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Digital divide, come combatterlo? Quali impatti sulla produttività?

Banda ultralarga non uniforme nelle regioni: restano forti i gap in alcune aree. Ma le reti da sole non bastano, serve una campagna di sensibilizzazione per rendere i cittadini consapevoli del ruolo di Internet. Ecco le iniziative di Eolo

Pubblicato il 07 Ott 2022

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Si scrive digital divide, si legge impossibilità ad accedere alla rete Internet per lavorare, studiare, produrre. Con impatti negativi sicuramente sulla capacità competitiva del Paese ma anche sui processi di inclusione sociale nonché sulla capacità delle persone di esercitare i propri diritti. Ma cos’è realmente il digital divide, quali effetti produce e, soprattutto, come si può colmare?

Digital divide, cos’è

Digital divide, o digital gap significa, – come si sa – “divario digitale” e descrive una situazione di divisione tra chi ha l’accesso a Internet e chi non ce l’ha. L’espressione è nata negli Usa ai tempi dell’amministrazione Clinton, tra il 1993 e il 2001, per indicare la disparità nelle possibilità di accesso ai servizi telematici tra la popolazione americana. L’espressione si è progressivamente diffusa a livello globale.

Il digital divide si manifesta a livello locale, nazionale e globale a causa di fattori diversi che possono essere di tipo tecnologico, educativo ed economico. A livello globale sono soprattutto divari economici a determinare disparità nelle possibilità di accesso alle tecnologie: fatta eccezione per alcune nazioni asiatiche, produttrici di tecnologie a basso costo per i mercati occidentali, i paesi più poveri da un lato non dispongono dei fondi necessarie all’acquisto di infrastrutture informatiche e alla loro interconnessione, dall’altro mancano di strutture e programmi didattici in grado di formare le popolazioni all’uso o alla produzione di nuove tecnologie. A livello nazionale le disparità sono causate sia da diversità nelle condizioni socioeconomiche di regioni diverse di una stessa nazione, sia dall’esistenza di zone troppo remote, isolate o difficili da raggiungere per rappresentare un investimento sostenibile per le compagnie addette alle telecomunicazioni. A livello locale sono soprattutto le cause geografiche possono generare vere e proprie zone d’ombra nella copertura di area talvolta difficilmente raggiunte dai segnali radiotelevisivi e dalle reti cellulari. C’è poi un divario digitale democratico riguarda le condizioni di partecipazione alla vita politica e sociale in base all’uso delle nuove tecnologie.

Digital divide, la situazione in Italia e nel mondo

A delineare la situazione italiana il Desi, l’indice della Commissione europea che fotografa il livello di digitalizzazione dei Paesi membri.

Nella classifica 2022 riguardante la connettività, seppure l’Italia è balzata dal 23° al 7° posto in un anno, gli indicatori sono inferiori alla media dell’Ue, soprattutto per quanto riguarda l’adozione complessiva della banda larga fissa (66% in Italia, contro il 78% nell’Ue). Rimangono alcune carenze anche per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità, che è ancora molto indietro rispetto alla media Ue – 44% contro il 70% – nonché rispetto all’obiettivo del decennio digitale di una copertura universale entro il 2030.

I passi avanti più significativi sul 5G la cui copertura è passata dall’8% delle aree popolate al 99,7%, cifra che include la percentuale di copertura 5G fornita dalla tecnologia di condivisione dello spettro. L’aumento può essere attribuito anche agli obblighi di copertura e di utilizzo dello spettro legati ai diritti d’uso delle “bande pionieristiche” 5G assegnati nel 2018.

La situazione a livello globale è invece descritta dall’ultimo rapporto Itu (International telecommunication union delle Nazioni Unite), secondo cui sta rallentando la crescita delle connessioni internet mondiali e un terzo della popolazione resta offline. I nuovi dati stimano a 5,3 miliardi le persone sul pianeta che hanno accesso a internet e questo vuol dire che 2,7 miliardi di persone sono in totale digital divide.

Non è un risultato di per sé negativo, perché è comunque un miglioramento rispetto ai 3 miliardi di persone offline nel 2021. Ma la crescita rallenta e l’obiettivo Onu della connettività universale nel 2030 si allontana, a meno che i Paesi non diano un forte colpo di acceleratore agli investimenti in infrastrutture e alla formazione delle competenze digitali.

A livello globale, il numero di utenti di internet è cresciuto del 7% e la penetrazione di internet – la quota di individui che utilizzano effettivamente la rete – è cresciuta del 6% tra il 2021 e il 2022.

Tuttavia, la crescita è distribuita in modo non uniforme tra le regioni. Le aree con bassa penetrazione di internet hanno raggiunto la crescita più rapida nell’ultimo anno, seguendo un tipico modello di diffusione per le tecnologie nuove ed emergenti.

