Next Generation Eu. In attesa di una decisione europea in materia – attesa per la seconda metà del 2021 – in Italia le cose stanno così: il “censimento” sulle aree bianche è fermo al 2015, quindi non è chiara la situazione ad oggi a seguito del Piano portato avanti da Open Fiber ma anche degli interventi di Tim e delle attivazioni degli operatori Fwa, come Linkem ed Eolo.

La partita più importante si giocherà sulle aree grigie, quelle dove si concentra la maggior parte delle imprese e dei distretti produttivi italiani. La mappatura è stata fatta di recente in vista dell’avvio del nuovo bando, nel cassetto del Cobul da qualche mese in attesa proprio di capire quanti fondi saranno a disposizione nell’ambito del Recovery Plan. Ma bisognerà incrociare i dati con quelli delle aree bianche per un’effettiva comprensione della situazione. Inoltre sarebbe auspicabile anche una ricognizione puntuale nelle aree nere, le città per intenderci, dove è in atto una forte domanda di connessioni in fibra e ad altissima velocità ma in cui non sempre è possibile soddisfare la clientela a causa degli armadi pieni e persino dell’impossibilità di effettuare scavi in aree sottoposte a tutela architettonica per non parlare delle impasse burocratiche, altro dossier scottante e solo in parte risolto grazie alle misure introdotte dal Decreto Semplificazioni. E a proposito di semplificazioni Colao ha puntualizzato che “la cosa più importante è accettare di cambiare, di semplificare e di accelerare le riforme“. “Lavoriamo a una visione al 2030″ ed è importante si facciano rientrare priorità in una visione ma la cosa più importante è fare”.

Tornando alla banda ultralarga, quante sono le aree bianche all’interno delle città? È una domanda importante da porsi e a cui dare risposta se non si vuole rischiare, di qui a un futuro prossimo di ritrovarsi in una situazione paradossale: paesini e borghi interamente cablati e città groviera dove in alcuni civici arriva appena l’Adsl “basic”.

Poi ci sarà da giocare anche la partita 5G: i fondi pubblici, stando alla normativa sugli aiuti di Stato, potranno essere destinati solo alle aree i cui gli operatori di Tlc aggiudicatari delle frequenze messe in gara a suo tempo, non prevedono copertura. Si tratta di una minima porzione del territorio nazionale ma comunque da non sottovalutare per evitare nuovi gap.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati