Sarà Google a costruire i cavi sottomarini che forniranno l’accesso a Internet ad almeno otto remoti Paesi dell’Oceano Pacifico: la società di Alphabet è infatti in pole position nell’ambito dell’accordo congiunto Usa-Australia che sarà annunciato durante la visita ufficiale alla Casa Bianca da parte del primo ministro australiano Anthony Albanese.
Il progetto, che prevede contributi di entrambi i governi, estenderà l’impegno commerciale di Google già esistente nella regione. La società, infatti, sta attualmente lavorando su un cavo in fibra ottica che colleghi Taiwan, l’isola autogovernata rivendicata dalla Cina, con le Filippine e gli Stati Uniti. La nuova iniziativa coinvolgerà invece le nazioni di Micronesia, Kiribati, Isole Marshall, Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Timor Est, Tuvalu e Vanuatu. Nell’ambito dell’accordo, Canberra contribuirà con 50 milioni di dollari e Washington aggiungerà altri 15 milioni, lavorando con i Paesi sulla resilienza della sicurezza informatica e aiutandoli a eseguire il backup delle informazioni chiave sulle reti cloud globali.
Uno scenario sempre più agguerrito
Si fa dunque sempre più agguerrita la competizione per la realizzazione dei maxi progetto globali di infrastrutturazione sottomarina, per portare la connettività anche nelle aree più remote del mondo. Le piccole e talvolta isolate nazioni del Pacifico sono infatti diventate un’area di grande attenzione negli ultimi anni, con la Cina e gli Stati Uniti che le corteggiano con lo sviluppo delle infrastrutture e le partnership militari. Il presidente Joe Biden, in particolare, ha anche spinto per il dominio degli Stati Uniti nei servizi di telecomunicazioni, considerando il settore come una questione chiave per la sicurezza nazionale dato il controllo che offre sui flussi di informazioni in tutto il mondo.
In questo scenario, la società Usa di private equity Kkr sta per concludere un accordo per investire circa 400 milioni di dollari in Oms Group, azienda con sede in Malesia il cui focus si concentra sull’installazione di cavi sottomarini per aziende di tecnologia e telecomunicazioni in particolare in Malesia, Singapore e Indonesia. Si prevede che l’investimento valuterà Oms circa 1 miliardo di dollari.
Cresce l’interesse per lo sviluppo delle infrastrutture digitali in Asia
Questa potenziale transazione testimonia il crescente interesse per il settore delle infrastrutture digitali in Asia. Anche se le discussioni sono ancora in corso e non è stato raggiunto un accordo definitivo, pare che l’infusione di capitale fresco da parte di Kkr potrebbe accelerare in modo significativo i piani di espansione di Oms.
Poiché la digitalizzazione continua a prendere piede nella regione, gli investitori globali sono sempre più attratti da attività quali centri dati, torri telefoniche, fibre ottiche e cavi sottomarini. All’inizio di quest’anno, infatti, Pltd, società di telecomunicazioni con sede nelle Filippine, ha venduto un portafoglio di torri di telecomunicazioni a una società sostenuta da Kkr per oltre 213 milioni di dollari.
Oms, con un’esperienza di oltre tre decenni, ha realizzato con successo numerosi progetti di installazione e manutenzione di cavi sottomarini. Tra questi, progetti importanti come la rete nazionale di cavi sottomarini in fibra della Papua Nuova Guinea e il Japan Cable System 2 del Giappone sud-orientale. La flotta dell’azienda comprende la Cable Vigilance, un’imbarcazione specializzata che aiuta nelle operazioni di posa e riparazione dei cavi.
Con il potenziale investimento di Kkr, Oms potrebbe consolidare ulteriormente la sua posizione di attore chiave nel panorama delle infrastrutture digitali. Entrambe le società si sforzano di soddisfare la crescente domanda di connettività digitale robusta e affidabile nel mercato asiatico.