il caso

Banda ultralarga, sui civici nelle aree grigie di nuovo tutto da rifare?



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A seguito delle interlocuzioni con la Commissione Ue necessario un “correttivo” a quanto stabilito dall’emendamento approvato nell’ambito del Decreto Pnrr che consentiva a Open Fiber e Fibercop di sostituire alcuni civici per un errore nella mappatura iniziale. Fuori dal computo dei finanziamenti pubblici gli edifici entro 50 metri da una rete esistente. E sulla roadmap incombe anche la nuova consultazione al via

Pubblicato il 29 ago 2024



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Era il mese di aprile quando con un emendamento approvato nell’ambito del Decreto Pnrr il Governo “sanava” la questione degli errori di mappatura nelle aree grigie dando la possibilità alle due aziende aggiudicatarie del Piano Italia a 1 Giga, ossia Open Fiber e Tim (il piano è ora in capo alla “nuova” Fibercop) di sostituire i civici risultati inesistenti – nonché quelli “sparsi” ossia troppo lontani dagli altri – con altri adiacenti. Obiettivo: raggiungere i livelli di copertura al 2026 stabiliti nell’ambito del Pnrr per ottenere i finanziamenti europei.

Il ruolo della Commissione europea

La questione sembrava dunque risolta ma non si erano fatti i conti con i “rilievi” della Commissione europea: a seguito degli incontri con i rappresentanti delle istituzioni italiane nonché di Agcom e Infratel alcune questioni sono state sollevate sul fronte della rivisitazione del piano, ossia della questione dei cosiddetti civici di prossimità, e di qui la decisione di escludere dai finanziamenti pubblici i civici localizzati entro i 50 metri da una rete esistente nonché quelli già cablati (quest’ultimo punto sembrerebbe scontato ma si è deciso di metterlo nero su bianco per evitare “misunderstanding”).

La nuova consultazione sulle aree grigie

Non solo: per avere un quadro preciso dello stato dell’arte e soprattutto dei piani degli operatori nelle aree grigie ci si prepara per una nuova consultazione – secondo quanto risulta a CorCom si punta a dare il via il prima possibile già in “ritardo” rispetto ai tempi che si erano preventivati almeno sulla carta, ossia di procedere entro il mese di agosto.

Ma a Open Fiber e Fibercop è arrivata solo nei giorni scorsi la comunicazione con i nuovi dettagli operativi, ossia in primis sulla questione dei 50 metri che comporta inevitabilmente la revisione dei piani – bisognerà controllare che quelli inseriti nei rispettivi piani siano nel perimetro finanziabile. E poi ci sarà da sdoganare la questione della nuova consultazione. Che succederà se dalla mappatura emergeranno civici già in fase di copertura o di prossima copertura da parte degli operatori? E quanto ci vorrà per rivedere per l’ennesima volta i piani e farli combaciare con i livelli di copertura stabiliti dal Piano Italia a 1 Giga per ricevere i fondi Pnrr e non andare oltre la deadline del 2026? Tutti interrogativi che restano aperti.

Accelerazione sulla liaison Open Fiber-Fibercop?

Secondo gli analisti di Intermonte “i ritardi nell’esecuzione del piano Pnnr destinati al potenziamento delle reti ultrabroadband ma anche le difficoltà di Open Fiber nel completare il rollout nelle aree bianche e grigie potrebbero indurre il governo e gli azionisti di Oper Fiber (Cdp al 60% e Macquarie al 40%) ad accelerare le trattative con Fibercop per una combinazione commerciale e/o societaria. Un deal con Open Fiber entro 30 mesi dal closing (1° gennaio 2027) consentirebbe a Tim incassare un earnout fino a max 2,5 miliardi (75% delle sinergie industriali) da noi riflesso ad una probabilità del 50% nella nostra Sop (circa 0,07 centesimi per azione)”.

 

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