Via libera Ue alla proroga dei voucher per la banda ultralarga. L’annuncio arriva dal ministro per le imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, audito dalla X Commissione della Camera, Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero.
“È arrivata al nostro ministero l’autorizzazione della Commissione europea per prorogare nel 2023 i voucher per la banda ultralarga destinati alle piccole e medie imprese e ai professionisti con partita Iva – ha detto Urso – Questa decisione permetterà di salvaguardare oltre 430 milioni, quasi tre quarti delle risorse che erano state complessivamente stanziate, che erano rimasti non utilizzati, che oggi siamo in condizione di poter assegnare e che saranno usati il prossimo anno”.
La misura sarebbe scaduta il 15 dicembre e per questo il ministero delle Imprese aveva chiesto il prolungamento fino al 31 dicembre del prossimo anno.
Voucher per la banda ultralarga, cosa sono
La misura si rivolge alle imprese e alle persone fisiche titolari di partita Iva presenti su tutto il territorio nazionale che potranno richiedere un contributo, da un minimo di 300 euro ad un massimo di 2.500 euro, per servizi di connettività a banda ultralarga da 30 Mbit/s ad 1 Gbit/s (e superiori).
La misura è coerente con la Strategia Italiana per la banda ultralarga, che detta i principi in base ai quali sono adottate le iniziative pubbliche a sostegno dello sviluppo delle reti a banda ultralarga in Italia, ed è finanziata con i Fondi Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020.
L’incentivo SA.57496 (2021/N) – Italy – Broadband vouchers for SMEs è stato approvato con decisione della Commissione europea C (2021) 9549 final del 15 dicembre 2021.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, con decreto del 23 dicembre 2021, ha affidato la realizzazione dell’intervento alla propria società in-house Infratel Italia.
Dell’ammontare complessivo dello stanziamento a valere su risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (Fsc), 589.509.583 euro sono destinati all’intervento. Le risorse sono ripartite su base regionale, in base a quanto previsto dalla normativa nazionale.
Il voucher sarà destinato alle imprese regolarmente iscritte al Registro delle Imprese, di dimensione micro, piccola e media e alle persone fisiche titolari di partita IVA che esercitano, in proprio o in forma associata, una professione intellettuale (articolo 2229 del Codice civile) o una delle professioni non organizzate. A ciascun beneficiario, identificato con una Partita Iva/Codice Fiscale impresa, potrà essere erogato un solo voucher (per le imprese che hanno più sedi è prevista comunque l’erogazione di un solo voucher).
Ai beneficiari sarà erogato un contributo che potrà variare in considerazione delle diverse caratteristiche di connettività e in presenza di step change (inteso quale incremento della velocità di connessione) rispetto al livello di connettività eventualmente già disponibile presso la sede dell’impresa, realizzato con qualsiasi tecnologia che soddisfi le prestazioni richieste.
Le misure per il piano Transizione 4.0
In audizione il ministro si è anche soffermato sul piano Transizione 4.0, per il quale non sono previste misure ad hoc nella manovra 2023 ma che verrà finanziato, stando alle intenzioni del governo, in provvedimenti successivi.
“Ho sempre detto che è importante una interlocuzione preventiva con la commissione europea, che sta facendo il ministro Fitto, per il rifinanziamento assolutamente necessario del piano di Transizione 4.0 – ha infatti sottolineato Urso – L’obiettivo è potere utilizzare le risorse del Pnrr anche dopo la scadenza del 31 dicembre di quest’anno. Sappiamo che lo strumento del credito d’imposta usato attraverso le misure comprensive del Piano 4.0 è molto apprezzato dalle imprese e vogliamo intensificarne il sostegno.
Transizione 4.0, l’analisi della Corte dei conti
Nella relazione a commento sulla manovra 2023, la Corte dei conti ha evidenziato l’impatto che le misure per la Transizione 4.0 e la Nuova Sabatini hanno sul sistema Paese.
In particolare la Nuova Sabatini nel corso degli anni “si è mostrata efficace nell’aiuto al finanziamento degli investimenti privati, in particolare in quelli utili alla trasformazione digitale”, spiega la magistratura contabile.
“Negli ultimi esercizi lo strumento agevolativo “Nuova Sabatini” è stato destinatario di un flusso costante di stanziamenti, in ragione della domanda elevata da parte delle imprese”, si legge nel documento Audizione sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025.
In dettaglio, la spesa stanziata ammonta a circa 500 milioni nel 2020, 1,5 miliardi nel 2021 e circa 600 milioni nel 2022. A legislazione vigente le risorse previste ammontano a 500 milioni per il 2023 e 300 milioni per il 2024.
Inoltre i dati aggiornati ad ottobre 2022 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy mostrano che, dal suo avvio nel 2014, sono state presentate 203.464 domande, di cui 53.261 nei primi dieci mesi del 2022 (42.615 nello stesso periodo del 2021). “Nel confronto con lo scorso anno si evidenzia un trend nettamente in crescita, sia dei finanziamenti che dei contributi decretati. Nei primi dieci mesi del 2022 le banche/intermediari finanziari hanno deliberato 9,2 miliardi di finanziamenti (6,7 miliardi deliberati nello stesso periodo del 2021). Il contributo ministeriale decretato è stato di circa 861 milioni (circa 616 milioni nel 2021), a favore di 43.195 imprese”, si legge nel documento della Corte dei Conti.
A beneficiare maggiormente dei fondi sono state le piccole imprese con circa 4 miliardi di finanziamenti e 381 milioni di contributi e le microimprese con circa 2,8 miliardi finanziamenti e circa 260 milioni di contributi. “A partire dal 2017 ha peraltro assunto particolare rilievo la componente dello strumento agevolativo relativa ai beni 4.0, in relazione ai quali, tra aprile 2017 e ottobre 2022, sono stati deliberati finanziamenti per circa 20,7 miliardi di cui poco meno di 5 miliardi nell’ultimo anno”, evidenzia la Corte.