IL PAPER

Banda ultralarga: “Più semplificazioni e serve co-investimento da parte degli Ott”

Le proposte di The European House-Ambrosetti in uno studio, realizzato in collaborazione con WindTre, che fa il punto sul mercato italiano delle Tlc e proietta lo scenario al 2025: potenziale da 128 miliardi di euro ma bisogna spingere sulle reti ad alta capacità fisse e mobili. E allineare i limiti elettrosmog all’Europa

Pubblicato il 28 Feb 2022

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Incentivare gli investimenti in infrastrutture di telecomunicazioni intervenendo sulla semplificazione normativa e favorendo partnership pubblico-private che includano le grandi piattaforme digitali. Favorire la diffusione di una cultura digitale, che sappia trarre il massimo dalle potenzialità offerte dalle telecomunicazioni. Incentivare gli investimenti in telecomunicazioni da parte delle imprese, passando da una logica di costo ad una di investimento. Queste le tre proposte messe nero su bianco in uno studio da The European House-Ambrosetti, realizzato in collaborazione con WindTre in cui sono stati valutati gli impatti economici e occupazionali e la capacità di creazione di valore del settore delle Tlc per l’economia italiana. (SCARICA QUI LO STUDIO).

“In virtù del ruolo centrale che internet e la connettività giocano per l’economia e la società, le telco risultano decisive per abilitare – attraverso i propri investimenti e i servizi offerti – alcune determinanti per la crescita, lo sviluppo e l’attrattività dei Paesi”, si legge nel report, tenendo conto di tre importanti effetti: la maggior velocità delle connessioni ha un impatto positivo sulla crescita del Pil, lo sviluppo della data economy ha impatti positivi sulla crescita dell’economia, un maggiore sviluppo della connettività migliora l’attrattività del Sistema Paese”. Ad esempio se nel 2019 la velocità di connessione italiana fosse stata in linea con la media europea dello stesso anno (26,7 Mbps), con un incremento quindi pari a +9,4 Mbps, la crescita nel nostro Paese avrebbe potuto beneficiare di 0,9 punti percentuali aggiuntivi, passando da 0,3% a 1,2% – si stima nello studio.

“Gli ultimi anni hanno portato alla ribalta un nuovo modo di vivere il lavoro e la vita delle persone: la diffusione dello smart working, le smart factory, la diffusione dello streaming, e molte altre innovazioni hanno radicalmente trasformato le nostre società. Tutti questi aspetti hanno un tratto in comune: la necessità di un’infrastruttura di telecomunicazioni avanzata e solida, capace di sostenere la crescente domanda di connettività e di accompagnare la crescita del Paese. Per questi motivi trovo che le riflessioni che abbiamo elaborato assieme a WindTre e le proposte sviluppate a supporto dello sviluppo del settore siano di particolare rilevanza, non solo per analizzare l’Italia di oggi, ma per rilanciare l’Italia di domani”, sottolinea Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo di The European House-Ambrosetti.

“I dati che emergono della ricerca parlano chiaro, le opportunità devono stimolare la comunità nazionale ad accelerare gli investimenti. Il governo sta già facendo la sua parte, il Pnrr mette a disposizione risorse importanti pari a circa 6,5 miliardi che però sono quanto investono le telco in un solo anno – commenta Gianluca Corti, Amministratore delegato designato di WindTre -. La filiera delle Tlc soffre in un mercato iper-competitivo la costante riduzione dei margini. E il nostro Paese si caratterizza per complicazioni burocratiche e per limiti elettromagnetici che ci costringono a posare molte più antenne. Siamo fiduciosi che vengano innalzati i limiti ai livelli Ue, senza questa modifica il 5G non sarà mai a potenziale pieno in Italia.

