Pesa sui conti di Prysmian il “caso” Western Link. L’interruzione del collegamento sottomarino e le conseguenti richieste di risarcimento danni hanno costretto la società a riesaminare il bilancio consolidato e il progetto di bilancio d’esercizio relativi all’anno 2018. Ma la conferma del dividendo e le stime sul 2019 hanno fatto rimbalzare il valore del titolo del 3,37% a 15,93 euro.
“In data 6 aprile 2019 è stato rilevato un problema che ha determinato l’interruzione del collegamento sottomarino Western Link – si legge sulla nota dell’azienda a seguito del cda -. Le verifiche effettuate hanno localizzato la problematica verificatasi durante l’esecuzione del commissioning test nella tratta offshore del cavo. A fronte di tale ulteriore problematica il Consiglio, sulla base delle valutazioni dei tecnici, ha ritenuto di effettuare un accantonamento per 70 milioni di euro. Tale accantonamento è a fronte delle penali previste contrattualmente, dei costi di riparazione e dei costi accessori relativi alla problematica occorsa il 6 aprile e a ulteriori riparazioni che si dovessero eventualmente rendere necessarie nel prevedibile futuro”.
E un ulteriore accantonamento, per 25 milioni, è stato deliberato a seguito delle richieste di risarcimento danni di alcuni clienti “conseguenti alla decisione dell’aprile del 2014 della Commissione Europea relativa a presunte condotte anticoncorrenziali nel mercato dei cavi ad alta tensione terrestri e sottomarini”. puntualizza la nota.
Rispetto ai dati comunicati lo scorso 5 marzo i ricavi di Gruppo sono stati ridotti di 53 milioni “tutti ascrivibili al segmento operativo Projects, per effetto degli accantonamenti sulla commessa WesternLink”, puntualizza la nota. Sulla base di tale modifica la crescita organica si attesta a 2,8% (rispetto ai 3,3% comunicato il 5 marzo). L’Ebitda Rettificato si è ridotto di 70 milioni, anche in questo caso tutti ascrivibili al segmento operativo Projects e per effetto degli accantonamenti sulla commessa WesternLink. L’Ebitda si è ridotto per 95 milioni ascrivibili per 70 milioni agli accantonamenti sulla commessa WesternLink, e per 25 milioni agli accantonamenti in materia antitrust. L’utile netto, si è ridotto dunque per 72 milioni, attestandosi a 58 milioni per via di quanto sopra descritto e tenuto conto dei relativi effetti fiscali. Il capitale investito netto e il patrimonio netto si sono ridotti per 72 milioni. Restano invariati l’indebitamento finanziario netto e il free cash flow.
Il Cda ha conferito mandato al Presidente del Consiglio di Amministrazione e all’Amministratore Delegato, affinché l’Assemblea degli Azionisti venga convocata per il 5 giugno, in unica convocazione. Sulla base dei risultati dell’esercizio 2018 – si legge sulla nota – il Consiglio di Amministrazione proporrà alla prossima Assemblea degli Azionisti la distribuzione di un dividendo unitario di 0,43 euro per azione, per un ammontare complessivo di circa 113 milioni. Il dividendo, ove deliberato, sarà posto in pagamento a partire dal 26 giugno 2019, record date 25 giugno 2019 e data stacco il 24 giugno 2019.
Il Cda ha inoltre deliberato di sottoporre all’Assemblea la conferma del Consigliere Francesco Gori, cooptato in data 18 settembre 2018 a seguito delle dimissioni rassegnate dal Consigliere Massimo Tononi. Richiesta inoltre l’autorizzazione ad avviare un programma di acquisto e disposizione di azioni proprie, previa revoca della precedente delibera adottata dall’Assemblea degli azionisti del 12 aprile 2018.