Il Comune di Roma ha ostacolato gli operatori di Tlc nell’installazione e nella posa degli impianti per la banda ultralarga. E il regolamento scavi nella parte Tlc è annullato. È quanto ha deciso il Tar del Lazio a seguito dei ricorsi presentati nel 2016 da Tim e WindTre a cui si è aggiunto quello di Open Fiber nel 2021. Il regolamento emanato da Roma Capitale per disciplinare l’esecuzione e il ripristino degli scavi stradali per la posa di canalizzazioni e relative opere civili e manufatti destinate alla fornitura di servizi a rete nel suolo, sottosuolo e soprassuolo non ha tenuto conto delle peculiarità del settore Tlc.
Violato il Codice delle Tlc
Nel premettere “l’ingiustificata la preoccupazione manifestata dalla difesa capitolina circa le possibili implicazioni negative derivanti dall’accoglimento del gravame sugli altri servizi pubblici a rete”, il Tar ha annullato la parte del regolamento nella parte in contrasto con il Codice Tlc. Il regolamento resta dunque valido e vincolante per i gestori degli altri servizi a rete. “In tema di installazione di impianti di telefonia e di telecomunicazioni, i Comuni non possono introdurre nei loro regolamenti o nei loro atti di pianificazione limitazioni di ordine generale all’installazione degli impianti medesimi, posto che tali restrizioni generalizzate si porrebbero in contrasto con la normativa di rango primario ed al sotteso interesse pubblico alla diffusione ed alla capillarità del relativo servizio”, si legge nei provvedimenti del Tar (tre le sentenze).
Roma Capitale ha “trattato, accumunato e normato tutte le tipologie di intervento che comportino delle attività di scavo, manomissione e ripristino del suolo, senza considerare che i servizi di comunicazione elettronica, a differenza di quanto avviene per altri servizi pubblici di rete, soggiacciono ad una normativa speciale di settore che ne impone un esame distinto rispetto al resto degli scavi o, quantomeno, l’inserimento di talune clausole di riserva”.
La gara 5G da 100 milioni: presentati i ricorsi dalle telco
Intanto sul fronte 5G sono partiti i ricorsi delle principali telco a seguito dell’aggiudicazione della gara da 100 milioni a Boldyn. Il 28 agosto si è tenuto un incontro in Campidoglio per illustrare il progetto – oltre a Tim, WindTre, Vodafone e Iliad erano presenti Opnet e Infratel – ma non sono stati forniti dettagli né sugli economics né sulle tariffe di accesso. Dettagli che dovrebbero essere presentati in un prossimo incontro a fine settembre. Resta da chiarire anche la questione dell’esclusiva in capo all’aggiudicatario.
Via a Roma Smart City Lab
Si procede intanto sul fronte Smart City: approvata la proposta di delibera di iniziativa consiliare per l’istituzione della Consulta Roma Smart City Lab.
“Intendiamo riconoscere l’importanza degli istituti di partecipazione quale strumento di condivisione, dialogo e confronto, riconducendo alla Consulta il ruolo più idoneo a ricoprire questo importante ed efficace incarico per dare voce alla cittadinanza attiva – commentano consiglieri dem, primi firmatari della delibera, Riccardo Corbucci e Antonella Melito, rispettivamente Presidente e Vice Presidente della Commissione Roma Capitale, Statuto ed Innovazione tecnologica – Il tema è quello della trasformazione tecnologica digitale. Un argomento trasversale e multidisciplinare per un nuovo modello di gestione dei servizi ai cittadini e alle imprese oltre che per la manutenzione urbana, così come definito nelle linee programmatiche del Sindaco Gualtieri. Con la Consulta sappiamo di mettere in campo uno strumento con maggiori poteri d’azione rispetto ad altri istituti di partecipazione. Gli obiettivi che intendiamo perseguire riguardano la transizione verso una Amministrazione condivisa, capace di integrare, correlare e rendere disponibili, in formato open data, le informazioni provenienti dalle diverse sorgenti a supporto degli amministratori pubblici, dei cittadini, dei ricercatori e delle imprese e questo al fine di indirizzare consapevolmente risorse ed investimenti da destinare alla nostra città per risolvere criticità e problemi di varia natura”.
“Siamo certi che questo sia lo strumento più adatto a definire strategie operative oltre a rappresentare un importante luogo di esercizio di democrazia diretta dove chiedere conto del governo cittadino e più in particolare della politica in materia di trasformazione tecnologica digitale così importante, se non decisiva, per il futuro prossimo di Roma Capitale e della Città Metropolitana. Fondamentale il contributo del Dipartimento di Trasformazione Digitale e dei Municipi che con le loro osservazioni hanno permesso di arrivare al testo approvato in Aula Giulio Cesare”, concludono Melito e Corbucci.