Più semplificazioni e credito d’imposta

Entrando nel dettaglio delle proposte riguardo alle semplificazioni lo studio suggerisce il passaggio da una regolamentazione focalizzata su contenuti formali ad una basata su criteri sostanziali. “L’attuale modalità normativa, infatti, è incentrata sulla definizione di paletti e requisiti ex-ante, in una maniera che mal si sposa con la rapidissima evoluzione tecnologica del settore (che inevitabilmente comporta una revisione dei requisiti formali)”. Paletti che si concretizzano in lungaggini ingestibili: 6 permessi da Enti diversi, con una tempistica che può raggiungere i 250 giorni. Non va meglio per la rete mobile: fino a 210 giorni e permessi, in media, necessari da 7 enti differenti. Non sono bastate dunque le misure del decreto Semplificazioni del 2020: “Serve un ulteriore snellimento e una minor frammentazione e incertezza nel percorso autorizzativo soprattutto nelle aree rurali”, ad esempio ipotizzando un Singolo Punto di Contatto tra PA e investitore privato, “che si faccia carico della gestione delle diverse richieste da parte della Pubblica Amministrazione e che applichi il silenzio assenso oltre ad un dato limite temporale definito a livello centrale, potrebbe aiutare a velocizzare la realizzazione dei progetti considerati strategici per lo sviluppo del Paese”.

Determinante, secondo The European House-Ambrosetti “abbracciare il paradigma del partenariato pubblico-privato a livello sia nazionale che europeo sviluppando progettualità che coinvolgano anche gli attori privati che maggiormente beneficiano dall’uso di queste infrastrutture, come le grandi piattaforme digitali, e che già oggi intervengono in quella che sempre più è un’infrastruttura ibrida sviluppando, ad esempio, cavi e interconnettori sottomarini e data center a livello globale”.

Un elemento che potrebbe incentivare un maggior investimento privato in tecnologie di comunicazione potrebbe essere l’inserimento delle stesse all’interno del novero degli investimenti su cui è possibile esercitare un credito d’imposta, evidenzia lo studio.

Cambio di paradigma per gli Ott

“Gli operatori Ott, beneficiano – anche economicamente – dall’esistenza di reti efficienti. Addirittura, considerando la distribuzione del valore generata lungo la filiera dell’erogazione di servizi digitali, gli operatori Ott estraggono la maggior parte del valore, senza concorrere al sostegno economico delle infrastrutture e degli investimenti abilitanti il loro stesso business”. Di qui la richiesta di un intervento comunitario “che faccia sì che i cittadini europei possano continuare a beneficiare dei benefici garantiti dalla crescita di servizi digitali in maniera economicamente sostenibile per tutti gli attori della filiera, promuovendo misure a supporto di una contribuzione degli operatori Ott”.

“Le telco investono e i soldi li fanno Google & co. Il principio della net neutrality è un principio di per sé sano ma vanno aggiustate le storture e alcuni Paesi sono in fase avanzata di dibattito, a partire da Corea e Stati Uniti. I tempi sono maturi anche in Europa”, evidenzia Gianluca Corti.

La proiezione al 2025

L’Italia ha un potenziale inespresso che nel concreto si traduce in meno ritorni in termini di Pil e anche di investimenti esteri. Stando alle stime di The European House-Ambrosetti l’allineamento della velocità media di connessione alla media dell’Ue genererebbe un differenziale positivo di crescita che porterebbe 40,9 miliardi di euro di Pil in più nel 2025 (il 2,2% superiore allo scenario in cui tale crescita non si verificasse).

La crescita del mercato dei dati ai tassi medi dell’Ue permetterebbe di raggiungere un valore della data economy superiore di 65,2 miliardi di euro (rispetto allo scenario costante), con la conseguente attivazione di ulteriori filiere, occupazione e vantaggio competitivo.

E se l’Italia si allineasse alla media Ue in termini di copertura di rete, l’aumento potenziale dell’attrattività Paese genererebbe una maggior attrazione di investimenti diretti esteri pari a 1,2 miliardi di euro addizionali.

Se nel periodo 2021-2025 la penetrazione della banda larga raggiungesse il valore medio europeo (49,2%), le imprese con accesso alla banda larga beneficerebbero di un incremento di produttività capace di generare, cumulativamente, 110 miliardi di euro nel quinquennio. Se, inoltre, la penetrazione della banda larga raggiungesse il valore medio dei Paesi benchmark (51,7%), nello stesso periodo l’impatto salirebbe a 128 miliardi di euro di valore economico addizionale.

