EY traccia la strada verso l’evento Capri 2017 battezzando gli executive circle, momenti ri flessione sui temi chiave del digitale. Il primo, con un focus sull’ultrabroadband, si è tenuto il 3 maggio. Aziende quali Tim, OpEnfiber, Infratel, Sirti, Cellnex, Ceit, Valtellina, Site, Linkem, Retelit, A2A, Acantho, Enel, Fastweb si sono confrontate anche con soggetti pubblici sul grado di infrastrutturazione del Paese.
“Il digitale è un’opportunità straordinaria in quanto fa sparire l’intermediazione fra fabbrica e cliente. Grazie a ciò, le nuove tecnologie consentono alle aziende di raggiungere direttamente i propri clienti – sottolinea Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea– Questo ridisegna velocemente la catena del valore creando molte opportunità in un Paese come l’Italia dove c’è un diffuso tessuto industriale. Per questo abbiamo voluto accentrare proprio sul digitale il focus di EY Capri 2017 del prossimo ottobre. Vogliamo condividere le esperienze che già ci sono coinvolgendo l’insieme dell’ecosistema”.
Tutti i partecipanti hanno concordato che i 2,6 miliardi di fondi pubblici per la Banda Ultra Larga, a cui si sommano investimenti ancora più rilevanti da parte di alcuni operatori privati, rappresentano un effort di investimenti che non ha precedenti nel recente passato del nostro Paese.
L’execution dei piani pubblici e privati è partita e la copertura Ultra Broadband di rete fissa della popolazione, ad Aprile 2017, ha raggiunto oltre il 63% della popolazione con un incremento di oltre 20 punti rispetto a fine 2015.
Oltre che attorno al tema investimenti, la discussione si è focalizzata sulla ripresa della domanda di accessi Internet, sia business che consumer. Anche in questo caso il motore sottostante la crescita è la domanda di Banda Ultralarga incentivata dallo sviluppo di servizi e delle applicazioni a valore aggiunto e ad elevata intensità di banda business (Cloud) e consumer (video). A spingere anchel’elaborazione di politiche commerciali molto aggressive di tutti gli operatori nonché crescente penetrazione sul territorio delle reti ultra broadband.
Questi elementi di sviluppo configurano il momento attuale di mercato come una fase difficilmente ripetibile in futuro e quindi un’occasione da non perdere non solo per la realizzazione delle infrastrutture di rete, ma anche per la transizione al “100% digitale” del nostro Paese, sia in ambito economico-business che sociale-consumer.
Come è avvenuto in passato, però, anche per gli interventi infrastrutturali ultra Broadband, le aziende del panel hanno sottolineato un elemento di criticità rappresentato dalla difficoltà nell’ottenere i permessi dagli enti nazionali e locali, i tempi con cui questi permessi vengono concessi e una disparità di comportamento tra territorio e territorio.
In particolare, dal tavolo di lavoro sono stati individuati due elementi fondamentali attraverso i quali è possibile sfruttare questa opportunità. Il primo riguarda la capacità dell’industria Ict di reagire al nuovo contesto di mercato, dotandosi di tutte le risorse necessarie per la realizzazione di queste reti, dal punto di vista della disponibilità di risorse umane e della loro formazione e competenze. Il secondo elemento è la necessità di fare sistema, per sfruttare tutte le risorse disponibili e per coinvolgere tutti i soggetti che a vario titolo partecipano al nuovo “ecosistema UBB”, allargato rispetto a quanto avvenuto nel passato sia a operatori esterni al mondo Ict sia agli stakeholders locali (Comuni, Province, Regioni, Utilities ecc.) a cui spetta il compito di garantire la necessaria fluidità nella concessione delle autorizzazioni ai lavori civili e la messa a disposizione delle infrastrutture esistenti riutilizzabili per la Banda Ultralarga. Fino alle associazioni di categoria e al mondo camerale che rappresentano il collegamento con le aziende.
Il coinvolgimento dell’ecosistema richiede in particolare che si “inneschi il territorio”, affinchè i soggetti che lo compongono collaborino (ciascuno per la propria parte) alla riuscita del grande progetto di infrastrutturazione e di trasformazione digitale del nostro Paese. Perché ciò avvenga, è stato evidenziato come sia necessario e urgente (tra i possibili interventi da attuare) far crescere la conoscenza delle nuove infrastrutture, dei nuovi servizi e delle applicazioni innovative che saranno disponibili, sia presso gli stakeholders locali che presso la domanda, in modo da rimuovere quelle incertezze che ancora zavorrano sia il processo di execution della banda ultralarga sia, in prospettiva, la quantità e la qualità della domanda di servizi innovativi.
Il prossimo Execution Circle si terrà a giugno e tratterà il tema della “demand creation”, un’area di attenzione emersa anche durante il primo incontro.
