L’analisi

Banda ultralarga, meglio il network sharing o la duplication?



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La condivisione delle reti riduce costi di implementazione e spese operative e abbatte gli impatti ambientali, ma può incidere sulla competizione di mercato e sulla resilienza infrastrutturale. Frontier Economics mette a confronto i due modelli

Pubblicato il 13 feb 2025



frontier economics network sharing

Il network sharing è fra i temi caldi del dibattito dell’industria delle telecomunicazioni e dei regolatori di settore: la condivisione delle reti appare sempre più come una via per ridurre i costi e l’impatto ambientale delle telco. Ma ha davvero solo vantaggi rispetto alla network decuplication? Gli analisti di Frontier Economics riconoscono che il network sharing abbatte i costi di installazione e le spese operative – per esempio, permette di condividere alcuni costi ricorrenti come l’affitto delle aree occupate o le bollette dell’energia. Rispetto alla duplicazione permette anche di ridurre i costi ambientali nelle fasi di implementazione, gestione e decommissioning.

Tuttavia, c’è il possibile rischio di impattare negativamente sulla resilienza delle reti e sulla concorrenza di mercato.

Network sharing vs decuplication: impatti sulla resilienza

È probabile che i benefici ambientali della condivisione della rete siano simili a quelli della duplicazione della rete. Possono essere maggiori se la condivisione porta a una rete più estesa, consentendo così potenziali riduzioni dei costi e innovazione in aree che altrimenti non sarebbero raggiunte, affermano gli analisti di Frontier Economics.

Tuttavia, la condivisione della rete implica una minore resilienza, ad esempio in caso di condizioni meteorologiche estreme, che possono diventare più frequenti a causa dei cambiamenti climatici.

Concorrenza di mercato vs fattori ambientali

La duplicazione della rete può addirittura rappresentare un’opzione superiore se giudicata dal punto di vista dell’impatto sul mercato, in quanto sembra portare a maggiore concorrenza.

Al di là delle considerazioni ambientali, dunque, la duplicazione della rete può essere preferibile alla condivisione della rete perché porta a una maggiore resilienza e a una concorrenza più serrata. Ma l’inclusione di fattori ambientali nell’equazione potrebbe spostare la preferenza dei regolatori verso la condivisione della rete.

Sostenibilità delle reti, sfida per il regolatore

“Una sfida chiave per le autorità di regolamentazione è bilanciare gli stimoli a una maggiore concorrenza e innovazione con la minimizzazione degli effetti ambientali negativi”, scrivono gli analisti. “Promuovere gli investimenti e la concorrenza tra le diverse reti di telecomunicazione è un obiettivo importante delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo, ma è probabile che la sostenibilità sia in conflitto con questo obiettivo”.

La soluzione per Frontier Economics è decidere in base a un framework che permetta di misurare obiettivamente costi e benefici di ciascuna opzione normativa, perché tra condivisione e duplicazione delle reti la bilancia può pendere, a seconda dei casi, più verso uno dei fattori in gioco: da un lato, stimolo alla creazione di reti di ultima generazione e alla domanda di nuovi servizi, dall’altro, perdita di efficienza economica per le telco e moltiplicazione dei danni per l’ambiente.

La posizione delle telco europee

Proprio sul ruolo delle regole nelle scelte sul network sharing si è espressa nei giorni scorsi Connect Europe. L’associazione ha affermato di accogliere con favore la bozza di relazione del Berec sulla condivisione delle infrastrutture Tlc come leva per la sostenibilità ambientale e la sua posizione positiva sugli accordi di network sharing, ritenuti fondamentali per la riduzione delle emissioni di carbonio delle telco. Tuttavia, Connect Europe ha sottolineato l’importanza che gli accordi siano volontari e non frutto di obblighi, che possono distorcere il mercato e ostacolare le sinergie.

Inoltre, ha proseguito l’associazione delle telco europee, “il risultato di un intervento a favore della sostenibilità non dovrebbe tradursi nell’aggiunta di nuovi vincoli normativi e processi amministrativi onerosi per gli operatori di telecomunicazioni, quando la tendenza generale è quella di ridurre l’onere normativo”.

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