L’impatto del 5G

Applicato alle utilities, il 5G permette di rendere compiutamente “smart” le reti (smart grids) e i contatori (smart meters), abilitando la piena digitalizzazione del settore in chiave evolutiva e trasformativa “Stimiamo che al 2025 nel nostro Paese saranno installati c.a. 40 mln. di smart meter di nuova generazione e la piena adozione di smart meter luce e gas 5G al 2025 permetterà di generare un valore economico cumulato nel periodo 2021-2030 pari a circa 8,3 miliardi dovuti esclusivamente al 5G”.

Riguardo al manufatturiero si stima che, il pieno dispiegamento del 5G genererà, nel periodo compreso tra il 2021 e il 2030, un maggior valore aggiunto per le imprese pari a 12,5 miliardi cumulati.

Per i trasporti il dispiegamento del 5G nel settore della logistica genererà 4,6 miliardi di euro di maggior valore aggiunto nel decennio 2021-2030.

Enorme l’impatto sulla sanità la piena applicazione del 5G abiliterà un risparmio pari a 10 miliardi di euro nel decennio 2021-2030.

Il mercato italiano delle Tlc

In Italia sono 220 le aziende attive tra servizi di Tlc fissa e mobile e un ruolo chiave è giocato dagli 8 principali player. I ricavi aggregati delle aziende sono pari a 31,2 miliardi (secondo le rilevazioni relative al 2019), i dipendenti sono circa 63.000, l’86,3% nelle prime 5 aziende. E se si considera l’indotto si sale a 131 mila occupati coinvolti nelle filiere economiche e 24.500 indotti per effetto dello stimolo dei consumi, attivando quindi un totale di 218.600 posti di lavoro (più del numero degli occupati diretti di un settore storico della manifattura italiana come l’automotive).

In aggiunta, il settore ha generato 16,5 miliardi di valore aggiunto diretto, che rappresenta il contributo diretto al Pil dello stesso anno. Questo contributo si aggiunge quindi ai 7,6 miliardi investiti nell’anno. L’impatto economico indiretto è stato pari a 34,7 miliardi nel 2019 coinvolgendo una pluralità di settori, in particolare l’Ict e la manifattura. Il settore genera un impatto indotto, ovvero un aumento dei consumi delle famiglie per effetto dei redditi pagati ai dipendenti delle imprese del settore e della quota parte degli stipendi indirettamente attivati presso le imprese coinvolte nella filiera: il valore di questo impatto indotto è stimato in 5,1 miliardi. Complessivamente, quindi, il giro d’affari attivato dal settore delle Tlc è stato pari a 71 miliardi nel 2019 (un dato 3 volte superiore, ad esempio, al fatturato diretto del settore farmaceutico dello stesso anno).

Lo studio ha calcolato anche gli impatti totali generati dal settore delle Tlc in termini di valore aggiunto, che rappresenta il contributo complessivo del settore al Pil: in aggiunta ai 16,5 miliardi di valore aggiunto prodotti in modo diretto, il settore ha generato ulteriori 21,6 miliardi nell’economia nel 2019 tra impatto indiretto e indotto, per un totale di 38,1 miliardi, contribuendo così al 2,3% del Pil nazionale dello stesso anno. Il settore sviluppa quindi un moltiplicatore economico pari a 2,3: per ogni euro di valore aggiunto generato direttamente dal settore delle Tlc, ne vengono generati ulteriori 1,3 nel sistema economico.

E ancora: va aggiunto l’impatto fiscale abilitato, ovvero il gettito generato attraverso l’Iva sui servizi di Tlc pagata dai consumatori, che ammonta a circa 2,9 miliardi all’anno. Per dare un ordine di grandezza, tale importo è pari al 43% dei fondi messi a disposizione dal Pnrr per lo sviluppo della banda ultralarga in Italia e rappresenta l’1,9% del gettito Iva complessivo.

