Alcatel Submarine Networks è stata scelta per costruire una nuova rete transpacifica in fibra ottica che si estenderà per circa 12.500 km. L’infrastruttura sarà destinata a migliorare la connettività digitale tra Asia e Nord America ed è parte integrante della strategia di potenziamento del consorzio composto da Chunghwa Telecom, SK Broadband, SoftBank e Verizon: il gruppo sta progettando un sistema di cavi sottomarini denominato E2A che collegherà Giappone, Taiwan, Corea del Sud e Stati Uniti.
Le prestazioni delle nuove infrastrutture
L’impulso a potenziare l’infrastruttura che collega queste regioni è stato generato dall’impennata della domanda guidata dal cloud computing, dall’elaborazione dei dati e dalle reti mobili di nuova generazione. “L’E2A rappresenta un importante passo avanti nelle comunicazioni globali, offrendo prestazioni, scalabilità e affidabilità senza precedenti, integrando al contempo principi di progettazione orientati alla sostenibilità”, si legge in una nota.
L’E2A attraverserà l’oceano Pacifico e collegherà i principali hub digitali in Asia e Nord America, con atterraggi a Maruyama (Chiba, Giappone), Toucheng (Taiwan), Busan (Corea del Sud) e Morro Bay (California). L’infrastruttura sarà equipaggiata con soluzioni che rappresentano gli “ultimi progressi nella tecnologia delle reti sottomarine”, tra cui 12 coppie di fibre che offrono una capacità di oltre 192Tbps, una tecnologia di alimentazione a 18kV e una latenza ottimizzata per supportare “le applicazioni informatiche e digitali di prossima generazione”.
La SoftBank Maruyama Landing Station, situata a Minamiboso-City, nella prefettura di Chiba, sarà la stazione di atterraggio giapponese per l’E2A. La struttura funge anche da punto di atterraggio per altri vettori, tra cui il cavo ottico sottomarino trans-Pacifico Jupiter, entrato in funzione nell’agosto 2020, e l’Adc, collegato nel dicembre 2024.
Una spina dorsale per le applicazioni AI
“Siamo molto soddisfatti di aver avviato il progetto di un nuovo cavo sottomarino che collegherà l’Asia orientale agli Stati Uniti”, commenta Teruyuki Oya, vicepresidente e responsabile della divisione Mobile & Network, Technology Unit, di SoftBank. “Con l’ingresso in un’era in cui l’intelligenza artificiale viene pienamente implementata, aumenta l’importanza dei cavi sottomarini internazionali che collegano non solo il Giappone e gli Stati Uniti, ma anche le principali parti dell’Asia come arterie di informazione. SoftBank farà progredire lo sviluppo di piattaforme globali, sfaccettate e stabili costruendo infrastrutture per l’era dell’AI”.
Nel complesso, il cavo fornirà una “robusta spina dorsale” per le applicazioni di intelligenza artificiale, i centri dati, i servizi cloud e garantirà una connettività ad alta velocità in tutto il Pacifico e all’interno dell’Asia. Il sistema dovrebbe entrare in funzione nella seconda metà del 2028.
Cavi sottomarini, big tech pigliatutto
Il progetto avviato dal consorzio formato da Chunghwa Telecom, SK Broadband, SoftBank e Verizon rappresenta una delle poche eccezioni uno scenario sempre più caratterizzato dagli investimenti infrastrutturali delle big tech.
Nel mondo si contano 597 sistemi di cavi e 1.712 approdi attivi o in costruzione, secondo la più recente ricognizione di TeleGeography. Ma il ruolo delle telco in questo ecosistema di connettività continua a restringersi a favore proprio degli over the top americani: Google possiede, parzialmente o totalmente, 34 cavi sottomarini, Meta ne ha 16, Microsoft cinque e Amazon quattro: dal 2017 a oggi il totale dei cavi delle big tech è passato da 20 a 59.
I grandi hub mondiali delle infrastrutture sottomarine sono quello dell’Egitto, che collega Europa, Africa e Medio Oriente, quello di Marsiglia, focalizzato sull’Africa, quello del Giappone, che serve per i collegamenti interni all’Asia, e quello di Singapore. Ci sono anche i grandi collegamenti trans-Atlantico, trans-Pacifico e tra America del Nord e America del Sud.
In queste connessioni per la banda ultralarga la quantità di capacità sottomarina internazionale utilizzata dai quattro hyperscaler a stelle e strisce è aumentata negli ultimi dieci anni dal 10% al 71%, con un tasso di crescita Cagr del 50%.
Gli hyperscaler sono quindi i primi fornitori di cavi sottomarini e, di conseguenza, sono gradualmente passati da utenti delle infrastrutture sottomarine a proprietari dei cavi. Si tratta di un cambiamento che vede gli Ott espandere il controllo sull’intera catena del valore dei servizi Internet, dalla creazione di contenuti all’archiviazione dei dati, all’elaborazione e al trasporto di rete.