“Se si vogliono alleare, consorziare e trovare forme di collaborazione non saremo noi a orchestrarli. Lasciamo che i piccoli e i grandi trovino il loro equilibrio. Se i giocatori non vogliono giocare allora magari lo Stato dovrà intervenire ma sarà una soluzione diversa perché dobbiamo garantire l’interesse dei cittadini e non delle singole imprese”: il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao nell’intervenire al Festival dell’Economia di Trento lascia aperto il dossier banda ultralarga e fa chiaramente intendere che un accordo fra i player di mercato è la strada maestra e che un intervento da parte dello Stato sarà la soluzione estrema, solo nel caso di un mancato accordo.
Il countdown è iniziato: il 15 giugno si conclude la consultazione pubblica avviata da Infratel per avviare la mappatura delle aree grigie in cui saranno convogliate buona parte delle risorse pubbliche previste dal Pnrr per la fase 2 del Piano Bul. La questione “rete unica” per ora resta dunque alla finestra e il dossier banda ultralarga sta assumendo contorni ben diversi da quelli che si andavano delineando fino a qualche mese fa. E Colao ha sottolineato che “quello della rete unica non è un grande tema negli altri Paesi”. “Chiederemo a tutti gli attori quali investimenti intenderanno fare nei prossimi cinque anni. Alla luce di questo, vedremo se aiutare o meno e come. Se ci saranno alleanze valuteremo il da farsi. giudicheremo dopo. Se le cose funzioneranno bene, altrimenti si cambierà rotta e lo Stato farà la sua parte. Nel 2027 vogliamo che case, strutture sanitarie, aziende siano connesse con banda larga nella maniera più efficiente. Immagino che la maggior parte sarà con fibra, il resto con 5G”.