L’Italia nel 2022 sarà un Paese ultrabroadband. Almeno stando agli investimenti e alle mappe di copertura annunciati dagli operatori di Tlc. A mettere nero su bianco tutte le proiezioni è I-Com nell’annuale “Osservatorio sulle reti e i servizi di nuova generazione” (qui il report integrale), promosso in collaborazione con Eolo, Google, Iliad e Open Fiber. In attesa del 2022, quest’anno l’Italia se da un lato si piazza al 14mo posto in Europa recuperando una posizione sul fronte dell’offerta infrastrutturale, resta 23ma – praticamente in coda alla classifica – sul quello della domanda.
“Negli ultimi anni abbiamo fatto passi in avanti, spesso anche importanti, ma soprattutto su un versante: quello delle infrastrutture”, sottolinea il presidente dell’Istituto per la Competitività Stefano da Empoli il quale evidenzia che “siamo invece indietro, troppo indietro, nell’utilizzo dei servizi digitali. E non riusciamo in alcun modo a ridurre il gap con gli altri Paesi. Anzi, la novità è che ci siamo lasciati staccare da gran parte dell’Est e del Sud Europa, che fino a poco tempo fa era in linea o indietro a noi”. “Ora occorre reagire con decisione – auspica da Empoli – grazie a policy che consolidino rapidamente lo scatto in avanti determinato dalla necessità di ricorrere al digitale durante la pandemia”.
Emilia Romagna e Calabria le regioni a massima copertura Ngn
Nel 2022 la copertura Ngn dovrebbe arrivare superare l’89% dei civici in ogni regione ed oltre il 91% in Toscana (91,2%), Sardegna (91,1%) e Abruzzo (91%). Le due regioni maggiormente raggiunte saranno Emilia Romagna (93,1%) e Calabria (92,4%). Tuttavia quest’ultima beneficerà in misura minore della copertura Vhcn (32,3%), così come Basilicata (50,1%) e Sardegna (58,8%). Tutte le altre regioni presenteranno tassi di copertura superiori al 72%. Quelle in assoluto più coperte dalle reti ad alta capacità, tutte sopra quota 86% dei civici raggiunti, sono Umbria (89,5%), Friuli Venezia Giulia (88,6%), Marche (88,6%), Veneto (86,3%) e Trentino Alto Adige (86,1%).
Mantova e Trieste le province in vetta alla classifica
A livello provinciale, se la copertura Ngn raggiungerà l’89% dei civici in quasi tutti i capoluoghi italiani, quella ad alta capacità supera l’85% nei primi 20 capoluoghi. Tra questi i più coperti sono Mantova e Trieste (89,7%), seguiti da altre 6 province in appena mezzo punto percentuale, tra cui Gorizia (89,6%), Fermo (89,6%), Ascoli Piceno (89,6%), Terni (89,5%), Perugia (89,5%), Pordenone (89,4%), Treviso (89,3%). A queste si aggiungono diverse altre province Orientali, sia del Nord (Padova, Udine, Venezia, Vicenza), che del Centro (Pesaro Urbino, Ancona, Macerata), oltre a Bolzano (86,7%) e Trento (85,9%).
Vhcn: in testa Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise e Abruzzo. Ultima la Calabria
Per quanto concerne il breakdown della copertura Vhcn, composta dalla cablatura in fibra ottica e dalla copertura con l’Fwa, si osserva come la diffusione della fibra dovrebbe raggiungere nel 2022 oltre il 46% dei civici italiani. Anche in questo caso le regioni più coperte dovrebbero essere quelle sul versante orientale, con in testa Friuli Venezia Giulia (79,6%), Veneto (72,4%), Molise (57,9%) e Abruzzo (56,5%). Per converso, le regioni con il minor tasso di civici raggiunti resterebbero quelle del Sud Italia, con la Puglia al 39,1%, la Sicilia al 35,4%, la Campania al 34,2% e la Sardegna al 33,4%, mentre si troverebbero sotto quota 25% Basilicata (24,0%) e Calabria (13,7%). L’Fwa ad alta capacità coprirà circa il 28% dei civici italiani. Tra le regioni più connesse dovrebbero figurare la Campania (40,7%), l’Umbria (38,8%) la Sicilia (37,9%) e il Trentino Alto- Adige (36,9%). Le regioni meno coperte sono speculari rispetto alla copertura in fibra (Molise 17,1%, Veneto 13,9%, Friuli-Venezia Giulia 8,9%) a parte la Calabria, quintultima con un tasso del 18,5%.
Infine, nel 2022 si osserva ulteriormente il potenziamento delle connessioni lungo la costa orientale e, in particolare, nelle province del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, nonché di Marche, Abruzzo, e Molise.
Nel 2020 l’Italia recupera una posizione: 14mo posto sulle reti
Dopo la perdita di due posizioni nel 2019, quando eravamo al 15mo posto in classifica, quest’anno è stato registrato un timido segnale di ripresa: con un punteggio di 87 su 100, abbiamo recuperato una posizione e siamo, quindi, al 14mo posto. Gli analisti dell’istituto, tuttavia, sottolineano che, sebbene siano stati fatti importanti passi in avanti nella copertura delle aree rurali e nello sviluppo della rete Nga, il processo in atto è molto rapido e richiede investimenti nelle reti a ritmi sostenuti per confermare (o migliorare) i risultati raggiunti.
La domanda al palo: 23mo posto per l’Italia
Dal 2019 al 2020 il nostro punteggio sotto il profilo della domanda è cresciuto di soli 0,5 punti percentuali, con la conseguenza di andare a confermare il 23° posto dello scorso anno. Da questo punto di vista, fanno peggio di noi in Europa solo Cipro, Croazia, Grecia e Bulgaria. D’altro canto ci sono Paesi che, invece, continuano a scalare posizioni in graduatoria. Tra tutti, la Spagna che, dopo il balzo in avanti del 2019, ha continuato a crescere quest’anno di oltre 9 punti, passando dal 9° al 7° posto, e l’Ungheria, che ha raggiunto la 10° posizione