BANDA ULTRALARGA

Fibra e 5G, scatta l’allarme in Europa: mancano almeno 200 miliardi

La crisi si abbatte sulle telco: gli operatori non sarebbero in grado di rispettare i piani di investimento al 2030. È quanto emerge dalle prime evidenze della consultazione pubblica, lanciata dalla Commissione Ue nell’ambito del Connectivity Package, i cui risultati saranno presentati entro fine luglio. Riflettori sulla proposta di obbligare le grandi piattaforme digitali a contribuire alla realizzazione delle reti

Pubblicato il 27 Giu 2023

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Gli obiettivi europei del Decennio digitale sono a rischio: per gli investimenti in fibra e 5G mancano all’appello nelle casse delle telco oltre 200 miliardi di euro necessari a finanziare i nuovi progetti per la rete ultra-veloce entro il 2030. È quanto emerge da un report della Commissione europea che sarà pubblicato a luglio ma di cui la commissaria Kamila Kloc ha fornito alcune anticipazioni in una conferenza dedicata alla Giornata della politica digitale, a Bruxelles.

Decennio digitale Ue, obiettivi a rischio

Kloc ha evidenziato un “divario” tra gli investimenti necessari e i capitali di cui le telco effettivamente dispongono per i progetti dell’Ue di connettività Gigabyte grazie alle reti in banda ultra-larga. All’appello mancano almeno 174 miliardi di euro per realizzare l’infrastruttura in fibra e il 5G entro il 2030, ma la cifra potrebbe essere superiore.

“Abbiamo questa cifra di 174 miliardi di euro, ma è una cifra relativamente prudente”, ha affermato Kloc, a capo della divisione “Decennio digitale e connettività” nel dipartimento digitale della commissione. “Se guardiamo a livello globale e oltre il 2030, pensiamo che questo gap di investimenti sia molto più alto”, ha affermato. Ovvero le telco europee potrebbero aver bisogno di più di 200 miliardi di euro – addirittura quasi 230 miliardi.

Il dibattito sul fair share

Il tema degli investimenti nelle nuove reti è diventato centrale nel dibattito europeo e ha portato all’ipotesi di un contributo, il cosiddetto fair share, da parte delle grandi piattaforme digitali, come YouTube e Netflix di Google, ai costi degli operatori di telecomunicazioni per implementare l’infrastruttura di rete 5G e in fibra.

Deutsche Telekom, Orange, Telefónica e Vodafone hanno sostenuto che i grandi fornitori di contenuti dovrebbero contribuire con una “quota equa” agli aggiornamenti dell’infrastruttura, perché sono responsabili della maggior parte del traffico di rete in Europa.

Una consultazione della Commissione sull’opportunità di introdurre regole per imporre alle grandi piattaforme di contribuire ai costi degli operatori di telecomunicazioni si è conclusa il 19 maggio. Kloc ha dichiarato che la valutazione dei risultati sarà pubblicata dalla Commissione prima della pausa estiva alla fine di luglio.

Etno e Gsma, i principali rappresentanti dell’industria europea delle telecomunicazioni, sostengono che le grandi società dei contenuti online dovrebbero essere costrette a negoziare con gli operatori di telecomunicazioni delle tariffe per l’uso delle loro reti.

Gigabyte infrastructure act, meno burocrazia per le telco

All’interno delle politiche per il Decennio digitale, la Commissione europea ha anche proposto il Gigabyte infrastructure act, un aggiornamento della direttiva sulla riduzione dei costi della banda larga che dovrebbe aiutare a snellire gli iter autorizzativi per gli scavi e la posa della fibra, rispondendo così alle esigenze di semplificazione normativa delle telco.

La commissione, che ha proposto la revisione a febbraio come parte dei suoi obiettivi per il Decennio digitale, ha affermato che l’obiettivo della nuova legge è “superare la sfida dell’implementazione lenta e costosa dell’infrastruttura fisica sottostante che sostiene le reti gigabit avanzate”.

Alin Mituţa, eurodeputato romeno di centrodestra che sta guidando il disegno di legge attraverso l’iter al Parlamento europeo, ha dichiarato che presenterà la sua bozza di relazione alla Commissione per l’industria. “C’è un enorme bisogno di investimenti nel settore delle telecomunicazioni, ma anche la necessità di semplificare le procedure e di accorciare i tempi per le autorizzazioni“, ha detto.

Il Parlamento ha proposto una scadenza di tre mesi per la concessione dei permessi alle società di telecomunicazioni, mentre i governi dell’Ue stanno spingendo per quattro mesi, ha affermato Mituţa. L’eurodeputato ritiene che la semplificazione per gli scavi sia la base su cui costruire ulteriori normative, inclusa quella – eventuale – sul fair share.

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