Per il 66% degli italiani l’aumento del costo della vita ha impattato sulla spesa per i servizi digitali e il 20% ha deciso addirittura di migrare a un’offerta broadband più economica. È quanto emerge dalla Cisco Broadband Survey, condotta in 12 paesi dell’area Emea, che indaga abitudini e aspettative dei consumatori relativamente alla internet economy.
I dati sulla banda ultralarga fanno il paio peraltro con quanto emerso dalle recenti rilevazioni di Agcom: quest’anno per la prima volta si è assistito a una diminuzione delle linee broadband nel nostro Paese. L’82% degli italiani considera fondamentale la banda ultralarga come infrastruttura Paese ma i comportamenti individuali non sembrano essere allineati e peraltro c’è un 33% che evidenzia la necessità di Internet come servizio pubblico.
Una medaglia a doppia faccia: in Italia si è realmente compreso il valore delle reti a banda ultralarga? Si è disposti a pagare per connessioni più performanti? Quali sono le maggiori criticità sul cammino?
“Se andiamo a confrontarci con lo scenario emerso negli altri paesi coinvolti dallo studio, vediamo che la scelta di passare a un servizio più economico ha riguardato una percentuale della popolazione anche leggermente maggiore, il 23% e la media dei Paesi europei è del 18%”, spiega a CorCom Paolo Campoli, Head of Service Provider Segment di Cisco Systems.
Campoli che tipo di scenario si prefigura?
L’inflazione pesa, ma se guardiamo cosa emerge analizzando le risposte di chi invece vorrebbe migliorare la sua connessione vediamo che il “mix” di motivi per farlo sta cambiando: la velocità rimane, ma è tallonata dalla richiesta di più sicurezza e qualità. Questo dà agli operatori degli elementi in più per cercare di “vincere” nel quadro di una battaglia che non può giocarsi solo sui costi al ribasso, perché se non sperimenta una reale differenza, il consumatore si fa bastare quello che ha, specie in tempi di inflazione.
C’è poi un aspetto legato a ciò che si fa con la connessione. Negli ultimi anni abbiamo visto che il lavoro ibrido ha stimolato la ricerca di qualità nelle connessioni a livello domestico in modo significativo: in Italia rispetto alla media europea la quota di persone che con la rete fissa di casa lavora o gestisce un proprio business è inferiore di alcuni punti – circa il 40% contro un 45% abbondante – e questo comunque conta. Infine, c’è comunque l’aspetto infrastrutturale: abbiamo fatto molti progressi ma a livello di rete ottica serve ancora altra semplificazione normativa, serve condivisione di infrastrutture tra gli operatori per arrivare nelle aree ancora non efficacemente servite dalla fibra.
L’11% del campione ha dichiarato che vorrebbe potersi collegare tramite reti wireless 5G: c’è consapevolezza sulla differenza fra fibra e 5G? E lato aziende che tipo di scenario si va proflilando?
Su questo aspetto l’impressione è che non ci sia una piena chiarezza sulla differenza tra fibra e connessione “fixed wireless access” con la quale si fa viaggiare il traffico in 5G nelle aree dove la fibra ottica non c’è ancora ma c’è il 5G. Il 5G, comunque, come tutte le soluzioni di comunicazione radio perde velocità all’aumentare dell’utenza connessa, quindi a tendere non potrà rispondere alla crescente esigenza di qualità di cui parlavamo. Questa cosa invece con la fibra invece non succede.
L’Fwa non è fibra e non è il 5G end-to-end: dovrebbe essere posizionata come una soluzione di transito nel quadro di un’evoluzione dell’offerta che voglia portare a tutti i clienti possibili l’accesso in fibra, ma non sempre c’è un posizionamento corretto al riguardo. Detto questo, facendo leva sul Fixed Wireless Access si stanno sviluppando molte applicazioni, anche competitive, e Cisco come gli altri operatori ci sta lavorando.
E sul fronte della connettività per le imprese?
Fermo restando che comunque la fibra è necessaria, perché a un certo punto dall’antenna 5G il traffico deve passare alla rete fissa, in Cisco siamo comunque convinti che per la connettività interna alle imprese lo sviluppo più promettente sia il 5G come tecnologia radio che complementa il Wi-Fi 6, specie in settori come venue sportive e di entertainment, nell’industria 4.0, nella logistica integrata. A vincere in questo scenario sarà chi riuscirà ad offrire al cliente una sola piattaforma con cui configurare e gestire tutti i tipi di connettività che usa.