L’impatto sullo sviluppo della data economy

The European House-Ambrosetti ha analizzato la correlazione tra crescita del valore del mercato dei dati e crescita del valore della più ampia Data Economy: dall’analisi emerge come, in media, in Ue un incremento del 1% nel valore del mercato dei dati corrisponda a un incremento nel valore della data economy più che proporzionale, del +1,6%. In Italia tale effetto è ancora più elevato: a una crescita del valore generato dal mercato dei dati dell’1%, si associa una crescita del valore della Data Economy del +2,2%. “Proprio in virtù di un effetto volano così alto, uno sviluppo del settore delle telecomunicazioni genererebbe ricadute significative in quanto enabler chiave del mercato dei dati e, di conseguenza, della Data Economy”. Ad oggi si stima che nel 2025 il valore del mercato dei dati in Italia sarà più alto del 19,9% rispetto al valore attuale, passando da 5,9 a 7,1 miliardi, una crescita stimata inferiore alla media Ue. “Se la crescita del mercato dei dati in Italia – abilitata dagli investimenti nel settore delle telecomunicazioni e dal suo sviluppo – fosse invece pari a quella media in Ue-27 più UK (33%), il valore della Data Economy nel 2025 in Italia raggiungerebbe i 65,2 miliardi, pari al 3,9% del Pil invece del valore stimato ad oggi di 54 miliardi al 2025 (+43,8% dagli attuali 38, valore pari al 3,2% del Pil stimato al 2025)”.

Gli investimenti esteri

Per stimare l’impatto della maggior connettività sull’attrattività dei Paesi, The European House-Ambrosetti ha sviluppato un modello per analizzare le ricadute sul Gai (Global Attractiveness Index) di una crescita della percentuale di famiglie connesse. Stando ai risultati dell’analisi un punto percentuale in più induce una crescita di 1,3 dello score Gai e, di conseguenza, un incremento dell’attrattività dei Paesi. L’aumento dell’attrattività porta ad una maggior propensione degli operatori esteri ad investire: si stima che l’aumento di 1 punto percentuale della copertura di rete potrebbe indurre una crescita dei flussi diretti verso l’Italia dello 0,9%, pari a 243 milioni.

“In conclusione, il settore delle telecomunicazioni, oltre ad avere un peso economico e occupazionale rilevante in chiave diretta, indiretta e indotta, rappresenta anche un abilitatore di crescita, sviluppo e competitività per il Sistema Paese. Se il settore delle telecomunicazioni riuscisse, adeguatamente supportato da investimenti e politiche pubbliche, ad allineare l’Italia alla media dell’Ue nelle differenti metriche considerate nei prossimi 5 anni, i benefici per il Paese sarebbero tangibili”.

La consapevolezza della community

Per indagare la consapevolezza nella business community italiana circa il valore generato dal settore delle telecomunicazioni per il business e le possibili traiettorie di sviluppo, The European House-Ambrosetti ha elaborato una survey sottoposta ai membri di Ambrosetti Club, community che comprende oltre 400 amministratori delegati delle principali aziende italiane e multinazionali operanti nel Paese.

Il 70% dei business leader reputa positivo il progresso registrato nelle infrastrutture e servizi da parte del settore delle telecomunicazioni. E il 78% dei rispondenti ritiene molto importante per il proprio business che nei prossimi anni il settore delle telecomunicazioni continui ad investire in servizi (cloud) e infrastrutture (copertura, 5G e successivi). Ancora: il 52% riconosce negli operatori telco veri e propri partner, con cui sviluppare e implementare servizi a valore aggiunto.

Le analisi evidenziano inoltre come l’adozione della banda ultralarga da parte di un’impresa genera benefici, in termini di maggior valore aggiunto generato, pari al 2,7%. I benefici in produttività derivano da un insieme di fattori abilitati dalla maggior connessione, dalla possibilità di utilizzare device smart, dalla possibilità di adottare soluzioni cloud.

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