L’Africa, la meno connessa delle sei regioni mondiali dell’Itu, ha raggiunto una crescita del 13% su base annua della penetrazione di Internet. Oggi, il 40% della popolazione in Africa è online.

Gli Stati arabi hanno mostrato una forte crescita, con Internet che ora raggiunge il 70% della popolazione.

In Asia e nel Pacifico, la penetrazione di Internet è cresciuta dal 61% nel 2021 al 64% nel 2022, rispetto alla popolazione della regione.

Le Americhe, la Comunità degli Stati Indipendenti e l’Europa hanno raggiunto ciascuna una crescita del 3%, con oltre l’80 per cento della popolazione online in ogni regione. L’Europa rimane la regione più connessa a livello globale, con l’89% della sua popolazione online.

Come combattere il digital divide?

Le soluzioni proposte per colmare il digital divide vertono in parte sulla ricerca di interventi tecnologici idonei: nelle zone più povere la scommessa è sulla diffusione di tecnologie a bassissimo costo e di connettività condivisa, al fine di innescare un circolo virtuoso educazione-crescita in grado di migliorare le prospettive di vita delle nuove generazioni. In un Paese come l’Italia la sfida si vince investendo in tecnologie come l’Ftth e l’Fwa.

L’Ftth (Fiber To The Home) che permette di coprire con la fibra ottica tutta la tratta che, dalla centrale, arriva direttamente all’abitazione o presso l’ufficio del cittadino. Questo significa garantire un servizio di qualità, con una trasmissione dati molto veloce, efficiente ed affidabile.

L’Fwa gioca invece un ruolo fondamentale nel fornire servizi a banda ultra-larga alle aree più remote del Paese e, grazie alle evoluzioni tecnologiche in ottica 5G, avrà un ruolo chiave anche per il completamento della copertura del territorio nazionale con reti ad altissima capacità, laddove non è tecnicamente o economicamente fattibile realizzare un’infrastruttura in fibra fino alle case. Anche a livello europeo, l’Fwa è riconosciuta come una delle prime e fondamentali applicazioni dello standard 5G, nella prospettiva di digitalizzazione delle aree rurali e montane del Paese.

Ma certamente le reti da sole non bastano. Contestualmente ai piani di infrastrutturazione è necessario avviare campagne di informazione per rendere in cittadini consapevoli del ruolo di Internet come strumento per esercitare i propri diritti di cittadinanza. Come fa Eolo, società benefit, che da oltre 15 anni si impegna a ridurre il digital divide, anche nelle zone più impervie del Paese

La strategia di Eolo

Eolo ha attualmente coperto in Fwa 6800 Comuni che prima erano isolati. E di recente ha raddoppiato la velocità nelle cittadine con meno di 5mila abitanti – in Italia sono 5.496 – portando anche lì la connettività fino a 200 Mbps.

La società ha da sempre manifestato un interesse particolare per le realtà più piccole. Come dimostra il progetto “Eolo Missione Comune”, nato con l’obiettivo di sostenere l’evoluzione digitale di questi luoghi e contribuire a contrastarne lo spopolamento e renderli più attrattivi.

L’iniziativa ha permesso di donare 3 milioni di euro in premi tech – connessioni internet, notebook, tablet, videocamere di sorveglianza, smartphone, PC – a oltre 300 Comuni sotto i 5.000 abitanti.

Tutto questo è stato possibile grazie alla partecipazione attiva dei cittadini, che, spinti dalla volontà di aiutare il proprio territorio ad evolversi tecnologicamente, hanno permesso di raccogliere sulla

piattaforma dedicata 2 milioni di voti e di vedere completate più di 23.000 missioni per poter ottenere il massimo dei premi.

La filosofia alla base della strategia dell’operatore, dunque, non è solo quella di portare Internet veloce laddove prima non c’era, ma soprattutto quello di abilitare e accelerare il processo di inclusione digitale. Si tratta di “democratizzare Internet”, considerato non solo una leva di produttività e competitività ma uno strumento in grado di assicurare l’esercizio dei diritti di cittadinanza e anche di miglioramento delle skill per agganciare un mondo del lavoro dove le competenze digitali sono cruciali.

E c’è un altro progetto che ben racconta la vision di Eolo che appunto considera il digital divide non solo un problema di accesso alla connessione ma un tema in inclusione sociale. Ed è quello avviato nel carcere di Bollate, insieme a Bee.4 Altre Menti, la prima impresa sociale del carcere che promuove il lavoro come strumento di reintegrazione.

In particolare gli esperti di Eolo del team di Customer Operation hanno condotto un’attività di formazione in presenza, seguita successivamente da un’assistenza continuativa via call, dedicata in particolar modo ai servizi legati alla customer experience e alla gestione del programma di welcome call, che consiste nell’accogliere i nuovi clienti e informarli sull’operato degli installatori.

Eolo racconta i suoi progetti e la sua vision per costruire un Paese più competitivo, più equo e più giusto in una serie di podcast.

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