IL PARERE

Banda ultralarga, l’Antitrust: “Rimuovere barriere e inefficienze per spingere la fibra”

L’Authority trasmette al governo le segnalazioni sul ddl Concorrenza. Modifica del piano voucher, incentivi economici e leva fiscale per le aree grigie, massima concorrenza nelle aree nere. E dove l’infrastrutturazione è bloccata si prospetta l’adozione di poteri sostitutivi secondo il principio di sussidiarietà

Pubblicato il 23 Mar 2021

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“Rimuovere le barriere amministrative e le inefficienze burocratiche che, soprattutto a livello locale, ostacolano la posa delle nuove reti in fibra, anche attraverso l’adozione di poteri sostitutivi secondo il principio di sussidiarietà”. E’ la necessità che emerge dalle segnalazioni trasmesse dall’Antitrust in merito alle reti e agli investimenti per la digitalizzazione, nell’ambito della legge sulla concorrenza, insieme all’esigenza “di una politica pubblica orientata alla realizzazione di una concorrenza infrastrutturale più estesa possibile”. L’autority sottolinea nel documento come le reti digitali siano l’infrastruttura portante dell’economia contemporanea e il loro sviluppo sia priorità nel piano europeo Next Generation EU.

“L’ammodernamento delle reti di comunicazione elettronica è un elemento fondamentale per lo sviluppo economico del Paese – scrive l’Antitrust nel documento inviato al Governo – e una leva strategica significativa per promuoverne la crescita”. L’azione volta ad accelerare l’infrastrutturazione del Paese con tecnologie ‘a prova di futuro’ può basarsi su alcune principali leve, che l’authority individua nella “garanzia della concorrenza infrastrutturale”, nella “riduzione degli oneri amministrativi e autorizzazioni”, nell’ ‘allineamento agli standard europei’ e nello “stimolo della domanda e della mobilità dei consumatori”.

Incentivare lo sviluppo e la concorrenza infrastrutturale

Le azioni proposte dall’Agcm partono dal recepimento della direttiva 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 dicembre 2018 che istituisce il codice europeo delle comunicazioni elettroniche. La seconda proposta è si “prevedere strumenti di supporto pubblico all’infrastrutturazione delle reti di telecomunicazione nelle aree a parziale fallimento di mercato (aree grigie) che mettano a gara i progetti di realizzazione delle reti con l’obiettivo di minimizzare le risorse pubbliche impiegate e selezionare le migliori condizioni tecnico/economiche per gli operatori, privilegiando soluzioni che garantiscano a più co-investitori diritti strutturali di lungo periodo (…) e/o l’erogazione di servizi wholesale only, che permettano a diversi operatori di detenere reti complete in fibra spenta per tratti primari e secondari, consentendo loro di operare indipendentemente”.

“Nelle aree grigie – spiega l’Antitrust – andrebbe valutata la possibilità di utilizzare la leva fiscale o l’erogazione di incentivi economici con procedure competitive trasparenti e non discriminatorie”.

La terza proposta dell’Antitrust è quella di “definire una politica pubblica volta a preservare gli incentivi alla realizzazione di reti di telecomunicazione in concorrenza nelle aree non a fallimento di mercato (aree nere), anche abrogando il comma 4-bis dell’art. 50-ter del Codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al d.lgs. 1°agosto 2003, n.259, (…) che introduce un meccanismo di regolazione delle tariffe all’ingrosso sganciato dai costi e che – oltre a non apparire conforme a quanto previsto dal Codice europeo delle comunicazioni elettroniche in via di recepimento, rischia di comportare un incremento significativo dei profitti (e dei prezzi) dei servizi all’ingrosso, incentivando il consolidamento tra reti pur in assenza di efficienze economiche. Infatti – prosegue l’authority – si andrebbe a riconoscere un trattamento di favore – con conseguente aumento dei prezzi al dettaglio – a un consolidamento tra reti che operano efficacemente in concorrenza, mostrando di essere in grado di sostenere sia gli investimenti, sia una dinamica di miglioramento delle condizioni tecnico-economiche”.

Rimuovere gli ostacoli amministrativi che rallentano la realizzazione delle nuove reti

Per ottenere questo risultato l’Antitrust prevede quattro proposte: la prima è di modificare gli articoli 93 e 94 del codice delle comunicazioni elettroniche, nonché l’articolo e del d.lgs.15 febbraio 2016 n.33, al fine di rendere più efficiente la posa di reti di telecomunicazione in aree pubbliche  e demaniali gestite in concessione”. La seconda proposta è di “introdurre appositi poteri sostitutivi per i procedimenti relativi all’installazione di reti di telecomunicazione che non sono soggetti a un meccanismo di silenzio assenso”. E la terza proposta è di introdurre strumenti di deflazione del processo amministrativo relativo ai contenziosi relativi ai procedimenti di cui agli articoli 87, 87-bis, 87-ter e 88 del codice delle comunicazioni elettroniche, come ad esempio l’applicazione dell’art. 120, comma 6 del codice del processo amministrativo”. La quarta proposta è di “prevedere meccanismi di conciliazione per la risoluzione delle controversie relative all’accesso presso i condomini per la posa delle reti in fibra ottica e sanzioni amministrative nei casi in cui siano opposti ostacoli ingiustificati”.

Allineamento agli standard europei

In questo caso l’authority propone di “Allineare le previsioni del Codice delle comunicazioni elettroniche ai principi europei in tema di diritti d’uso delle risorse scarse (rinnovi e definizione dei canoni) al fine di favorire la prevedibilità regolamentare”. Al secondo punto c’è la proposta di “verificare la validità dei limiti emissivi previsti dal Dpcm dell’8 luglio 2003”, e al terzo di “adottare una disciplina che consenta e assicuri l’effettività dell’azione delle Arpa regionali per la risoluzione delle situazioni di inquinamento elettromagnetico dovuto al contributo di impianti esistenti e di impianti di nuova costruzione”.

Lo stimolo alla domanda 

Per stimolare la domanda di connessioni a banda ultralarga nel Paese l’Antitrust propone nel documento presentato al Governo di “modificare l’art. 1 comma 3-ter del d.l. 31 gennaio 2007, n.7, prevedendo che il periodo di ventiquattro mesi sia ridotto a dodici mesi e i costi per il consumatore, nel caso di recesso anticipato, siano equi e proporzionati al valore del contratto, escludendo comunque la possibilità di recuperare gli sconti promozionali già fruiti dal consumatore stesso”.

La seconda proposta è di “aggiornare, secondo quanto previsto dall’art. 106 del Cece, i principi che governano i processi standard per la portabilità delle numerazioni sulle reti di telecomunicazione fissa, assicurando la mobilità fra fornitori, tecnologie e reti differenti, nonché la gestione terza rispetto agli operatori”.

La terza proposta è di “modificare il piano voucher per la connettività in banda ultralarga di famiglie con Isee fino a 50mila euro e imprese, messo in consultazione in data 31 luglio 2020, prevedendo un sistema di semplice applicazione, trasparente nelle tempistiche e nelle regole di adesione, limitando il beneficio all’utilizzo di reti in grado di raggiungere una velocità di almeno 100 Mbps e privilegiando il sostegno alla domanda per le connessioni con tecnologia Gigabit”.

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