EY ha pubblicato il libro bianco “10 anni di digital divide” che mette in luce uno scenario con molti aspetti positivi: in un anno o poco più il Paese ha realizzato un salto in avanti nella copertura del territorio e nell’adozione di servizi a banda ultralarga ben superiore rispetto a quanto avvenuto per la banda larga in un periodo molto più lungo. Il report è stato realizzato da Roberto Mastropasqua e Silvestro Demarinis e presentato oggi alla presenza dell’Ad Donato Iacovone e Fabrizio Pascale, partner Technology, Media & Telecommunication Leader di EY in Italia.
Pur con criticità e incertezze nella fese di execution. Secondo la società urge, dunque, allargare l’ecosistema ultra broadband, coinvolgendo nuovi stakeholder; definire nuove regole di ingaggio tra soggetti di natura diversa e modalità più snelle per gli interventi infrastrutturali; sviluppare un nuovo marketing dell’offerta ultra broadband, che ne valorizzi il valore per l’utenza; valorizzare il contesto locale, come motore dello sviluppo infrastrutturale soprattutto nelle aree produttive; stimolare la trasformazione digitale degli utenti, come presupposto dello sviluppo della domanda ultra broadband.
Stando ai dati EY dal 2002 al 2016 la circa di adozione degli accessi broadband si è sviluppata seguendo tassi di crescita tipici dei servizi innovativi di successo. Dopo il decollo iniziale – 2002/2008 – si è assistito a un secondo momento di appiattimento della circa di crescita (Cagr +2% dal 2012-2014). Lo sviluppo della banda ultralarga ha nuovamente fatto ripartire la crescita del biennio del 4% (2014-2016). Una crescita possibile sia grazie all’accelerazione della copertura ultra broadband del territorio nell’ultimo anno sia grazie agli investimenti privati sia grazie al piano Bul del governo.
Secondo le previsioni il digital divide ultrabroadband impiegherà meno di 4 anni rispetto ai 6 della banda larga per passare da una copertura del 20% a una dell’80%. Gli investimenti suddetti stanno dando impulso alle coperture ultrabroadband di rete fissa, mobile e wireless. Secondo EY nel primo trimestre 2017 questi investimenti abbiano garantito una copertura del territorio rispettivamente del 63%, del 99% e del 67%.
Il raggiungimento di una prima “massa critica” di clientela si riflette anche nelle politiche di offerta dei servizi ultra broadband degli operatori, che nell’ultimo anno hanno registrato un incremento sostanziale dei canoni mensili, sia nominali che in promozione, per quasi tutti gli operatori.
Confrontando l’andamento dei canoni nominali tra i diversi operatori, emerge, infatti, un trend di decrescita nei primi anni che segue il tipico andamento dei servizi innovativi, focalizzati inizialmente agli “early adopters” e propensi ad affrontare un premium price più alto rispetto al mass-market del 2014 e 2015.
Nell’ultimo anno, invece, si è assistito ad un incremento sostanziale dei prezzi delle offerte ultra broadband, imputabile anche all’arricchimento delle offerte con contenuti premium e all’aumento della velocità di connessione che, per alcuni operatori, arriva fino a 1GB.
Un altro elemento di discontinuità rispetto al passato e abilitatore dello sviluppo UBB rispetto al BB è l’allargamento dell’ecosistema che impatta sullo sviluppo digitale nel nostro Paese.
Concorrono a questo sviluppo, infatti, nuovi soggetti che hanno un impatto positivo sia sulla realizzazione delle infrastrutture (si pensi ad esempio alle Tower Co., che possono mettere a disposizione le infrastrutture di cui dispongono), sia sul coinvolgimento del territorio (si pensi agli stakeholders locali -Comuni, Province, Regioni, Utilities ecc.- a cui spetta il compito di garantire la necessaria fluidità nella concessione delle autorizzazioni ai lavori civili e la messa a disposizione delle infrastrutture esistenti riutilizzabili per la banda ultralarga), sia sull’aumento di domanda (in particolare le associazioni di categoria e il mondo camerale che rappresentano il collegamento con le aziende, e quindi con una parte molto importante degli utenti finali dei servizi che si renderanno disponibili grazie alle reti di nuova generazione).
Il coinvolgimento del territorio è un passaggio fondamentale per sviluppare il potenziale insito nel passaggio all’UBB e alla realizzazione dell’”Italia 100% Digitale”.
Pur in questo contesto più favorevole rispetto al passato alla diffusione della banda larga/ultralarga, l’analisi svolta da EY evidenzia due snodi fondamentali per raggiungere, velocizzare e rendere più efficace il processo di infrastrutturazione:
► Il primo riguarda la necessità di stimolare la domanda affinché colga il valore della banda ultralarga come abilitatrice di nuove applicazioni e piattaforme non solo ICT (es. video OTT per il consumer, Cloud Computing per il business) e quindi si converta, più velocemente di quanto è avvenuto con la banda larga, ai servizi di connettività di nuova generazione;
► Il secondo, collegato al primo, è di innescare al meglio il territorio, affinché si realizzino le sinergie e le economie necessarie per dare il massimo sostegno al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo dell’ultra broadband in Italia.