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Fair share, Etno e Ktoa smontano il “caso” Corea del Sud

Il Paese asiatico ha introdotto nel 2016 un sistema di “mutuo regolamento” Telco-Isp che ha migliorato, e non peggiorato come alcuni sostengono, l’ecosistema nazionale in termini di reti e servizi. Le evidenze messe nero su bianco in un’indagine effettuata congiuntamente dalle associazioni che rappresentano i principali operatori dei due Paesi. Ecco cosa è emerso

Pubblicato il 31 Ago 2023

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In Europa continua a tenere banco il dibattito sul fair share Telco-Big tech: le posizioni sono divergenti, fra i contendenti ca va sans dire ma anche a livello di Stati membri, e a quale decisione si arriverà in merito all’ipotesi di un “contributo” a carico delle big tech per accelerare la realizzazione delle reti a banda ultralarga nel Vecchio Continente è ancora presto per dirlo.

Il “caso” Corea del Sud è stato spesso citato dal partito dei contrari alla misura: il principio di giusta retribuzione nel Paese è stato attivato dal 2016 e secondo alcune analisi non avrebbe sortito risultati concreti in termini di avanzamento dell’infrastrutturazione né di miglioramento delle condizioni di mercato. A tal proposito l’Etno, l’associazione che rappresenta le principali telco europee, ha deciso di effettuare un’approfondita analisi insieme con la Ktoa, l’associazione delle telco coreane. E in una nota congiunta hanno messo nero su bianco le rilevanze emerse per sgombrare il campo dalle conclusioni a cui sono giunti alcuni opinion makers e cioè che la Corea del Sud sarebbe messa per certi versi peggio dell’Europa.

“L’Europa e la Corea rappresentano due casi diversi in cui l’evoluzione dell’ecosistema globale di Internet ha messo sotto pressione gli operatori di telecomunicazioni locali. Sebbene ogni mercato abbia le proprie caratteristiche, la necessità di soluzioni politiche per promuovere una crescita sana dell’ecosistema globale di Internet sta aumentando e deve essere affrontata con urgenza. Etno e Ktoa, rispettivamente voce degli operatori di telecomunicazioni europei e coreani, invitano i responsabili politici a fare di questo problema una priorità assoluta per il bene di tutti i cittadini, in Europa e in Corea”, si legge nel documento congiunto.

E ancora: “Etno e Ktoa condividono la visione di un ecosistema Internet sano e in crescita, in cui gli utenti possano godere di una connettività sempre migliore, nel pieno rispetto dei principi della neutralità della rete. Le nostre organizzazioni lavoreranno insieme per affrontare la sostenibilità dell’ecosistema Internet. Per garantire che tutti gli utenti beneficino dell’innovazione digitale riteniamo che i grandi generatori di traffico debbano dare un contributo equo alla sostenibilità e allo sviluppo delle reti di connettività che alimentano Internet”.

Le due associazioni hanno esaminato le analogie e le differenze tra il dibattito europeo e quello coreano sulla garanzia di un contributo adeguato da parte delle aziende tecnologiche agli investimenti nella rete e ai costi legati al traffico dati.

La situazione in Europa

Nel 2022, la Dichiarazione dell’Ue sui diritti e i principi digitali ha enunciato il seguente principio generale: “Ci impegniamo a sviluppare quadri adeguati affinché tutti gli attori del mercato che beneficiano della trasformazione digitale si assumano le proprie responsabilità sociali e contribuiscano in modo equo e proporzionato ai costi dei beni, dei servizi e delle infrastrutture pubbliche a beneficio di tutte le persone che vivono nell’Ue”.

Nel 2023, la Commissione europea ha pubblicato una consultazione sul futuro della connettività, valutando se tale principio debba essere attuato attraverso un “contributo equo” delle aziende tecnologiche agli investimenti nelle reti. Tale contributo potrebbe assumere la forma di un pagamento diretto o essere incanalato attraverso un fondo pubblico. Il dibattito politico è ancora in corso: una sintesi delle risposte alla consultazione e le relative iniziative politiche sono attese per l’autunno del 2023.

Il concetto di contributo equo è ancora in fase di sviluppo in un dibattito politico aperto in Europa ed è diverso da quello di “Sending-Party-Network-Pays”. Un contributo equo, se stabilito, sarebbe limitato a un insieme di attori che rientrano in un ambito prestabilito. Tale ambito sarebbe limitato ai “grandi generatori di traffico”, sulla base di una soglia specifica che, se fissata al 5% del traffico annuale nelle ore di punta, sarebbe limitata a 6-8 grandi aziende tecnologiche.

Come confermato pubblicamente dalla Commissione europea, qualsiasi regolamentazione del contributo equo dovrà rispettare pienamente il regolamento Ue sull’Open Internet, che stabilisce chiare regole di neutralità della rete e viene applicato dal 2015 in tutti i 27 Stati membri dell’UE. Tali regole stabiliscono chiaramente che il blocco, il throttling e la prioritizzazione del traffico sono e rimarranno vietati nell’Ue.

La situazione in Corea del Sud

Nel 2023, la Corea presenta un ecosistema internet esemplare a livello globale – ci tengono a sottolineare le due associazioni – che si distingue per l’ampia gamma di contenuti innovativi e diversificati, nonché per la presenza sostanziale di aziende attive nella catena del valore. Questo risultato è attribuibile all’infrastruttura di classe mondiale della nazione e alla fornitura di servizi Internet di alta qualità. Un fattore chiave di questo successo è l’equa condivisione delle risorse finanziarie per gli investimenti infrastrutturali da parte degli utenti finali e dei fornitori di contenuti (content provider)

Dal 2016, la Corea applica un sistema di mutuo regolamento agli Isp che scambiano traffico a parità di condizioni. Non riguarda direttamente gli utenti, compresi i pc. I pc sono considerati utenti finali e pagano il consueto canone di utilizzo di Internet ai loro fornitori di telecomunicazioni. Il sistema di mutuo regolamento non modifica questo aspetto, né aggiunge alcun costo aggiuntivo per i pc.

Tuttavia, l’integrità del sano ecosistema internet coreano è stata recentemente minacciata dall’azione ingiusta di alcune grandi aziende tecnologiche – evidenziano le due associazioni. “Queste aziende hanno approfittato della loro posizione dominante sul mercato per sfruttare le reti internet fornite dagli Isp coreani, trascurando i loro giusti obblighi di pagamento delle tariffe di rete. Riconoscendo l’importanza di affrontare questo problema, l’Assemblea nazionale coreana ha discusso delle proposte di legge volte a prevenire il free-riding da parte di queste grandi aziende tecnologiche”. Attualmente sono in discussione 7 proposte di legge.

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