la relazione del cnel

Banda ultralarga, in Italia il take up è molto al di sotto della media Ue



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Nel nostro Paese le connessioni ad almeno 100 Mbps raggiungono il 60% delle famiglie, al di sopra del dato europeo del 55%. Ma il tasso di adozione è di appena il 26,9% contro il 49,6%. Cattive notizie anche sul fronte mobile: copertura all’80%, la media europea è dell’87%. Ma sul cloud facciamo meglio degli altri: le nostre imprese a quota 52%, più avanti di 18 punti percentuali. Da colmare i divari territoriali e il ritardo digitale della PA. Scoglio competenze

Pubblicato il 15 ott 2024



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Nel 2023 l’Italia ha compiuto significativi progressi rispetto al processo di trasformazione digitale, grazie anche al sostegno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. A dirlo è la relazione del Cnel, secondo cui nel nostro Paese, in generale, si è registrato “un impegno mirato a colmare le lacune infrastrutturali, aumentare la competitività delle imprese e sviluppare le competenze digitali dei cittadini”. Ciò però non è bastato a ottenere indicatori positivi sul fronte del take up dei servizi di connettività ultrabroadband, che risulta ancora molto sotto la media dell’Unione europea.

Il ruolo del 5G e del cloud

“Uno dei pilastri di questa trasformazione”, sottolinea il Cnel, “è rappresentato dal progetto Italia 5G, che ha continuato a svilupparsi migliorando significativamente la connettività mobile e promuovendo l’innovazione tecnologica. Questa infrastruttura avanzata supporta direttamente le iniziative del Pnrr, offrendo una base solida per l’implementazione di soluzioni digitali in vari settori, inclusi IoT e smart cities”.

Un altro elemento chiave è l’introduzione del Polo Strategico Nazionale (Psn), che riflette l’adozione del principio “Cloud First”, volto a garantire che le amministrazioni centrali si muovano progressivamente verso soluzioni cloud, sia attraverso il Psn sia scegliendo tra le opzioni commerciali disponibili. L’obiettivo è quello di aver migrato al cloud almeno 280 entità della PA centrale entro il 2026.

I principali indicatori del rapporto Cnel

Come accennato, la relazione evidenzia progressi significativi in alcune aree, come la copertura 5G e l’implementazione del cloud computing. Tuttavia, permangono sfide importanti da affrontare, a partire dall’adozione della fibra ottica, che costituisce ancora il tallone di Achille del nostro ecosistema digitale. In termini di copertura, la banda larga ad almeno 100 Mbps raggiunge infatti il 60% delle famiglie italiane, contro una media Ue del 55%, ma il tasso di adozione è di appena il 26,9% contro il 49,6% della media dei Paesi dell’Unione. Meno grave, ma sempre al di sotto delle aspettative, anche il dato sulla diffusione della banda larga mobile: 80% dei cittadini (media Ue 87%), a fronte di una copertura di rete 5G (home passed) del 99,7% delle aree popolate (media Ue 81%).

Va decisamente meglio sul fronte dell’adozione del cloud computing da parte delle organizzazioni di business: circa il 52% delle imprese utilizza il cloud computing sofisticato o intermedio, ben al di sopra della media dell’Ue, che si attesta al 34%.

Tra gli altri indicatori che vale la pena di citare per descrivere lo stato della transizione digitale in Italia, ci sono quelli relativi alla percentuale degli utenti e-Government (76% dei cittadini contro una media Ue del 74%), alla penetrazione dello Spid (62% dei cittadini) e all’accesso al fascicolo sanitario elettronico (71% dei cittadini).

Parlando invece di soluzioni tecnologiche e business, i Big data sono utilizzati dal 9% delle imprese (media Ue 14%), l’intelligenza artificiale dal 6% delle aziende (media Ue 8%) e la fatturazione elettronica dal 95% delle organizzazioni (media Ue 33%). L’interazione online con la PA coinvolge infine il 74% delle imprese (media Ue 84%).

Lo scoglio delle competenze

Il vero punto dolente in questo scenario è rappresentato dalle competenze, che continuano a latitare. Quelle digitali di base sono appannaggio del 46% della popolazione italiana, al di sotto della media europea che si attesta al 54% e rispetto l’obiettivo del 80% da raggiungere nel 2030. Gli specialisti ICT costituiscono il 3,9% del mercato del lavoro, rispetto il 4,6% della media europea e al 10% da raggiungere entro il 2030. I laureati in materie Stem sono solo l’1,5%, ben al di sotto della media europea del 4,2%. Rispetto alla formazione dei dipendenti pubblici, al 31 dicembre 2023 risultavano iscritti 247.914 utenti nella piattaforma Syllabus per iniziative formative di aggiornamento e riqualificazione, il 33% rispetto all’obiettivo 2026.

Cosa occorre per accelerare la transizione digitale italiana

In definitiva, secondo il Cnel, “i risultati degli indicatori di trasformazione digitale in Italia mostrano progressi significativi in alcune aree, come la copertura 5G e l’adozione del cloud computing. Tuttavia, permangono sfide importanti che devono essere affrontate per garantire una piena transizione digitale e allinearsi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030”.

Sarà dunque essenziale continuare a investire nelle infrastrutture digitali, promuovere l’alfabetizzazione digitale e rafforzare le misure di sicurezza informatica, facendo in modo che nessuno venga lasciato indietro Un’area critica da migliorare, anche sotto questo profilo, è l’adozione della fibra ottica. Questo sforzo dovrebbe essere supportato da campagne di sensibilizzazione per aumentare la domanda di adesione, da incentivi fiscali e finanziamenti e da ulteriori partnership pubblico private per le cosiddette aree bianche. Parallelamente, l’implementazione della rete 5G deve continuare con determinazione, garantendo la copertura totale delle aree popolate e investendo in tecnologie emergenti come l’Internet delle Cose e le città intelligenti.

Sul piano delle competenze digitali della popolazione è infine necessario lanciare programmi educativi mirati per aumentare le competenze digitali di base, con particolare attenzione ai gruppi a rischio di esclusione digitale. Inoltre, incentivare la formazione di specialisti ICT e incrementare il numero di laureati in discipline Stem è cruciale per sostenere l’innovazione e la competitività del paese. Ciò può essere realizzato attraverso borse di studio, partnership con università e programmi di apprendimento continuo.

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